Pagina 2, Primopiano
Il senatore Giorgio Santini, però, non è d’accordo: «Rinviare l’avvio del negoziato Stato-Regione Veneto per chiedere ai veneti se vogliono maggiore autonomia, tramite un’apposita consultazione referendaria, depotenzierebbe il potere contrattuale della Regione. Che senso ha attendere un referendum dall’esito più che scontato?». Santini invita quindi Zaia «a cogliere immediatamente questa opportunità di trattativa senza indugiare».
La pensa invece all’opposto la deputata Simonetta Rubinato: «Non solo la Corte, ma anche autorevoli commentatori hanno rimarcato che il referendum istituito dalla legge regionale è il momento iniziale del processo decisionale, per cui in caso di vittoria del “sì” l’espressione della volontà popolare diventerebbe per la prima volta l’inizio di un procedimento legislativo. Per questo continuo a dire a tutte le forze politiche, compresa la mia, che è un’occasione da non perdere. Non si può banalizzare una questione tanto cruciale per i veneti dicendo che “tanto si sa già” cosa vogliono gli elettori.Se come Pd ancora una volta non sappiamo interpretare questa richiesta, non solo rinunceremo a rifondarci, ma finiremo nuovamente all’angolo in questa regione».
Adesso la palla è passata a Zaia: l’indizione della consultazione popolare spetta a lui. Ormai è pressoché certo che le urne si apriranno nel 2017: Ad imporlo, fa notare Rubinato, è la modifica alla stessa norma regionale approvata nel febbraio scorso. «Così riscritta — sottolinea la parlamentare — la legge prevede che il referendum venga abbinato ad un altro voto per risparmiare sui costi. Siccome è stato chiarito che l’accorpamento con la riforma Boschi-Renzi non è possibile, in quanto l’elettore ha il diritto di sapere come cambia la Costituzione prima di decidere se vuole più autonomia, non resta che attendere una tornata elettorale e agganciarvisi».
A.Pe.