Manovra economica: restano i tagli ai Comuni, ma ci sono nuovi privilegi per Roma

10 luglio 2010

Il DL 78/2010 (clicca qui) avrebbe dovuto essere approvato già questa settimana dal Senato, mentre, arriverà in Aula solo martedì 13 luglio, per poi passare alla Camera, dove la discussione in Assemblea è prevista a partire dal 26 luglio previo esame in Commissione Bilancio. La scadenza per la conversione del decreto è prevista per il 30 luglio.

Il relatore di maggioranza sen. Azzolini (sindaco di Molfetta) ha presentato degli emendamenti il 30 giugno e degli ulteriori emendamenti il 7 luglio (insieme ad altri del Governo). Le modifiche proposte non apportano alcun miglioramento per i Comuni del Veneto. Il peso della manovra continuerà a gravare sulle spalle dei poco più 2.400 Comuni (il 30% degli Enti Locali) già sottoposti a Patto di Stabilità. Unica novità prevista è il rinvio della definizione della ripartizione dei tagli alla Conferenza Stato-Città ed Autonomie Locali, secondo criteri che tengano conto della adozione di misure idonee ad assicurare il rispetto del patto di stabilità interno, della minore incidenza percentuale della spesa per il personale rispetto alla spesa corrente complessiva e del conseguimento di adeguati indici di autonomia finanziaria, che peraltro con ogni probabililità si riveleranno inefficaci (vedi l'emendamento Relatore 14.1000 tra quelli del 30 giugno). In caso di mancata deliberazione in Conferenza entro il termine di 90 giorni (ipotesi assai probabile, perché sarà difficile che parte dei Comuni ammettano di essere meno virtuosi di altri) sarà un decreto del Ministero dell’Interno a definire la questione. E' confermato altresì che i tagli riguardano non soltanto i trasferimenti erariali “storici”, ma anche i trasferimenti relativi alla compensazione dell’Ici.

Le vere novità sono state introdotte con gli emendamenti 8.2000 e 14.3000 del relatore presentati il 7 luglio, novità che suonano come l’ennesima beffa per il Nord ed i Comuni del Veneto. E’ un ulteriore regalo fatto al Comune di Roma che si va ad aggiungere ai 1.500 milioni già erogati sin qui e ai 300 milioni garantiti ogni anno (a decorrere dal 2011 fino al 2046…) dal comma 14 dell’art.14 DL 78/2010. Con l’emendamento 8.2000 (vedi gruppo emendamenti presentati dal relatore il 7 luglio) si istituisce infatti a decorrere dal 2011 un ulteriore fondo di 50 milioni per “agevolare il piano di rientro dei Comuni per i quali sia stato nominato un Commissario straordinario”. Sarà poi il Ministero dell’Economia a stabilire le modalità di utilizzo del fondo, ma è opinione certa e diffusa che i 50 milioni finiranno tutti alla Capitale (leggi a riguardo l'articolo di Libero dell'8 luglio scorso). Ma c’è molto di più: con l’emendamento 14.3000 (vedi emendamenti del relatore del 7 luglio), si esonera Roma dal rispetto del patto di stabilità (vedi punto f, che modifica il comma 16 dell’art. 14) concedendole di concordare entro il 31 dicembre di ciascun anno con il Ministero dell’Economia le modalità e l’entità del proprio concorso alla realizzazione degli obiettivi di finanza pubblica. Insomma la si trasforma in un’altra Repubblica di San Marino! Sempre con lo stesso emendamento (vedi punto d, che modifica il comma 15 dell’art. 14) si istituisce un altro misterioso fondo con una dotazione di 200 milioni di euro a decorrere dal 2011. Il modo equivoco con cui è stata scritta questa norma induce a ritenere che si tratti di un'ulteriore elargizione a favore di Roma capitale e non del fondo in cui debbano confluire le maggiori entrate del Comune di Roma dovute all’aumento dell’addizionale comunale e dell’addizionale commissariale per i passeggeri dell’aeroporto di Fiumicino. Inoltre, il punto a) dell'emendamento 14.3000, che modifica il comma 13 dell'art. 14, prevede che i maggiori finanziamenti, necessari per coprire il debito di Roma capitale, saranno decisi dal commissario straordinario attraverso la stipula di un contratto di servizio, previa approvazione del Tesoro. "L'ammontare - ha spiegato Azzollini - viene stabilito da un commissario e nasce dall'idea che sia difficile fare una stima" delle risorse necessarie. Secondo il relatore, "il commissario accerta quanto è il debito e poi stipula un contratto di servizio che serve per stabilire i finanziamenti. Quindi l'importo sarà definito di volta in volta". Insomma le richieste di Alemanno sono state tutte soddisfatte. In questo modo il Presidente del Consiglio, preoccupato della tenuta della sua maggioranza dopo il gelo con Fini, si è assicurato il sostegno degli ex An per il voto di fiducia sulla manovra.

Un’ultima segnalazione merita l’emendamento 8.2000 (vedi emendamenti del 7 luglio), che apporta anche delle modifiche all’art. 28-ter del Dpr 602/73: le aziende che hanno crediti verso le Regioni, gli Enti locali e quelli sanitari possono compensare queste somme con “le somme dovute a seguito di iscrizione a ruolo” anche per imposte statali e contributi previdenziali. Ciò comporta che se l'azienda compensa i propri crediti di fornitura verso gli Enti Locali con i debiti per imposte o contributi già iscritti a ruolo, l'Ente Locale dovrà pagare l'agente di riscossione entro 60 gg, pena la riscossione coattiva. Ciò costringerà i Comuni ad esborsi finanziari non programmati né programmabili, con ripercussioni negative anche sulla capacità stessa di rispettare i vincoli di spesa imposti dal Patto di stabilità. Un ulteriore beffa per i Comuni: da un lato viene loro impedito di pagare con le proprie risorse le imprese, dall’altro si troveranno a doverle usare per saldare la riscossione coattiva!

Tutti i Sindaci condividono la grande preoccupazione di amministrare i propri Comuni se queste norme entreranno in vigore, unitamente a quelle già entrate in vigore che prevedono tagli draconiani dei trasferimenti in via preventiva, oltre che come sanzione per lo sforamento del patto di stabilità (vedi testo DL 78/2010 ai commi 1, 2, 3 dell'art. 14). E non tranquillizzano per niente le rassicurazioni di alcuni esponenti della maggioranza che affermano che basta attendere il decreto sull’autonomia impositiva degli Enti Locali (vedi articolo del Corriere del Veneto del 4 luglio scorso) previsto dalla riforma del federalismo (consulta sul tema l'articolo di Tito Boeri pubblicato su La Repubblica del 3 luglio scorso), che consentirà agli Amministratori locali di manovrare la leva fiscale per colmare le minori entrate, come dei novell sceriffi di Nottingham!

Per questo, inoltre, è del tutto insoddisfacente l’accordo concluso il 9 luglio scorso tra Anci e Ministero del Tesoro (leggi in merito il relativo comunicato stampa dell'Anci ed il comunicato dell'on. Rubinato pubblicato il 10 luglio). Viene da dire: “Un tavolo (l’ennesimo tavolo) non si nega a nessuno!”. Ben magro risultato, che è ridicolo considerare un passo in avanti, tanto meno verso il federalismo responsabile.


pubblicata il 10 luglio 2010

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