Il Pd rinuncia al congresso ma dice no al commissario -La Tribuna di Treviso

24 maggio 2016


Pagina 12, Regione

di Filippo Tosatto PADOVA «Che tristezza», mormora Paolo Giaretta «non riusciamo a decidere nulla, ci facciamo commissariare da Roma ma proviamo vergogna ad ammetterlo». Padre nobile del Pd veneto, del quale è stato il primo segretario, il padovano esce sconsolato dalla direzione che ha «preso d’atto» della sospensione sine die del congresso veneto convocato il 3 luglio (e di tutti gli altri successivi al 31 maggio) decretata dal capo dell’organizzazione del Nazareno, il vice renziano Lorenzo Guerini, alla luce dell’impegno «totale e straordinario» richiesto a sostegno del referendum costituzionale voluto dal premier. E nel frattempo? Uscito di scena il segretario Roger De Menech («Ho rassegnato il mandato e non sono disponibile a incarichi provvisori») decaduta anche l’assemblea regionale, chi guiderà i democratici nei prossimi mesi? «L’arrivo di un commissario sarebbe uno smacco umiliante», concordano i dirigenti; di qui la scelta di costituire un organismo di coordinamento composto dai sette segretari di federazione in «stretto collegamento» con la direzione nazionale, capace di traghettare il partito ed esprimere un portavoce. Soluzione forse non entusiasmante, preferita però alla prospettiva di un “congresso balneare” fortemente indiziato di scadere alla guerra per bande. Così, gran parte degli interventi hanno condiviso lo slittamento; i segretari Massimo Bettin (Padova), Veronica Cecconato (Vicenza), Julik Zanellato (Rovigo) hanno sottolineato lo sforzo organizzativo richiesto dalla petizione referendaria: «Che ansia ricevere due volte al giorno una mail da Roma che chiede la quota aggiornata di firme raccolte... »; le veneziane Anna Maria Miraglia e Tiziana Agostini hanno definito «scelta folle» quella del 3 luglio: «Cogliamo la palla al balzo e torniamo a fare politica sul territorio perché attualmente nel Pd non tutti lavorano per il partito»; una lettura condivisa dal bersaniano Graziano Azzalin. Le voci dissenzienti? Quella del senatore Giorgio Santini, che aveva manifestato disponibilità a concorrere alla segreteria e ora potrebbe ripensarci: «Mi chiedo le nostre regole abbiano ancora un valore, il congresso è stato convocato dopo una discussione durata un anno e ora tutto viene cancellato con un colpo di spugna. C’era la possibilità di celebrarlo senza distogliere energie dalla battaglia del referendum, certamente prioritaria. Invece facciamo un passo indietro, l’ennesimo, e ci rassegniamo al vuoto decisionale»; sostanzialmene analoga la riflessione di Claudio Sinigaglia, ancora più drastico Giovanni Rolando, il coordinatore della rete dem: «È un ulteriore sintomo del nostro affanno, dell’incapacità di agire in sintonia con il territorio e i veneti. In un anno siamo scesi da 20 a 15 mila iscritti, alle prossime elezioni rischiamo di perdere Vicenza e Treviso, ora la rinuncia al congresso certifica il nostro fallimento»; la sinistra interna - fa sapere Enrico Scacco - candiderà a segretario Raffaela Salmaso, rodigina, responsabile delle donne. Ultima, but not least, Simonetta Rubinato. Anche lei correrà per la leadership, tuttavia non si straccia le vesti per la decisione romana ma solleva la questione autonomia: «Sul referendum annunciato da Zaia siamo timidi da morire e giochiamo sulla difensiva, quasi dovessimo difendere un centralismo sgangherato che non ci appartiene. Urge cambiare rotta, basta regali alla Lega».

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pubblicata il 24 maggio 2016

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