Avanzi Comuni: ora serve solo il coraggio degli amministratori

13 agosto 2018

Costituisce un vero e proprio bluff di certo centralismo romano l’emendamento approvato al Senato al Decreto Milleproroghe per l’utilizzo degli avanzi dei Comuni destinati agli investimenti pubblici. Un bluff in cui sono caduti una maggioranza incompetente e una opposizione assai distratta, che lo hanno votato all'unanimità. In realtà la misura è un espediente per tentare di aggirare e frenare ancora una volta l’attuazione di ben due sentenze della Corte costituzionale (la n. 247/2018 e la n. 101/2018), che hanno già sbloccato l’integrale impiego degli avanzi disponibili.

Il Fondo stanziato con l'emendamento 'concede' infatti ai Comuni di utilizzare i propri risparmi nei limiti di appena 1 miliardo, per di più dilazionandolo in 4 anni. Ben poca cosa visto che gli avanzi disponibili dei Comuni italiani virtuosi ammontano a 4 miliardi di euro. Solo in Veneto i risparmi accertati dei Municipi sono quasi 1 miliardo, che impegnati da subito in opere pubbliche possono generare un aumento del Pil regionale dello 0,7%, creando oltre 13mila posti di lavoro.

In questo modo la maggioranza Lega e M5S tentare di realizzare un vero e proprio raggiro a danno dei Comuni, violando spudoratamente l’autonomia finanziaria stabilita a loro favore dalle recenti sentenze della Corte costituzionale. Cui si aggiunge, per i Municipi veneti, l'ulteriore iniquità nei confronti dei Comuni delle Autonomie speciali confinanti, che hanno già deliberato in conformità alle predette sentenze della Consulta e dunque utilizzeranno tutti i loro avanzi.

Per di più la copertura della norma è a valere sul differimento delle risorse per la riqualificazione urbana e la sicurezza delle periferie, destinate ai Comuni capoluogo sul Fondo Sviluppo e Coesione. Dunque un'ulteriore presa in giro per i Comuni che ci contavano, i cui progetti rischiano di slittare di anni.

Ora però il re è nudo! La Corte Costituzionale ha definito chiaramente che gli avanzi vanno considerati nel pareggio di bilancio. Punto. E il centralismo romano si deve adeguare. Se per farlo ha il problema di cercare adeguate coperture per il rispetto dei vincoli europei, perché ha già 'sfruttato' i risparmi dei Comuni per altre finalità, utilizzi la copertura degli accantonamenti del Fondo Crediti Dubbia Esigibilità, più che legittima e capiente, che avevo già proposto per un mio emendamento parlamentare nella sessione di bilancio del 2015 (e riproposto nelle sessioni 2016 e 2017), quando avevo chiesto di includere nel pareggio di bilancio tra le entrate l'avanzo di amministrazione accertato nel rendiconto (ciò che oggi ha affermato erga omnes la Corte!). Per tre anni tuttavia sono rimasta inascoltata: su questo purtroppo c'è da registrare una perfetta continuità dell'attuale Governo con i precedenti.

Ma una cosa deve essere chiara: non occorre più alcun via libera del Governo, né del Parlamento per investire gli avanzi di amministrazione degli Enti locali, che, sia detto per inciso, come importo valgono assai di più delle risorse del Bando periferie e non riguardano solo i Comuni capoluogo. Ora serve solo il coraggio dei nostri Sindaci ed Amministratori e della Giunta regionale del Veneto di praticare in concreto l'autonomia finanziaria riconosciuta dalla Corte Costituzionale per far partire da subito le opere pubbliche utili a far crescere l'economia locale e l’occupazione.


pubblicata il 13 agosto 2018

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