La competitività del Veneto ha bisogno dell'Autonomia: questo il tema del mio intervento pubblicato il 28 settembre scorso su VeneziePost per spiegare, ancora una volta, perché per il nostro territorio, l'unico a trovarsi stretto tra tre autonomie speciali, sia indispensabile ottenere ulteriori forme e condizioni particolari di Autonomia. Nel sistema interconnesso e globale in cui viviamo la competitività non si fonda infatti solo sull'intraprendenza individuale o della singola impresa, ma anche e soprattutto sulle capacità competitive dei territori e dei soggetti pubblici e privati che ne presidiano i processi di governance. Per questo il Veneto deve raccogliere, oltre la sfida di Italia 4.0, anche la sfida dell'innovazione sul piano politico: attuare finalmente il regionalismo differenziato previsto in Costituzione dall'art. 116, terzo comma, attraverso lo strumento del negoziato tra la Regione e lo Stato e approfittando della storica opportunità di democrazia diretta data ai veneti dalla Corte Costituzionale attraverso il referendum consultivo regionale per l'autonomia. Perché solo una forte spinta popolare può indurre la classe politica locale e nazionale ad ascoltare finalmente le legittime istanze di autogoverno responsabile della società veneta. Tanto più che lo stesso premier Renzi, il 27 settembre scorso a Verona per presentare agli industriali il progetto Italia 4.0, ha chiesto alle imprese venete di ricominciare ad investire con coraggio sulla base di «un patto di fiducia» con lo Stato che si fonda sul concetto di «responsabilità». Ebbene, per cogliere appieno questo obiettivo, è necessario dare anche al Veneto alcuni degli strumenti di autonomia che già hanno le regioni speciali confinanti.