Renzi: «Casson, tutto previsto» E nel Pd scoppia la bufera - Corriere del Veneto

17 giugno 2015


Pagina 6, Primopiano

VENEZIA Il 3 maggio, giorno dell’inaugurazione del padiglione di Aquae a Mestre, era venuto al teatro Toniolo per sostenerlo. «Ripartiremo con lui, con legalità, trasparenza, fiducia per il futuro», aveva detto, non prima di aver «bastonato» il suo partito, il Pd, undici mesi dopo lo scandalo Mose. «Abbiamo fallito e quando sbagliamo siamo capaci di dirlo e di ripartire», aveva aggiunto. Ora invece la ripartenza non c’è stata e dopo gli elettori veneziani anche Matteo Renzi «scarica» Felice Casson. «Era scritto che perdesse», ha detto il premier in un’intervista uscita ieri su La Stampa . «A Venezia mi è venuto incontro un signore: “Salve, sono l’unico renziano della città...” Era Brugnaro, il candidato del centrodestra che ci ha battuto». Quasi un modo per «mettere il cappello» sul successo di Luigi Brugnaro, anche perché poi Renzi ha pure sottolineato che la scelta di Casson – ma anche delle aspiranti governatrici sconfitte Alessandra Moretti (Veneto) e Raffaella Paita (Liguria), come pure dei vincenti Michele Emiliano e Vincenzo De Luca (Puglia e Campania) – non sono state sue. «Io in quelle scelte non ho messo bocca», ha chiosato.  Dichiarazioni che fanno a dir poco imbufalire il diretto interessato e il suo staff. «Non mi interessa», taglia corto Casson, con le uniche tre parole che ieri hanno rotto il suo silenzio post-sconfitta, che continua. Parla invece Massimo Venturini, ex presidente della Municipalità di Mestre e vero uomo-ombra dell’ex pm fin dalle primarie, quando gran parte dei vertici del partito avevano puntato su Nicola Pellicani, volto più moderato. «Se lo sapeva che Felice avrebbe perso ce lo poteva dire prima - ironizza Venturini - La verità è che lui è toscano, gli piace fare delle battute: per me valgono le parole che ha detto al Toniolo e che mi sembravano ben diverse». Più conciliante invece la replica dell’altra sconfitta. «Le sue parole non devono essere strumentalizzate - dice Moretti - Renzi intendeva dire che non è entrato a gamba tesa sulle scelte dei territori». La candidata «doppiata» da Luca Zaia non nega gli errori della campagna elettorale. «Ma Casson non è stato un errore, è stato scelto dalle primarie con il metodo chiesto dal partito, dai militanti, dai circoli e dai dirigenti - continua - Il giorno dopo sono bravi tutti a giudicare, a fare analisi, ma vanno fatte prima e insieme». Difende Renzi anche il segretario regionale Roger De Menech, finito nel mirino di gran parte del partito. «Con le sue parole intendeva dire che non c’è stata ingerenza del partito nazionale - spiega - Casson ha vinto le primarie e a seguito di ciò ha avuto l’appoggio anche di Renzi. La sconfitta brucia al territorio, ma nessuno scarica Casson». Sul fatto che Brugnaro possa essere definito «il più renziano di Venezia» (anche se in realtà nell’aneddoto raccontato da Renzi sarebbe stato lui a presentarsi così), De Menech taglia corto: «Ha accettato l’appoggio dei partiti di centrodestra, nella sua coalizione non c’è centrosinistra. Le dinamiche locali e nazionali sono differenti». Più critica la senatrice Laura Puppato: «Le dichiarazioni di Renzi non mi sembrano ragionevoli - attacca - Non mi pare che il marchio renziano garantisca sempre la vittoria, l’abbiamo visto con Moretti e Paita. Se per Renzi Brugnaro rappresentava un buon nome, poteva sottoporlo e sarebbe stato valutato come tutti gli altri». Anche la deputata Simonetta Rubinato ci mette il carico da novanta, sebbene sul suo giudizio pesi anche la sua vicenda personale: «Ci sono state primarie e primarie - dice lei, che corse a dicembre contro Moretti e perse - Quelle vinte da Casson erano vere, quelle fatte in stile bulgaro e in soli 13 giorni per le Regionali no. Comunque trovo sorprendente che chi è arrivato alla segreteria del partito, e per questo poi alla guida del governo, solo con le primarie, ora le ripudi». Non le manda a dire al premier nemmeno Gianluca Mimmo, membro della segreteria regionale e civatiano (o ex, visto che Pippo Civati ha lasciato il Pd), la corrente a cui veniva spesso associato anche l’ex magistrato. «Renzi sta scaricando la sconfitta su altri, invece di prenderne atto - dice Mimmo - la riforma della scuola e le altre riforme hanno colpito in negativo molto del nostro elettorato».  «È vero, non è stato Renzi a scegliere Casson: l’hanno scelto le primarie - dice Jacopo Molina, che aveva sfidato Casson e Nicola Pellicani, venendo battuto - Il vero problema è che le primarie sono un laghetto, mentre il voto è il mare aperto: bisogna avere un altro tipo di attrezzatura». La tesi diffusa nel Pd, soprattutto in quegli uomini di vertice che avevano puntato su Pellicani, è che andava intercettato il voto moderato (una volta si sarebbe detto «di centro»), che in laguna è sempre stato decisivo. Brugnaro ha avuto gioco facile a presentarsi come il centrista, l’uomo del fare, contro il partito del «no» e dei centri sociali. Molina, che in laguna è il punto di riferimento dei renziani, non crede però nemmeno lui alla tesi del tradimento. «Renzi ha appoggiato Casson - assicura - quando è venuto al Toniolo l’abbiamo ricevuto insieme, io e Felice, ci abbiamo parlato. Lui davanti alla platea lo ha sostenuto sinceramente». «Io c’ero quando Renzi lo chiamava, quando gli fece i complimenti dopo la vittoria alle primarie», conferma Massimo Venturini.  La tesi del Pd veneziano, insomma, è quella che sono state rispettate le regole per la scelta del candidato, poi magari è stata sbagliata la campagna elettorale. «Renzi pone il tema delle primarie e bisognerà affrontarlo, ma da noi sono state trasparenti al massimo - dice il segretario comunale Emanuele Rosteghin - Il partito è stato unito e compatto, ma abbiamo subito una sconfitta pesante. Già da domani dobbiamo ripartire subito». «Abbiamo trascurato il centro - aggiunge il segretario provinciale Marco Stradiotto - Brugnaro ha sempre detto di essere renziano e l’anno scorso aveva pure cercato Renzi e l’ha votato. Insomma, non è un marziano, se veniva a fare le primarie con noi lo avremmo preso e per questo questa sconfitta ci fa ancora più male». 

Alberto Zorzi

Silvia Madiotto

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pubblicata il 17 giugno 2015

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