Dopo il voto di fiducia nella giornata di mercoledì 31 maggio, giovedì 1° giugno scorso la Camera ha approvato il provvedimento di conversione con modifiche del decreto-legge 24 aprile 2017, n. 50, ora passato all'esame del Senato, recante misure volte al miglioramento dei conti pubblici, con una correzione del disavanzo di bilancio per il 2017 cui sono affiancate disposizioni finalizzate a favorire gli investimenti, interventi di sostegno delle zone colpite dai recenti eventi sismici del centro Italia, misure per lo sviluppo, norme per l'istruzione, la cultura ed in tema di lavoro e previdenza, nonché disposizioni concernenti gli enti territoriali. Consulta qui il dossier predisposto dagli uffici del Gruppo del Pd: http://www.deputatipd.it/files/documenti/208_Manovra%20DL50_2017_1.pdf
L’intervento correttivo sui conti pubblici per il 2017 richiesto dall’UE è pari, in termini di indebitamento netto, a circa 3,1 miliardi, operato in parte preponderante sul lato delle entrate, per circa 2,8 miliardi, ed in parte residuale, per poco meno di 0,3 miliardi, sul lato della spesa. L'effetto migliorativo sui conti pubblici è di circa 0,2 punti percentuali di Pil, con una conseguente riduzione, dal 2,3 al 2,1 per cento di Pil, dell'indebitamento netto atteso per il 2017. Si tratta di una correzione già prefigurata nel Documento di Economia e Finanza 2017, sulla base di un dialogo intercorso nei primi mesi del 2017 tra il Governo italiano e la Commissione europea. Per gli anni successivi gli effetti migliorativi sull'indebitamento sono pressoché nulli, in quanto le maggiori risorse reperite per tali anni sono quasi integralmente utilizzate per una parziale disattivazione delle c.d. clausole di salvaguardia, per un importo pari a circa 3,8 miliardi nel 2018, 4,4 miliardi nel 2019 e 4,1 miliardi nel 2020.
Il provvedimento, che nel testo iniziale constava di 66 articoli, è stato consistentemente modificato ed integrato nel corso dell'esame in Commissione Bilancio, attraverso i lavori sulle proposte emendative (ben 2.519) durati dal 15 al 29 maggio, che ne hanno esteso le linee di intervento ad una significativa pluralità di contenuti. I macro-temi (come ad es. quello della Web tax o dei voucher o della integrazione delle risorse alle province e città metroplitane) sono stati oggetto di emendamenti predisposti dal Gruppo, mentre come singoli parlamentari abbiamo preparato emendamenti su temi più specifici. Purtroppo abbiamo dovuto ‘sacrificare’ la maggior parte degli stessi, in quanto l’accordo raggiunto tra i Capigruppo in Commissione, per poter esaminare il provvedimento nei tempi contingentati dal fatto che si tratta di un Decreto Legge, prevedeva la segnalazione entro martedì 16 maggio da tutti i Gruppi di non più di 700 emendamenti complessivi, da discutere in Commissione a partire da giovedì 18 maggio. Di questi 700, metà erano assegnati alla maggioranza e metà alla minoranza, e i 350 suddivisi secondo il seguente criterio: per 1/3 in numero uguale per ciascun Gruppo, per 2/3 in proporzione alla consistenza numerica di ciascun Gruppo. Al Gruppo del Pd ne sono stati assegnati quindi circa 300, in pratica uno a deputato. Ho ritenuto comunque mio dovere predisporre gli emendamenti sulle problematiche che mi sono state segnalate dal territorio. Sono stati un po’ più di una ventina, oltre agli emendamenti che ho condiviso di altri colleghi. Mi limito ad illustrarvi i più significativi su cui ho lavorato.
IN TEMA DI ENTI LOCALI
Una serie di questioni in materia di Enti Locali da tempo attendono soluzione attraverso delle modifiche normative. Per questo ho presentato un pacchetto di emendamenti, condivisi con i tecnici dell’Associazione dei Comuni della Marca trevigiana: in materia di incompatibilità, relativi ad alcune norme o interpretazioni di norme da parte della Corte dei Conti che stanno mettendo in difficoltà gli amministratori locali che siano liberi professionisti, e ciò in violazione di principi costituzionali; in materia di vincoli ‘stupidi’ al turnover del personale, che rischiano di pregiudicare la qualità dei servizi locali, impedendo proprio ai comuni con gli organici più contenuti di assumere nella Pubblica Amministrazione dei giovani preparati e capaci di portare nuove competenze e passione; in materia di regole di bilancio che stanno ostacolando l’utilizzo dell’avanzo di amministrazione libero in cassa di cui dispongono una parte dei comuni che potrebbero accelerare gli investimenti in edilizia scolastica, adeguamento sismico, viabilità, pubblica illuminazione senza ricorrere all'indebitamento; in materia di regole sul trattamento economico del personale che stanno ostacolando un razionale utilizzo delle risorse, in particolare con riferimento alle indennità di posizione organizzativa, agli incentivi per le funzioni tecniche, al trattamento accessorio di produttività e ai diritti di rogito dei segretari nei comuni senza dirigenti. Clicca qui per leggere gli emendamenti. Alcune tra queste problematiche sono state affrontate e sia pure solo parzialmente risolte. Altre no (come ad es. il riconoscimento della possibilità del 100% del turnover nei Comuni sopra i 3.000 abitanti in grave sofferenza di organico). Ci riproverò se sarà possibile nei prossimi provvedimenti. Vi rinvio per l’approfondimento delle novità nella manovra in materia di enti locali al dossier del Gruppo del Pd.
Ho dovuto invece rinunciare alla presentazione di quattro proposte emendative al nuovo Codice dei Contratti Pubblici - essendone prevista una revisione solo a distanza di un anno dalla sua entrata in vigore - su quattro questioni di notevole interesse soprattutto per i comuni di dimensione medio-piccola che mi erano state sottoposte dall'Associazione dei comuni della Marca: in tema di applicabilità del criterio del minor prezzo per appalti di lavori di importo pari o inferiore al milione di euro; in tema di affidamento dei servizi tecnici per accelerare le procedure di progettazione e per migliorare la qualità progettuale, salvaguardando la possibilità di assegnare la progettazione e l’affidamento della direzione dei lavori a soggetti diversi; in tema di linee guida per l’attività di verifica e validazione dei progetti da parte del RUP; infine in tema di affidamento della gestione degli impianti sportivi comunali privi di rilevanza economica in via prioritaria e semplificata alle associazioni sportive del territorio. A parte quest’ultima tematica, su cui sono riuscita poi a presentare un sub emendamento ad uno del Governo (del ministero dello Sport), su cui rinvio al focus specifico successivo, per le altre mi sono attivata con la collega Raffaella Mariani, già relatrice del Codice dei Contratti, per aprire una interlocuzione con il Ministero delle Infrastrutture e con l’Anac al fine di provare a individuare delle soluzioni in via amministrativa.
IN TEMA DI FUNZIONALITÀ DEL SISTEMA SCOLASTICO
Tre sono gli emendamenti che ho presentato in materia di Istruzione: uno per accelerare le variazioni compensative del MEF previste dall'art. 13 per recuperare il taglio di circa 38,758 milioni di euro applicato nella manovra ai capitoli del Ministero dell’Istruzione ed assicurare così l’integrità e il tempestivo utilizzo delle risorse relative alle missioni 'Istruzione scolastica', 'Istruzione universitaria e formazione post-universitaria' e 'Ricerca e Innovazione'; uno per recuperare il taglio di 7,24 milioni di euro alle scuole paritarie; infine uno - ed era il più importante e necessario - per trovare una soluzione, sia pure temporanea, per il prossimo anno scolastico alla grave carenza di dirigenti scolastici - nella nostra regione su 600 scuole ben 206 sono prive di dirigente scolastico e quindi oggetto di incarichi di reggenza -. In attesa dell’espletamento dell’annunciato concorso, con il mio emendamento proponevo che, per l’anno scolastico 2017/2018, per i posti vacanti si possa conferire ulteriori incarichi di presidenza, valorizzando ad esempio i docenti che svolgono il ruolo di vicari. Clicca qui per leggere gli emendamenti. Mentre sui primi due temi il Ministero ha dato assicurazioni sul recupero delle risorse, sulla problematica della grave carenza di dirigenti scolastici (cui si aggiunge in Veneto anche il problema della carenza di DSGA per il prossimo anno scolastico) non si è trovata alcuna soluzione in questa manovra. Mi auguro che la Ministra Valeria Fedeli, come mi ha manifestato nel corso di un incontro lo scorso 25 maggio, intervenga con un prossimo provvedimento urgente del Consiglio dei ministri ad hoc.
IN TEMA DI COLLOCAZIONE IN MOBILITÀ DI DIPENDENTI DI AZIENDE E CONSORZI DI ENTI LOCALI
Si tratta di un emendamento (da me proposto già in sede di Legge di Bilancio nel novembre scorso, ma dichiarato inammissibile in quella sede per estraneità di materia) che avrebbe consentito ai dipendenti dei consorzi tra enti locali che gestivano funzioni amministrative, già licenziati per la soppressione dei consorzi e che hanno impugnato il licenziamento, di immettersi nel circuito della mobilità territoriale previsto dal D. Lgs. n. 175/2016 senza oneri aggiuntivi per la Pubblica Amministrazione. Vi rientra ad es. il caso dell'Azienda di Promozione Turistica di Venezia, i cui ultimi 22 dipendenti sono stati licenziati in via definitiva il 22 luglio dell'anno scorso, sia per il cambiamento della normativa regionale che ha lasciato “un vuoto operativo” nel controllo dell’imposta di soggiorno e delle autorizzazioni locative, sia appunto per una carenza normativa del citato decreto legislativo n. 175 del 19 agosto 2016, in materia di società partecipate pubbliche. L’emendamento avrebbe colmato un vuoto normativo restituendo la serenità a 22 famiglie, semplicemente ricalcando quanto già previsto per il personale delle sopprimende aziende speciali delle Camere di Commercio che aveva un contratto di lavoro privatistico. Purtroppo mi è stato dichiarato inammissibile per ben due volte (l’ho presentato infatti sia come emendamento al testo originario del decreto, sia come sub emendamento ad uno del Relatore in tema di Città metropolitane: clicca qui per leggere l'emendamento e qui per vedere il subemendamento). Ero riuscita ad avere sullo stesso peraltro il parere favorevole del Ministero della Funzione Pubblica, grazie al sottosegretario Angelo Rughetti, mentre il parere della Ragioneria dello Stato, attraverso il sottosegretario Baretta, pure favorevole ala fine, è arrivato purtroppo troppo tardi, a lavori della Commissione conclusi. Ma non mi arrendo: mentre aspetto un nuovo veicolo normativo in cui inserire la proposta, insieme con i sottosegretari Rughetti e Bocci (del Ministero dell’interno) stiamo provando a far inserire all’ordine del giorno della prossima Conferenza Stato - Città del mese di giugno l’impegno del Governo, d’intesa con l’Anci, di prevedere “che le disposizioni di cui agli articoli 19, comma 8, e 25 del decreto legislativo 19 agosto 2016, n. 175 possano essere applicate anche al personale dei consorzi e delle aziende speciali di cui, rispettivamente, agli articoli 31 e 114 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, già in servizio alla data di entrata in vigore della legge 7 agosto 2015, n. 124, alle condizioni di cui alle predette disposizioni e, comunque, nel rispetto del criterio di sostenibilità e di copertura finanziaria della previsione nonché nel rispetto delle disposizioni ordinamentali in materia di accesso al pubblico impiego” (clicca qui per leggere il testo integrale).
IN TEMA DI RACCOLTA DI MATERIALI FERROSI A SCOPO BENEFICO
La raccolta di materiali ferrosi, attività che consente nel nostro territorio a gruppi parrocchiali e associazioni del volontariato di finanziare numerosi progetti di solidarietà, è stata oggetto di un emendamento che ho presentato in Commissione insieme al collega Realacci, con lo scopo di accelerare l'approvazione delle norme necessarie per superare gli ostacoli che stanno rendendo difficile, se non impossibile, il proseguimento di queste attività del volontariato sul territorio, oggi vietate dalla normativa del Collegato ambientale. La nostra iniziativa voleva raccogliere l’auspicio espresso dal ministro Gian Luca Galletti in occasione dell'incontro avuto il 6 maggio scorso a Treviso con una delegazione di gruppi e associazioni missionarie. L'emendamento ricalcava esattamente le due norme contenute nel maxi emendamento del Governo approvato il 3 maggio scorso al Senato nel provvedimento Concorrenza, i cui tempi di approvazione alla Camera sono tuttavia tuttora incerti. Purtroppo ci è stato dichiarato inammissibile per estraneità di materia. Clicca qui per leggere l'emendamento.
IN TEMA DI VERSAMENTO DI ENTRATE COMUNALI ANCHE NEI CONTI CORRENTI POSTALI
Questo emendamento mirava a chiarire una problematica interpretativa relativa ai conti correnti di tesoreria in cui il cittadino deve effettuare il versamento spontaneo delle entrate comunali. Confermando che i cittadini hanno la possibilità di continuare a versare quanto dovuto anche sui conti correnti postali intestati all’ente impositore, rappresentando un vantaggio per i cittadini e le imprese, in termini di prossimità nell’accesso ai servizi di pagamento di quanto dovuto. L'emendamneto è stato approvato. Clicca qui per leggere l'emendamento.
IN TEMA DI REFERENDUM SU SEPARAZIONE DI MESTRE - VENEZIA
La discussione in atto sulla possibilità o meno di indire un referendum per la separazione territoriale di Mestre da Venezia, aldilà della questione di merito, si basa sull’asserita legittimità o meno del referendum sulla base dell’art. 1, comma 22, della legge c.d. Delrio, il quale prevede una procedura specifica per la suddivisione territoriale in più comuni del capoluogo, costituita da una delibera del Consiglio Comunale a maggioranza qualificata, che deve essere poi sottoposta a consultazione referendaria di tutti i cittadini della Città Metropolitana. La posizione dell’amministrazione comunale di Venezia, che ne sostiene l'illegittimità, contrasta con quella dell’amministrazione regionale, che ritiene invece applicabile in questo caso la disposizione costituzionale che affida alla Regione la materia della separazione territoriale del capoluogo. Sentito il Servizio Studi della Camera per gli Affari Istituzionali, avevo quindi predisposto un emendamento per fare almeno chiarezza sul piano normativo e risolvere una volta per tutte il contenzioso: una cosa è infatti il referendum da sottoporre a tutti i cittadini della Città Metropolitana per la suddivisione territoriale del comune capoluogo, previsto all’art. 1, comma 22, della legge Delrio, per il caso in cui si voglia prevedere nello statuto della Città Metropolitana l’elezione diretta del sindaco e del Consiglio. Altra cosa è il referendum previsto dall’art. 133 della Costituzione che può essere indetto dalla Regione per “istituire nel proprio territorio nuovi comuni e modificare le loro circoscrizioni e denominazioni”. Secondo il Servizio Studi della Camera l’interpretazione corretta è quella che, al di fuori dei casi previsti dall’art. 1, comma 22, della legge Delrio, “resta fermo quanto previsto dall’art. 133, secondo comma, della Costituzione”. Né potrebbe essere diversamente, stante il rango sottordinato della legge n. 56/2014 al dettato costituzionale. Clicca qui per leggere l'emendamento.