Incentivi, Molino beffato il caso in Parlamento - La Tribuna di Treviso

25 gennaio 2015

Pagina 28, Primopiano

di Enzo Favero PEDEROBBA Ha fatto investimenti per 200mila euro per produrre energia e poter abbattere una bolletta elettrica da 15mila euro mensili. Ma al Molino Bertolo, storica azienda di macinatura di Covolo di Pederobba, è arrivata la doccia fredda sotto forma di diniego a poter accedere agli incentivi da parte del gestore dei servizi energetici. Il progetto di realizzare una centralina sfruttando il salto dell’'acqua del canale, era partito nel 2007, erano state chieste, e ottenute tutte le autorizzazioni necessarie, spendendo migliaia di euro in pratiche. Erano stati fatti gli investimenti per poter far funzionare la centralina e per questo la società aveva chiesto e ottenuto in finanziamento bancario, fiduciosa di poter accedere poi agli incentivi previsti per la produzione di energia da fonti rinnovabili. Nel 2013 è stata fatta la domanda per poter accedere agli incentivi statali, ma ora dal Gestore dei Servizi Energetici è arrivata la risposta: la richiesta di accesso agli incentivi è stata respinta. Un caso quello del molino Bertolo, le cui origini risalgono al 1700, che approda ora anche in Parlamento. La deputata del Pd, Simonetta Rubinato, ha infatti presentato un’interrogazione al ministro dello Sviluppo Economico, Federica Guidi, dove chiede quali iniziative intenda intraprendere per sbloccare una situazione che rischia di compromettere l’attività della ditta titolare di un mulino che è in attività dalla prima metà del 1700. «Dopo aver atteso sei anni per avere tutte le autorizzazioni necessarie alla realizzazione della centralina per lo sfruttamento energetico del salto d’acqua dal Consorzio di bonifica e Regione» spiega la parlamentare trevigiana «i titolari della ditta si sono visti respingere dal GSE, gestore dei servizi energetici, la richiesta di accesso agli incentivi. Con la motivazione che ci sono dei dubbi sulla titolarità della concessione in capo a Bertolo, quando la stessa ditta, tra l’altro, ha ininterrottamente versato e continua a versare regolarmente i canoni demaniali e ha eseguito i lavori dopo che la Regione Veneto ha riconosciuto la regolarità delle procedure ed ha attestato che la modifica ad uso idroelettrico risulta ora regolata da una nuova concessione sottoscritta con il Consorzio di Bonifica Piave. Vicende come queste dimostrano come le lungaggini e i cavilli burocratici finiscono con il disincentivare le imprese all’utilizzo delle energie rinnovabili, finendo per rendere vano l’intento del legislatore».

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pubblicata il 25 gennaio 2015

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