Italy debates three‑day paid period leave
The Times
Tom Kington, Rome March 29 2017, 12:01am,
Italy could become the first western country to offer “menstrual leave” to all women in the workplace.
A bill proposed by four MPs from the centre-left Democratic Party would grant women up to three paid days off work a month if they could produce a doctor’s note showing they suffered serious menstrual pain. “Some women have said to me, ‘You are finally thinking of the difficulty we face,’ ” Simonetta Rubinato, one of the MPs behind the bill, said, “but others, including women in our party, have attacked us, saying, ‘We’ve attained equality and this sets us back.’ ” Italian women are often discriminated against in the workplace. Only 48 per cent are in employment and those with jobs earn 20 per cent less on average than their male colleagues. Employers often oblige women to sign an undated resignation letter when they take a job and then produce the document if they become pregnant. Japan, Indonesia, South Korea and Taiwan have introduced laws granting women time off work for menstrual pain, with Japan leading the way with legislation in 1947. Nike, the sportswear brand, introduced menstrual leave for its workers worldwide in 2007. The Italian bill, which is being considered by the parliament’s lower house, states that it is inspired by a similar measure brought in by Coexist, a company in Bristol that manages working spaces for artists and community activists However, it has faced criticism from Maria Cristina Piovesana, head of Unindustria Treviso, an employers’ group, who called it “discriminatory for women and damaging for companies”. In Vice News, Miriam Goi, a freelance writer, warned that employers would have another reason to favour male recruits if the bill was approved. “It could end up reinforcing stereotypes about women and their emotional and hormonal conditions on ‘those days’,” she said. Ms Rubinato said she was aware of the dangers of the proposals, “but it’s proven that women who suffer from strong pain during the menstrual cycle are much less productive in those days”.
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L’Italia discute sui tre giorni di congedo retribuito
Il Times
Tom Kington, Roma 29 Marzo 2017, 12:01
L'Italia potrebbe diventare il primo paese occidentale ad offrire a tutte le donne il “congedo mestruale” sul posto di lavoro.
Un disegno di legge proposto da quattro deputate del Partito Democratico di centro-sinistra vorrebbe concedere alle donne fino a tre giorni retribuiti di assenza dal lavoro in un mese, qualora presentino un certificato medico che dimostri che hanno sofferto di gravi dolori mestruali. “Alcune donne mi hanno detto, 'Finalmente stai pensando alle difficoltà che ci troviamo ad affrontare,'” Simonetta Rubinato, una delle parlamentari firmatarie del disegno di legge, ha detto, “ma altre persone, incluse donne del nostro partito, ci hanno attaccato, dicendo: 'Abbiamo ottenuto l'uguaglianza e questo ci riporta indietro'”. Le donne italiane sono spesso discriminati sul posto di lavoro. Solo il 48 per cento sono in occupazione e alcune di esse in lavori dove guadagnano il 20 per cento in meno, in media, rispetto ai loro colleghi maschi. I datori di lavoro spesso obbligano le donne a firmare una lettera di dimissioni non datata quando prendono un lavoro per impugnare poi il documento in caso di gravidanza. Giappone, Indonesia, Corea del Sud e Taiwan hanno introdotto leggi che concedono alle donne dei permessi dal lavoro per dolori mestruali, con il Giappone che ha aperto la strada legislativa nel 1947. Nike, il marchio di abbigliamento sportivo, ha introdotto il congedo mestruale per le sue lavoratrici in tutto il mondo nel 2007. Il disegno di legge italiana, che viene presentato da Camera dei deputati del Parlamento, si ispira ad un’analoga misura introdotta dalla Coexist, una società di Bristol che gestisce gli spazi di lavoro per gli artisti e attivisti della comunità. Tuttavia, la proposta di legge è stata oggetto di critiche da parte di Maria Cristina Piovesana, presidente di Unindustria Treviso, il gruppo degli imprenditori, che l’ha definita ‘discriminatorio per le donne e dannosa per le aziende’. Su Vice Notizie, Miriam Goi, una scrittrice freelance, ha avvertito che i datori di lavoro avrebbero avuto un altro motivo per favorire candidati di sesso maschile, nel caso venisse approvato il disegno di legge. “Si potrebbe finire per rafforzare gli stereotipi sulle donne e le loro condizioni emotive e ormonali su ‘quei giorni’,” ha detto. La Rubinato si è dichiarata cosciente dei pericoli della proposte “ma è dimostrato che le donne che soffrono di forti dolori durante il ciclo mestruale sono molto meno produttive in quei giorni”.
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