Veneto, tre soluzioni per il nuovo Pd - Il Gazzettino

16 febbraio 2016

Pagina 15, Nordest

«Non si può andare avanti così». Sale la pressione su Roger De Menech, segretario del Pd veneto, dimissionario dopo la disfatta alle Regionali, per sbloccare la situazione di paralisi creatasi nel partito regionale in attesa di un confronto congressuale che non arriva mai anche perchè l’ordine da Roma era ed è quello di fermarsi ad aspettare le nuove regole statutarie che il Pd nazionale, da mesi, è sempre sul punto di adottare. E che invece neanche domenica prossima, all’assemblea nazionale, verranno fuori. Sicchè le regole dei prossimi congressi resteranno quelle di oggi: il segretario regionale continuerà ad essere eletto con primarie aperte e non facendo votare i soli iscritti,come voleva il nuovo corso renziano. È questa la situazione che De Menech ha illustrato ieri a Padova alla riunione interlocutoria da lui convocata, inizialmente per sabato e scivolata poi a lunedì, dei parlamentari e consiglieri regionali veneti (rinvio che ha favorito le numerose assenze). Il segretario ha confermato le sue dimissioni, se ne andrà. Ha garantito che appena saranno ufficiali le decisioni del Pd nazionale, cioè da lunedì 22, fisserà la data della Direzione regionale che dovrebbe convocare a ruota l’assemblea veneta. Tre le ipotesi sul tavolo. La più probabile: il cambio in assemblea, l’elezione di una figura di garanzia che resti, intanto, fino al referendum d’autunno sulle riforme costituzionali e guidi il partito ad un congresso in dicembre-gennaio. Papabili? Il presidente Angelo Guzzo, i senatori Laura Puppato e Giorgio Santini. «L’importante è fare presto - dice quest’ultimo - Se arriva una soluzione in assemblea tanto meglio purchè serva a responsabilizzare il partito».

L’ipotesi numero due è il commissariamento, caldeggiato dalla componente dei Giovani Turchi con Alessandro Naccarato. Posizione che però appare isolata anche per il livello delle critiche mosse di recente dal deputato padovano al gruppo regionale: «La situazione è drammatica e peggiora proprio a causa di questa inerzia - sbotta Naccarato - Ci sono troppe questioni, almeno tre cruciali - sanità, opere pubbliche, Veneto Sviluppo - su cui non esprimiamo una proposta alternativa a Zaia. Per cui o si va a congresso o serve un intervento da Roma, un commissariamento, da vedere come un aiuto a ricostruire. Aspettare fino al referendum? Se le opposizioni Lega-5Stelle si saldano e noi andiamo avanti così, in Veneto la consultazione la perdiamo».

La strada numero tre è quella del "congresso subito", con le regole vigenti. Tra i sostenitori la deputata Simonetta Rubinato: «Basta tergiversare. Sento parlare di soluzioni transitorie, dico no, non si cerchino altre scappatoie». È d’accordo la senatrice Laura Puppato: «Ho mandato un documento a Roger segnalando il malessere crescente nei circoli e nelle realtà locali. Dobbiamo scegliere di andare a congresso quanto prima. C’è bisogno di meccanismi e rapporti interni chiari, vanno introdotti strumenti di accountability, cioè di verifica del lavoro svolto per chi ha ruoli e incarichi di segreteria. Oggi non ci siamo, non c’è una linea politica nè una squadra in grado di farla capire». Puppato si candida? «Dobbiamo confrontarci» è la risposta. Tuttavia, andare a congresso subito, prima dell’estate, con un turno importante di elezioni comunali in mezzo, non è semplicissimo. E soprattutto la segreteria Renzi non vede di buon occhio una conta prima del referendum. Per il deputato bersaniano Davide Zoggia «l’importante è uscire da questa indeterminatezza: c’è una responsabilità di chi ha gestito in modo negativo, imbarazzante, tutta la fase. È venuto il momento di primarie vere, di una nuova classe dirigente che si occupi realmente del Veneto».

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pubblicata il 16 febbraio 2016

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