Sfida a quattro sulla crescita cinese
RONCADE Confronto-scontro tra analisti e imprenditori sul modello economico
RONCADE - Piaccia o non piaccia la Cina c'è e continua a crescere mentre l' Occidente fa i conti con i decimali del Pil. Un modello da imitare o da rigettare? È la domanda posta ai 4 relatori che si sono confrontati al Castello di Roncade nel dibattito pubblico promosso da Comune e libreria Lovat. Sala gremita, pubblico attento: oltre due ore di botta e risposta, moderate da Angelo Squizzato. Da una parte l'economista Loretta Napoleoni e il giornalista Francesco De Filippo, dall'altra gli imprenditori Bruno Vianello, patron della Texa di Monastier, e il naturalizzato Wengjiao Hu, detto Matteo, di Martellago, protagonista della ristorazione d'elite. E proprio fra questi due il contraddittorio è stato quanto mai vivace. Vianello, sottolineando l'errore di chi delocalizza all'estero, vede nella Cina «Una sorta di disgrazia con un'economia basata sullo sfruttamento della manodopera senza regole e senza costi sociali». In totale disaccordo Matteo, che si sente cinese di seconda generazione, italiano dunque: «Dipende da come ci poniamo. Per me la Cina è una opportunità per il mercato che rappresenta e per la capacità imprenditoriale che esprime. Le grandi griffe non esisterebbero senza la Cina e anche lei - ha detto rivolgendosi a Vianello - esporta i suoi prodotti in Cina». Lui che a Mestre acquistato 4 piani della prestigiosa Hybrid Tower di via Torino, realizzando un ristorante esclusivo.Per Napoleoni a vincere è la coppia capitalismo-comunismo e non quella capitalismo-democraiza. A sparigliare le carte sullo scacchiere internazionale è stata la globalizzazione con la rivoluzione di piazza Tienanmen che è stata più efficace del crollo del muro di Berlino: «La Cina ha superato il nostro sistema capitalistico. La nostra vita politica è scossa da continui scandali mentre in Cina stanno nascendo, all'interno del partito unico, forme innovative di partecipazione». De Filippo, infine, ha ricordato come Pechino stia realizzando «il più grande progetto di infrastrutturazione nella storia dell'uomo, la Silk Belt». È lo sguardo lungo dei cinesi, di contro a quello laico degli americani e a quello profondo degli europei.