Pagina 12, Economia
TREVISO Il mondo della politica ieri, subito dopo la firma del decreto sulle Popolari, ha fatto sentire la sua voce. Più che una voce, un coro: non doveva finire così. E le responsabilità sono molteplici. Il capogruppo di Forza Italia alla Camera Renato Brunetta chiama in causa il l ministro Padoan che «ha sbagliato tutto, ha agito da solo facendo il male del Paese, in modo irresponsabile e inaccettabile. E questo decreto domenicale, fatto in fretta e furia in una giornata elettorale e con la pistola puntata alla testa dai mercati, ne è la palese dimostrazione. Lo scorso dicembre Forza Italia aveva votato, con senso di responsabilità, a favore dei 20 miliardi per il salvataggio del Monte dei Paschi di Siena, il governo si era impegnato a coinvolgere il Parlamento e le opposizioni in merito ai futuri provvedimenti che avrebbero interessato il nostro sistema bancario. Nulla di tutto questo è mai avvenuto. Chiediamo che il ministro dell'Economia e delle finanze venga immediatamente in Parlamento per spiegare alle Camere e al Paese le sue azioni, le sue indecisioni, il suo perdurante ritardo, la sua arrogante incompetenza». Il senatore Maurizio Gasparri, FI, punta il dito contro la magistratura: «Bisognerebbe mettere in galera i magistrati che non hanno arrestato Zonin e che gli hanno consentito di sistemare i propri affari e quelli dei propri familiari. Questa del Veneto e di Zonin è un'ulteriore macchia per la magistratura italiana. Che hanno da dire il presidente del Csm e il vicepresidente Legnini sull'immobilismo se non addirittura la complicità delle toghe venete? È un'assoluta vergogna sulla quale siamo certi il Csm resterà muto». I deputati Pippo Civati e Stefano Fassina, di Sinistra italiana-Possibile: «Il Governo ha continuato a rinviare il problema fino a trovarsi con l'acqua alla gola, stretto tra l'assurda normativa europea, un'unica offerta di "acquisto" e l'esigenza di una riapertura ordinata delle operazioni. Così, con il Decreto Legge approvato, il governo regala a Banca Intesa gli asset buoni e profittevoli. Un'altra strada si doveva percorrere, anche a costo di un contenzioso con la Commissione europea: l'ingresso nel capitale di Banca Popolare di Vicenza e di Veneto Banca per gestire, insieme ai crediti in sofferenza, anche gli asset e salvaguardare piccoli risparmiatori, lavoratori e contribuenti. Con l'approvazione del decreto legge, oggi il Governo Renzi-Gentiloni scrive un'altra brutta pagina del rapporto perverso tra politica e finanza. Ancora una volta, si privatizzano i profitti e si socializzano le perdite». Giovanni Paglia di Sinistra Italiana sostiene che sono state accontentate le assurde pretese della Bce e della Commissione Europea, a cui il ministro Padoan si è piegato ancora una volta, dimostrandosi assolutamente inadeguato al ruolo». Simonetta Rubinato, parlamentare del Pd sposta il bersaglio sulle direzioni delle banche: «Se non ci sarà più una banca dall'identità veneta la responsabilità va attribuita unicamente alla classe dirigente economica locale che amministrava le due Popolari. E quanto fosse influente lo dimostra il fatto che ancora nel marzo 2016, quindi soltanto poco più di un anno fa, la maggioranza dei soci della Popolare di Vicenza bocci l'azione di responsabilità verso gli amministratori: un segnale pessimo anche agli occhi di eventuali investitori interessati a salvare i due istituti di credito». Difende il decreto il senatore del Pd Giorgio Santini: «Rappresenta una via di uscita positiva per la continuità delle attività bancarie, la salvaguardia del risparmio di correntisti e obbligazionisti, per tutelare i dipendenti in esubero, per una gestione dei crediti deteriorati che non affossi le prospettive delle due banche. Non abbiamo sentito né visto proposte alternative per lunghi mesi e che se il Governo non fosse intervenuto in queste ore la realtà tragica sarebbe stato il fallimento delle due banche con conseguenze pesantissime sull'intera economia veneta». Sabrina Tomè