Italicum, non si tocchi il ballottaggio e si aspetti giudizio Corte Costituzionale

03 ottobre 2016

Mentre ha ripreso quota il dibattito su eventuali modifiche alla legge elettorale per la Camera dei deputati, il c.d. Italicum, sancito anche dall’approvazione alla Camera il 21 settembre scorso della mozione di maggioranza (clicca qui) che assicura la disponibilità “ad avviare, nelle sedi competenti, una discussione sulla legge 6 maggio 2015, n. 52, al fine di consentire ai diversi gruppi parlamentari di esplicitare le proprie eventuali proposte di modifica della legge elettorale attualmente vigente e valutare la possibile convergenza sulle suddette proposte”, io resto convinta di due cose, come già scrivevo il 7 settembre scorso in un post su facebook.

La prima è che l’Italicum resta una buona legge, soprattutto viste le alternative in campo (come il cosiddetto Speranzellum), perché tra tutte è quella che garantisce il miglior rapporto fra rappresentanza democratica e governabilità. Offre infatti agli elettori la possibilità di scegliere un Governo garantendo il formarsi di una rappresentanza parlamentare, limitando però il successo del vincitore a un premio di maggioranza di 24 seggi su 630 (pari al 3,8%), come spiega bene il prof. Francesco Morosini in questo bell’articolo dal titolo “Salvate il soldato Italicum. Perché si può sempre fare peggio (per esempio lo Speranzellum)”: https://ytali.com/2016/08/05/salvate-il-soldato-italicum-si-puo-sempre-fare-peggio-per-esempio-lo-speranzellum/.

Certo, l’Italicum è senz’altro migliorabile, ma la cosa migliore al momento è attendere la pronuncia della Corte Costituzionale sui ricorsi presentati, prima di mettere in campo qualsiasi ipotesi di modifica. Personalmente spero che la Corte elimini sia la possibilità di presentare la medesima candidatura in più collegi, sia la discriminazione tra capilista e successivi candidati delle liste (perché le preferenze devono valere per tutti gli eletti o per nessuno e i deputati devono rispondere agli elettori più che alle segreterie di partito).

La seconda cosa di cui sono convinta è che, se c'è un punto dell’Italicum che non deve essere assolutamente rimosso, quello è il ballottaggio, che invece molti, anche nel Pd, vorrebbero ora eliminare soprattutto per malcelati calcoli di convenienza politica, ovvero il timore che in caso di secondo turno il M5s coaguli l'antipolitica di destra e di sinistra. Io invece ritengo che il ballottaggio sia una conquista fondamentale per conferire più potere all'elettore, che è chiamato a votare due volte. Lo spiega bene in questo articolo Giovanni Innamorati: https://ytali.com/2016/09/15/il-porcellum-litalicum-mugabe-e-il-cittadino-arbitro/. E l’esperienza nei Comuni lo dimostra: i candidati a premier in caso di ballottaggio dovranno così spiegare al meglio priorità, soluzioni e costi anche a chi non li ha votati al primo turno. E’ un sistema che esalta la democrazia. Non credo che un Partito che si definisce ‘democratico’ possa rinunciare a confermare questa opportunità per gli elettori.

Condivido altresì l’opinione espressa da Roberto D'Alimonte in un articolo pubblicato su Il Sole 24 Ore del 2 ottobre (clicca qui per leggere l'articolo), in cui spiega perchè Italicum e riforma costituzionale siano tra loro legate, perché “senza una buona legge elettorale la riforma costituzionale da sola non può favorire la cosa che oggi conta di più, e cioè la stabilità dei governi. Per cambiare l’Italia, per far fronte alle sfide della globalizzazione e della rivoluzione tecnologica occorrono governi capaci di durare. Governi con un orizzonte temporale”.

Essendo comunque il tema molto sensibile e importante per la democrazia, oltre che politicamente legato alla riforma della Costituzione, organizzerò a breve un incontro pubblico con relatori esperti in materia e attenti osservatori della politica italiana.


pubblicata il 03 ottobre 2016

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