Mi fa piacere che un autorevole uomo politico come Massimo Cacciari riconosca con chiarezza la necessità di fondare un Partito Democratico del Nord. Come lui, peraltro, dopo la sconfitta elettorale sono in molti nel Partito Democratico a proclamarsi autonomisti: vorrei ricordare però a questi amici che bisogna essere poi coerenti nei fatti e non limitarsi nella vita di partito a prendere ordini da Roma. Da parte mia già nel congresso della Margherita dell'aprile scorso, avevo presentato una mozione sulla necessità di costruire il Partito Democratico come federazione di partiti regionali, radicati nei territori e dotati di vera autonomia politica. Penso a un movimento del Nord o del Nordest, aperto alla massima partecipazione che, sull'esempio della Sudtiroler Volkspartei, abbia come suo obiettivo fondante quello di tradurre i bisogni di questi territori in una proposta politica credibile, un partito del Nord che si allei poi a livello nazionale con chi condivide gli stessi valori e programmi.
Non dovrà più ripetersi l'inaccettabile imposizione di candidature calate dall'alto, né per il Parlamento né negli organi interni al partito. Oggi nei palazzi romani non si parla e non si capisce la lingua del Veneto e chi governa il Paese non può permettersi di non comprendere e dare risposte a una delle regioni che sta trainando la crescita economica e sociale italiana.