Federalismo demaniale: un decreto che non convince del tutto

22 maggio 2010

Il federalismo demaniale, primo atto della riforma federalista annunciata dalla Lega, si presenta in realtà come una lotteria: pochi sindaci e presidenti di provincia troveranno il biglietto vincente, ma la maggior parte si dovrà accontentare di leggere la frase fatidica "ritenta, sarai più fortunato" Dati alla mano si parla di beni manovrabili per un valore effettivo stimato in 3,2 miliardi di euro (secondo l'Agenzia del Demanio circa 2,82 miliardi di euro) di cui almeno il 30% risulta ubicato in Lazio. Forse saranno interessati poco più di un migliaio degli oltre 8 mila Comuni. Considerato che in molti casi si tratterà di beni da valorizzare (e dunque onerosi più che vantaggiosi, se non addirittura da alienare), è chiaro a tutti che saranno davvero pochi i Comuni ad avere in dote dei beni fruibili fino ad oggi di proprietà dello Stato. Anche la gran parte dei Comuni del trevigiano rimarrà a bocca asciutta.

Il testo del parere al decreto legislativo approvato oggi dalla Commissione Bilancio della Camera, conferma i dubbi da me espressi fin dall'inizio: si tratta di ben poca cosa che favorirà ancora una volta soprattutto regioni come il Lazio e qualche centinaio di enti locali, ma che la Lega ha utilizzato come bandiera da sventolare alle recenti elezioni regionali e amministrative. Alla fine non porterà alcun beneficio alla maggioranza dei Comuni, e in particolare a quelli veneti oggi sottodotati che speravano nel federalismo per rimpinguare le proprie casse e veder finalmente attuata una maggiore equità in termini di trasferimenti. Nulla di tutto questo.

Ci sono poi delle questioni che vanno evidenziate. Innanzittutto il decreto che era stato annunciato come uno strumento per valorizzare un patrimonio, oggi spesso inutilizzato e in grave stato di degrado, si trasformerà, per alcuni Comuni beneficiati, in una grande operazione di svendita, una vera manna per le società immobiliari ed il sistema finanziario. Le risorse che derivereranno dall'alienazione saranno utilizzate per la riduzione del debito pubblico. O meglio il 75% del guadagno servirà a ridurre il debito dell'ente locale che ha vinto la lotteria, mentre il restante 25% confluirà nel fondo di ammortamento dei titoli emessi dallo Stato centrale.

Il Pd, per senso di responsabilità e in linea con l'astensione alla legge delega sul federalismo votata un anno fa, si è astenuto, anche perché sono state recepite nei pareri della Bicamerale e delle Commissioni Bilancio alcune osservazioni da noi svolte. Alle nostre critiche la maggioranza risponde che questo è soltanto il primo passo e che adesso arriveranno gli altri decreti. Ma temo che, anche alla luce della pesante manovra finanziaria annunciata da Tremonti, assisteremo ad un rallentamento nell'attuazione del federalismo, a scapito dei tanti Comuni e Province che da questo primo decreto non avranno alcun minimo vantaggio.

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pubblicata il 22 maggio 2010

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