Dopo l’iniziale stupore per l’elezione di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti d’America (sfumata la possibilità di avere la prima donna presidente della storia americana), mi sono chiesta, al pari di tanti di voi, come fosse possibile che i sondaggisti e i principali media non avessero percepito quello che stava per succedere. Io stessa, nel piccolo dei miei contatti, avevo sentito da persone che erano state di recente negli USA che dei loro conoscenti, tradizionalmente elettori democratici, avevano deciso di non andare a votare. Perciò ho chiesto lumi ad un amico, esperto in materia di sondaggi di opinione, il quale mi ha confermato che in realtà alcuni sondaggi avevano previsto eccome che la rabbia di tanti americani del ceto medio si sarebbe trasformata in un voto per Trump. Ma l'establishment si è avvalso del sostegno di istituti di sondaggio e di testate giornalistiche ‘amiche’ che hanno diffuso dati più favorevoli alla candidata democratica. Questo fatto ci dice tre cose. La prima: gli elettori non si fanno più condizionare dai sondaggi e dai media (oltre che da cantanti, attori, registi vari). La seconda: chi oggi non risponde alle domande nei sondaggi viene classificato come indeciso, ma spesso in realtà non lo è affatto, perché in cuor suo ha già deciso per chi voterà ma non lo dice, magari perchè pensa di essere giudicato. Infine la terza: se davvero l’establishment democratico sapeva come stavano le cose perché ha insistito con la candidatura della Clinton e non ha sostenuto Sanders? Mi pare che questo aggravi di molto la responsabilità di una classe dirigente che non ha percepito il disagio del proprio stesso elettorato troppo condizionata e condizionabile dai poteri forti e dalle élites.
A questo link puoi leggere l'analisi di Paolo Pasi, esperto in Analisi Politica e Ricerca Sociale dell'Istituto Quaeris, "Usa 2016: Sondaggi fallimentari o forse no?": http://www.quaeris.it/usa-2016-sondaggi-fallimentari-forse-no/.