Pagina 13, Nordest
Palazzo Ferro Fini, stamattina, ore 9.30: Alessandra Moretti rimetterà al gruppo Pd in Regione Veneto il mandato da capogruppo, gesto annunciato sabato via Ansa dopo la bufera scatenata dalla sua assenza ai lavori sul bilancio per un viaggio in India per presenziare ad un matrimonio. Sul fatto che non ci saranno ripensamenti dell'ultima ora e che il passo indietro verrà accettato pare non ci siano dubbi. Specie dopo l'ondata di consensi praticamente unanime pro-dimissioni tra i dirigenti del partito e sui social. Tuttavia anche ieri, da parte di qualcuno, si è fatto un tentativo in extremis affinchè stamattina il gruppo respinga le dimissioni. Passaggio che appare tanto clamoroso quanto improbabile: Moretti resterà semplice consigliere e dovrà occuparsi anche delle divisioni emerse in seno alla sua lista. Difficile anche che in appena mezz'ora - alle 10 infatti iniziano i lavori del Consiglio per maratona sul bilancio - il gruppo decida il successore. Chiamatosi fuori l'attuale vice capogruppo Piero Ruzzante, il nome più accreditato è quello di Stefano Fracasso, 52 anni, già sindaco di Arzignano, al secondo mandato. Potrebbe farlo anche Bruno Pigozzo che però è già vicepresidente del Consiglio e le due cariche sono incompatibili. Insomma, dato che la scelta del capogruppo ha comunque effetti su altre caselle e ruoli dell'organigramma regionale, è probabile qualche giorno di riflessione. Ma come ha accolto il Pd veneto, commissariato e guidato dal garante Lorenzo Guerini, le dimissioni di Moretti? Per capire l'aria che tira è significativo il particolare che sabato sera, pochi minuti dopo la nota che annunciava le dimissioni, la pagina Facebook e il profilo Twitter del Pd - solitamente non fulmini di guerra abbiano immediatamente dato la notizia. Come dire: anche per il partito va bene così, quel gesto era ormai necessario. «Era ora», del resto, è il tipo di commento che sta andando per la maggiore anche sui social, facendo la tara ad alcuni commenti cattivissimi. E se sabato perfino Cristina Guarda, vice capogruppo della lista Moretti, aveva chiesto ad Alessandra di dimettersi, anche quello era un segnale che il limite era stato superato. Ieri Filippo Silvestri, responsabile organizzativo dem, è stato esplicito parlando di «mancanza di rispetto» verso elettori, volontari, militanti. Di ritorno anche lui dall'India (un viaggio culturale, però, non nuziale), Paolo Giaretta, primo segretario del Pd, commenta: «Gesto saggio quello di Moretti perchè in certi luoghi se non hai l'autorevolezza meglio lasciar perdere». Infine il tema del congresso regionale. Ieri a Roma si è riunita l'assemblea nazionale del Pd (presenti oltre 40 delegati veneti) stabilendo che non ci sarà nessun congresso anticipato e si andrà a scadenza naturale, dicembre 2017. Ma cosa ne sarà del Veneto, una delle regioni commissariate, anche alla luce dell'impegno preso il 5 ottobre dal garante Guerini di procedere quanto prima all'elezione dei nuovi organismi regionali indicando anche due date per il congresso, il 18-19 o il 25-26 febbraio? E chi lo sa. Per la senatrice Laura Puppato quell'indicazione «resta valida, in Veneto veniamo da una lunga assenza gestionale». «Ma non sento clima da congresso, mi pare tutto in alto mare» commenta Davide Zoggia, deputato bersaniano. Simonetta Rubinato, avversaria di Moretti alle primarie nel dicembre 2014, ribadisce la necessità del rinnovo regionale: «Lo chiedo dal 2015. Oggi si ritroviamo con il peggior risultato del Sí al Nord, senza segretario, con la capogruppo in Regione dimissionaria - e qui spero in un'opposizione più efficace - senza una linea chiara sul referendum sull'autonomia, sempre in attesa di istruzioni da Roma».