"È un capolavoro, che solo gli alpini avrebbero potuto firmare. Treviso è una bomboniera, tiene 83.500 abitanti entro il suo piccolo recinto di acque e canali, piazze e strade. Ma ieri, in una domenica di maggio, si è dilatata, come per miracolo, e nel suo piccolo cuore, quello racchiuso dalle mura, ha voluto accogliere il mare infinito di alpini da tutto il mondo. Era la 90esima adunata, quella del Piave”. Comincia così il bell’articolo del giornalista Andrea Passerini. Una ricostruzione che ben rappresenta lo spirito della incredibile giornata di ieri, un fiume di oltre 80mila penne nere che abbiamo visto sfilare orgogliosi e tenaci dalla tribuna delle autorità. Esibendo striscioni a memoria dei caduti e insieme di richiamo ai valori della solidarietà qui e oggi. Perché la memoria del passato sia utile per costruire un futuro di libertà, democrazia e sviluppo. Capaci gli alpini perfino di unire tutti sotto enormi bandiere tricolori oltre ogni divisione politica, in una terra a maggioranza leghista percorsa da fremiti indipendentisti, perché il Veneto in realtà rifiuta il centralismo dello Stato ministeriale, non la Repubblica delle comunità e dei territori.