Dagli elettori una lezione di democrazia che interpella governo e politica

18 giugno 2011

Il raggiungimento del quorum e la vittoria dei ‘sì’ ai referendum su acqua, nucleare e giustizia, hanno provocato un autentico scossone nel mondo politico, in particolare tra i partiti che sostengono il Governo Berlusconi. I titoli dei giornali hanno parlato di ‘seconda sberla’ dopo quella ricevuta da Pdl e Lega alle elezioni amministrative e ai ballottaggi di maggio. Certo, l’esecutivo esce con le ossa rotte anche da questa tornata referendaria perché smentito su quelli che erano i temi forti del suo programma elettorale, ovvero il piano nucleare, la privatizzazione forzata dei servizi pubblici, oltre alla pratica delle leggi ‘ad personam’ che hanno caratterizzato gran parte di questa legislatura. Ma il segnale che è arrivato dalle urne, domenica e lunedì scorsi, è ben più forte e interpella tutta la politica. Gli elettori hanno dimostrato che quando sono in gioco temi importanti per il futuro vogliono far sentire la loro voce. Alcuni presidenti di seggio mi hanno fatto notare due fatti significativi in tal senso: molti elettori che si sono recati alle urne per votare i quesiti referendari non avevano votato alle recenti consultazioni politiche e, tra gli elettori, domenica e lunedì si sono visti molti giovani. Insomma la lezione di democrazia arrivata dai cittadini deve insegnare qualcosa ai partiti, sempre più percepiti dagli elettori come autoreferenziali e distanti dai reali problemi del Paese.

Un disagio che è trasversale e riguarda tutte le forze politiche. Mai come questa volta Berlusconi e Bossi sono stati incapaci di condizionare il voto dei propri elettori. Interessante a tal proposito l’analisi fatta dall’istituto Cattaneo per capire in che misura i cittadini hanno “smentito” i loro rappresentanti eletti alle politiche del 2008. Emerge chiaramente come siano molti gli elettori del CentroDestra che al referendum hanno votato all’opposto delle indicazioni dei loro leader. Un dato, questo, molto evidente soprattutto in Veneto, dove evidentemente una quota rilevante dell'elettorato leghista non ha aderito all'astensione.
 
I dati sono inequivocabili. Alle politiche del 2008 ha votato un po' meno dell'80% degli elettori. L'attuale maggioranza parlamentare è quindi tale grazie al voto di poco più del 40% degli italiani maggiorenni; ai referendum quasi il 55% degli elettori ha votato contro tre importanti leggi intensamente volute dal governo; circa un terzo degli elettori che nel 2008 votarono per il centrodestra, gli hanno voltato le spalle. Sul legittimo impedimento, hanno votato esplicitamente contro Berlusconi, trattandosi di una legge ad personam fatta per difendere gli interessi personali del Presidente del Consiglio. La maggioranza dovrebbe trarne le conseguenze, ma non lo farà. Nonostante sia fragilissima anche in Parlamento, come si è visto negli scorsi mesi quando, per poter far passare provvedimenti essenziali, è stata posta in continuazione la questione di fiducia, superando la prova per pochi voti. L'Italia avrebbe bisogno in questa fase di un governo credibile, e di riforme che rilancino la crescita economica, cosa che il governo Berlusconi non è riuscito a fare nemmeno nelle fasi in cui aveva una maggioranza apparentemente solida e comunque larghissima.

pubblicata il 18 giugno 2011

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