Pagina 12, Nordest
VENEZIA Comincia ufficialmente oggi una campagna referendaria lunga sei mesi e condotta in due regioni. Sia in Lombardia che in Veneto il Partito Democratico resta diviso sulla consultazione. «È un tema giusto dice Giuseppe Sala, sindaco di Milano ma il referendum è assolutamente inutile. Certo è che se si farà, io consiglierò di votare positivamente». E siccome si farà, secondo quanto annunciato ieri dai due governatori, anche in Veneto il dibattito all'interno del Pd continua. Ma su un punto sia la (entusiasta) deputata Simonetta Rubinato che il (critico) capogruppo regionale Stefano Fracasso concordano: «Non occorre stare ad aspettare la Lombardia».
Dicendosi pronta a «partire con i nostri comitati del sì, perché questo non è il referendum di una parte politica», Rubinato apprezza la scelta del 22 ottobre: «Data buona, anche senza la Lombardia. Dopo 151 anni dalla prima volta in cui fu consentito ai veneti di decidere con un plebiscito l'unione all'Italia, ci si potrà esprimere anche sul bisogno di autonomia di un popolo la cui cultura di autogoverno ha le sue radici secolari nella Serenissima». Anche secondo Fracasso «non c'è nessun bisogno di andare a braccetto con la Lombardia, a meno che non si voglia semplicemente fare un favore elettorale a Roberto Maroni, visto che è a fine mandato». Con o senza voto congiunto, ad ogni modo, la richiesta dem a Luca Zaia è di entrare nel merito: «Venga subito in consiglio regionale per aprire il confronto sui contenuti dell'autonomia. Non vuole la trattativa con il governo? Almeno apra il dibattito in Veneto».
Ma intanto una data c'è. «Molto bene commenta Jacopo Berti, capogruppo del Movimento 5 Stelle ora però Zaia deve darsi una mossa e rispondere alla nostra proposta: 14 milioni costerà il referendum e 14 milioni sono i soldi che noi veneti spendiamo ogni anno per pagare i vitalizi agli ex consiglieri regionali. Abolendo quell'orribile privilegio, potremmo pagare il futuro e la libertà dei veneti». In attesa di una risposta dalla giunta, l'assessore Elena Donazzan (Forza Italia) esulta per l'annunciata convocazione: «I motori sono caldi, rivendicheremo maggiori spazi in materia di scuola e istruzione». Fuori dal Palazzo rimane invece sulla posizione indipendentista Gianluca Busato, presidente di Plebiscito.eu: «151 anni dopo, dal plebiscito truffa al referendum burla?».