Manildo: «Ora i sindaci in primo piano» - La Tribuna di Treviso

23 ottobre 2017

Pagina 9, Primopiano

di Andrea PasseriniwTREVISOEsulta il fronte del sì, tanto trasversale ben oltre Lega e indipendentisti: un grande pezzo di Pd, tutta Forza Italia, gli eretici Cgil, la Cisl e molta Uil, mondo cattolico e moderato. Esulta Fabio Chies, segretario provinciale di Forza Italia: «Sono contentissimo, come partito ci siamo spesi tanto sul territorio», dichiara, «i veneti hanno mostrato di essere maturi, al di là degli schieramenti. È un segnale forte, c'è bisogno di autonomia, e vedo anche una fortissima consapevolezza. Il messaggio è chiaro, ora Zaia vada a trattare a Roma, forte del risultato».In casa Pd, gongola Simonetta Rubinato, da anni fautrice del federalismo: «È la vittoria dei veneti, contro tutti, senza il 5 per cento di chi vive all'estero, contro i media nazionali: dal Veneto è arrivata la spallata democratica da me invocata, ho vinto la mia battaglia», esordisce, «i numeri dicono che per il Sì ha votato un milione di veneti in più rispetto a quelli per Zaia nel 2015. Parlo ai dirigenti nazionali del Pd: il Pd veneto ci ha messo la faccia, e la nostra base è più avanti della sua dirigenza. Chi ha invitato all'astensione tragga oggi le conseguenze, ha tradito i veneti e lo statuto federale del Veneto, e la stessa riforma federalista del centrosinistra, Zaia coinvolga consiglio regionale, autonomie locali, articolazioni della società veneta, i parlamentari, e cominci il percorso». LorenaAndreetta, segretaria provinciale Pd, ringrazia «i tanti iscritti ed elettori Pd che hanno contribuito al risultato di un referendum che non era né di Zaia né della lega ma di tutti i veneti». E aggiunge: «Non avevo dubbi: frequento ogni giorno commercianti e imprenditori che chiedono maggior giustizia fiscali, e la gente che vede cosa succede nelle due regioni a statuto speciale confinanti». «La democrazia non si costruisce dicendo distare a casa, il sale della democrazia è la partecipazione, schierandosi», commenta Paolino Barbiero, un sì convinto, disobbediente alla Cgil, «c'era un riequilibrio da riparare tra quanto il Veneto dà e quanto riceve, con l'autonomia forse si invoglia anche a far emergere quello che ora non vien fuori, nero e sommerso. L'unica tristezza è aver perso l'occasione di fare un'ampia coesione sociale».Ha votato sì anche Giovanni Manildo, sindaco di Treviso: «I cittadini di Treviso, della Marca e del Veneto, si sono recati in tanti alle urne, e si sono chiaramente espressi, è la democrazia: ora tocca alla politica mostrarsi all'altezza, compatta e lontano dalle ideologie, avviando le negoziazione sulla base dell'articolo 116 e noi sindaci al tavolo, perché è siamo i più vicini ai cittadini. Il quesito era scontato, non si poteva non dire sì. Ora comincia il bello e sull'onda del risultato dobbiamo lavorare per concretizzarlo al più presto. Il mio è stato un sì di garanzia per il bene dei miei cittadini, un sì per consentire che in futuro si possano avere più risorse, tempi certi e veloci per mettere in sicurezza le scuole dei nostri figli, dare servizi a famiglie ed anziani, ripensare lo sviluppo della città, tappare le buche, prevenire le tragedie causate da maltempo e terremoto». Fra chi è rimasta a casa e ha invitato all'astensione, la senatrice Laura Puppato (Pd): «Il quorum è stato raggiunto anche grazie all'indicazione del Pd veneto di votare sì, la Lega quindi non può proprio intestarsi alcuna vittoria», commenta, «Zaia non pensi che questo referendum possa cancellare le sue pesanti responsabilità rispetto ai problemi irrisolti del Veneto dalla Pedemontana al Mose e alle banche popolari, e ora dimostri di creare un vero processo per ottenere maggiore autonomia per il Veneto. Dimostri, per una volta, che la sua azione non è dettata solo dalla sua convenienza elettorale, ma dal senso di responsabilità nei confronti degli impegni verso i cittadini. I cittadini con ampi margini di dubbio gli danno l'ultima chance».

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pubblicata il 23 ottobre 2017

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