Il Pd è contro Zaia «Accordo con Roma ma il referendum no» - Corriere del Veneto

19 marzo 2016

Pagina 3, Primopiano

VENEZIA Parafrasando Laura Puppato, chi non vorrebbe vivere meglio? «Chi direbbe no a più autonomia? Sono sicura che perfino in Sicilia direbbero sì». Ma dentro il Pd mai dare niente per scontato. E così anche la discussione sul referendum per l’autonomia lanciato dal presidente del Veneto Luca Zaia finisce per alimentare tensioni mai sopite. «Il Pd veneto non discute di questi temi da non so quanto tempo - dice il deputato Andrea Martella - non c’è nessuna decisione presa, c’è una situazione di stallo su tutto. Il gruppo dirigente del Pd veneto non può pensare che dirigere il Pd significhi solamente trasferire il tasso di renzismo da Roma al Veneto, ma fare una proposta specifica per il Veneto. Quello che fa Zaia è propaganda, penso non ci creda nemmeno lui. E’ un’ipotesi superata dalla storia, dai fatti, dalla crisi. E chi dice di interpretare i veneti andando dietro a Zaia finisce solo per essergli subalterno». Il riferimento, per nulla velato, è alla deputata trevigiana dem Simonetta Rubinato, che ieri sul Corriere del Veneto aveva promesso al governatore il suo appoggio su questa partita. E’ bastato fare un giro tra i compagni di partito per capire che la maggior parte del partito è per bocciare il referendum armi e bagagli. Nel nome dell’articolo 116 della Costituzione, quello «vecchio» e quello uscito dalla riforma Boschi, che già prevedono forme di autonomia su alcune materie per le regioni che ne facciano richiesta. Ed è questo quello che i democratici veneti più di tutto rimproverano a Zaia: non aver mai portato avanti una legge regionale sull’autonomia nel solco dell’articolo 116. «La Regione Veneto non l’ha mai fatto - accusa Alessandro Naccarato - ha invece preferito avventurarsi in posizioni demagogiche, vuole solo i voti di chi chiede l’autonomia. Gioca su speranze e delusioni, ma per alcune materie come l’istruzione professionale, il turismo, le politiche del lavoro, potrebbe già avere forme di autonomia simili a quelle del Trentino-Alto Adige». «Il referendum è l’ennesimo spot vuoto di cui abbiamo fatto il pieno - accusa la Puppato - Zaia si è dimenticato che poteva chiedere l’autonomia anche quando era ministro. Invece noi dobbiamo cominciare dalle possibilità che ci sono, come per esempio unificare alcune aree del Paese in una macroregione triveneta. E ricordo a tutti che con la riforma Boschi i parlamentari veneti hanno chiesto e ottenuto di poter avere anche il sociale dentro l’articolo 116: una montagna di roba!». Il ragionamento passa da uno all’altro ma il coro è unanime: «Da Zaia una mossa tardiva - dice Alessandra Moretti, capogruppo Pd in regione -. Ora è superfluo spendere un sacco di milioni quando otteniamo lo stesso risultato dicendo sì al referendum sulla riforma Boschi. Con il gruppo consiliare del Pd della Lombardia abbiamo avviato una trattativa per presentare un disegno di legge sull’autonomia così come stabilito dal 116». Ma è evidente che anche questo sull’autonomia finisca per essere soprattutto un confronto tra bersaniani e renziani, accusati, quest’ultimi, di immobilismo sul tema. «Il Pd veneto - dice il deputato veneziano Michele Mognato, tra i fedelissimi dell’ex segretario - è stato incapace di avere un pensiero sui temi dell’autonomia. Il centrosinistra in questa regione ha fatto battaglie per abolire ministeri. Walter Vanni, Massimo Cacciari, il movimento dei sindaci, rappresentano una cultura importante del federalismo che oggi non esiste più: il Pd veneto non esiste. E così da una parte prendiamo botte da Bressa sulla macroregione, dall’altra c’è la governatrice del Friuli, nonché vicesegretaria nazionale del Pd, che vuole prendersi tutto Belluno. Zaia strumentalmente ripropone il tema del referendum e il Pd veneto che dice? Se De Menech non risponde vuole dire che è d’accordo». E cosa risponde Roger De Menech, segretario sotto pressione del Pd? «Abbiamo una grande occasione col 116 della Costituzione - dice - soprattutto col nuovo articolo, che parla delle aree montane, tutte quelle che ha il Veneto, non solo Belluno, e del welfare. Se vogliamo agire con coerenza questo possiamo fare». Chissà se al partito basterà. Di sicuro non basta alla Rubinato, che non demorde: «Continuo a battermi perché il Pd veneto si metta nelle condizioni di dare un’alternativa ai veneti. Zaia utilizza strumenti del centrosinistra, io voglio metterlo alla prova, non dargli alibi».

Sara D’Ascenzo

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pubblicata il 19 marzo 2016

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