FLC CGIL Nazionale: "difendere scuola da autonomia differenziata"

10 gennaio 2019

UNA INCOMPRENSIBILE PRESA DI POSIZIONE QUELLA DEL SINDACATO DEI LAVORATORI DELLA SCUOLA, CHE HO COMMENTATO IL 7 GENNAIO SCORSO SULLA MIA PAGINA FACEBOOK, PUBBLICANDO UN GRAFICO SULLA SPESA PER ISTRUZIONE EROGATA NELLE REGIONI, CONTENUTO NEL RECENTE RAPPORTO FINANZA TERRITORIALE 2018.

In un post di inizio anno la FLC CGIL Nazionale invita a difendere la scuola dall'autonomia differenziata. Una incomprensibile presa di posizione del sindacato dei lavoratori della scuola non solo contro la richiesta della regione Veneto, ma anche contro l’indirizzo politico maggioritario espresso dai Veneti nel referendum del 22 ottobre 2017. Non risulta tuttavia che la FLC CGIL Nazionale si sia mai espressa contro la competenza esclusiva in materia di istruzione delle Province autonome di Trento e di Bolzano. Né che abbia avanzato proposte per rendere più efficiente ed equa l’attuale spesa per l’erogazione del servizio nei diversi territori della Repubblica. Eppure, come conferma il recente Rapporto Finanza territoriale 2018, che riporta il confronto della spesa totale per istruzione erogata nelle diverse regioni per studente, in tre differenti anni (a valori correnti), l’attuale sperequazione a danno degli studenti del Veneto (ma anche dei lavoratori della scuola veneta) è enorme, sia nel confronto con le straordinarie risorse di cui possono disporre gli studenti (e insegnanti) nelle confinanti Province autonome di Trento e di Bolzano, sia nel confronto con le risorse erogate nelle altre regioni a statuto ordinario, anche del Sud, cui i contribuenti veneti contribuiscono attraverso il residuo fiscale. La richiesta anche referendaria dell’autonomia differenziata in materia di istruzione è conseguenza di questa sperequazione, concretamente percepita qui da famiglie e personale della scuola. Invito anche la CGIL nazionale a misurarsi sulla concretezza dei problemi e non su slogan retorici se ha davvero a cuore i valori dell’unità della scuola e della Repubblica.

E' intervenuta nel dibattito sulla mia pagina facebook la stessa FLC CGIL Nazionale. Eccone il commento:

"Accogliamo l'invito e rispondiamo volentieri alle sue osservazioni.

La nostra posizione è semplice: l'autonomia differenziata ha un senso solo se si garantiscono i livelli essenziali di prestazione in materia di istruzione su tutto il territorio nazionale; con l’#autonomiadifferenziata che si vuole realizzare si cristallizzano le sperequazioni e anzi le si aumentano. Vediamo perché in dettaglio.Che i cittadini del Veneto si siano espressi genericamente a favore di ulteriori forme e particolari condizioni di autonomia senza altre specificazioni può avere un solo senso: vogliamo servizi migliori attraverso una più forte autonomia. 

Anche la FLC CGIL milita a favore dell’autonomia ma solo ad alcune condizioni: 

- che siano determinati preliminarmente i livelli essenziali delle prestazioni (competenza dello Stato) perché sia garantito un uguale trattamento all’alunno, in materia di istruzione, dovunque egli risieda nel territorio nazionale; 

- che si attui un decentramento solidale sulla base dei costi standard; 

- che si vari una legge di principi sulla cui base il decentramento avvenga come strumento di coesione e di solidarietà. 

Tutto ciò è assente dal processo appena avviato dalle tre regioni. E la Costituzione si attua non a pezzi ma integralmente, soprattutto in materia di diritti civili e sociali, e soprattutto in materia di diritto sociale all’istruzione.

In quanto alla mancata espressione della nostra contrarietà alla competenza esclusiva delle Province autonome di Trento e Bolzano in materia di istruzione, troverà la risposta nel primo e secondo comma dell’articolo 116 della Costituzione.

Per quanto riguarda l’assenza di nostre proposte per migliorare la qualità dell’offerta formativa dobbiamo lamentare la sua disattenzione che ci fa torto. Per aiutarla le segnaliamo il nostro dossier di proposte, pubblicato più volte sul nostro sito: www.flcgil.it/@3947483 e www.flcgil.it/@3948348
Per finire, una parola sul grafico della spesa per alunno.
Pensavamo che questa argomentazione fosse prerogativa della destra berlusconiana (titolarità dell’Onorevole Aprea), ma vediamo che essa ha fatto breccia anche presso di lei. 

Due cose: la spesa per alunno falsa il dato reale (una maggiore concentrazione di personale con alta anzianità nelle regioni meridionali innalza il costo complessivo) e introduce un criterio che non ha come scopo la garanzia dell’esercizio di un diritto ma quello della falsa ideologia delle pari opportunità di partenza (la stessa spesa per alunno e poi corra chi ha più gambe) senza badare al contesto (familiare, di ricchezza del territorio, di sbocco lavorativo ecc.). La solita ideologia liberista cara a chi, forte della propria forza, vuol far credere di “correre alla pari” con chi invece non dispone di mezzi. La nostra Costituzione dice altro e ne consigliamo vivamente una lettura integrale. 

Un cordiale saluto.
FLC CGIL nazionale
www.flcgil.it"

Ed ecco la mia risposta:

Mi fa piacere che FLC CGIL partecipi al confronto su un tema che è ormai ineludibile perché, anche in forza dell'esito del referendum veneto, le sperequazioni confermate dal grafico tratto dal Rapporto sulla finanza territoriale 2018 (che non si possono genericamente liquidare come sperequazioni tra Nord e Sud, ma piuttosto tra Regioni diverse, sia del Nord che del Sud) vanno finalmente affrontate e risolte per eliminare privilegi, sprechi, inefficienze ed iniquità. Come voi giustamente affermate, la Costituzione va infatti letta e applicata interamente: dunque anche l'applicazione del primo e secondo comma dell’art. 116 - da voi citati quali dogmi intoccabili - va ricondotta al rispetto dei principi fondamentali, in particolare del principio di eguaglianza di cui all’art. 3. Oppure questo vale solo per l'applicazione del terzo comma dell'art. 116?
Sulle sperequazioni di cui soffre la scuola veneta, su cui hanno impattato in modo particolarmente grave i tagli della riforma Gelmini del 2008, rimando al quadro ricostruito con l'aiuto del sindacato regionale e dell'Ufficio Scolastico del Veneto in questa mia interrogazione della XVII Legislatura: http://aic.camera.it/aic/scheda.html?core=aic.... Basta questo credo a confermare quanto sia da me lontana la sirena della destra berlusconiana. Ricordo anche che 85mila bambini dai 3 ai 6 anni (oltre il 60%) vengono accolti in Veneto dalle scuole paritarie dell'infanzia, con un risparmio dello Stato di quasi 500 milioni l'anno, pagati dalle famiglie, a prescindere dal reddito. Credo dunque non sia più tempo di mere contrapposizioni o reciproche accuse ideologiche, ma che sia ora di confrontarsi in concreto sui numeri della situazione esposta nella mia interrogazione, comparati a quelle di altre realtà. E trovare delle soluzioni che consentano alla scuola veneta di dare risposte formative adeguate alle esigenze del territorio, senza togliere risorse essenziali ad altri, ma esigendo da tutti il medesimo impegno e responsabilità. Concordo dunque sulla applicazione della legge n. 42/2009 sul federalismo fiscale: livelli essenziali, fabbisogni standard e perequazione, ma a chi spettava sino a qui determinarli? E perché non è stato ancora fatto? Siete d'accordo che vanno applicati anche alle regioni a Statuto speciale? Rilevo, infine, che nella pre-intesa, a quanto so, le risorse per l'autonomia differenziata sono date al momento dal costo storico, senza dunque togliere nulla ad altri (costo storico che anzi, sulla base del grafico, penalizza più di tutti proprio il Veneto), mentre si prevede il passaggio al fabbisogno standard dopo ben 5 anni, che a quel punto sarà determinato a favore di tutti.

Ho anche pubblicato la riflessione di una dirigente scolastica, a cui ho chiesto di leggere il commento della FLC CGIL dalla prospettiva di chi da tanti anni lavora nella scuola veneta e che dal 1º settembre scorso è titolare di scuola superiore con reggenza di istituto comprensivo di 12 plessi totale con circa 3.200 studenti. Eccola: 

"Non è semplice rispondere al commento della FLC CGIL. Sul piano teorico chi non sta con la Costituzione ed i principi di equità/uguaglianza e quant'altro?
Ma la realtà è che, anche persone come me che si sono formate sulla tradizione del cristianesimo sociale, di Toniolo e della sinistra cattolica, quindi moderate e solidali per principio, hanno imparato che la Costituzione è sempre stata brandita come arma di difesa dello status quo più che come strumento rivoluzionario di modifica di realtà che non funzionano. Con quest'ultima espressione mi riferisco anche alla questione meridionale, sulla quale nessun governo è riuscito ad incidere per dare una svolta. Ciò ha determinato nei veneti, ad es., la sensazione che lo Stato non tenga nella stessa considerazione tutti i cittadini e quindi che il contributo in termini di imprenditorialità, operosità, fiscalità e molto altro che i cittadini di questa regione danno alla comunità nazionale , non ha un equo corrispettivo in termini di risorse che ritornano alla realtà locale. Eppure la Costituzione, in particolare dopo la riforma del 2001, ha sancito il decentramento e forme di autonomia differenziata, ma la politica (come anche il sindacato...) da allora ha fatto in modo che ciò non diventasse realtà. Oggi, contrariamente a quanto dice la CGIL, i cittadini veneti (e non solo) sono stanchi e chiedono che proprio quella Costituzione, ed inviterei la CGIL a leggere il titolo V, venga messa in atto e non solo per ottenere servizi migliori, come semplicisticamente il sindacato sottolinea, ma proprio per provare a ripensare quei servizi con le nostre risorse e con specificità territoriali.
Alla scuola: non serve fissare ulteriori livelli essenziali di istruzione: ci sono indicazioni nazionali e documenti ministeriali per ogni ordine e grado stringenti e obbligatori per tutti sul piano normativo, eppure le disparità con le regioni del Sud sono enormi e non a sfavore del meridione ma del Veneto e non solo.
Sarebbe utile a tal fine sapere quali sono i dimensionamenti scolastici nelle regioni del Sud? Quanti istituti hanno più di mille alunni? Nel Veneto nessuno è inferiore da ormai un decennio a questa parte, dimensioni che non risultano in altre realtà territoriali.
E quante reggenze ci sono nelle regioni meridionali? Risulta che la graduatoria di merito, ad es. della regione Veneto, per i dirigenti scolastici sia esaurita dall'anno successivo al concorso (dal 2013) e da allora quasi un dirigente su due deve farsi carico di due istituti, con migliaia di studenti, mentre al sud ci sono graduatorie non esaurite e dirigenti che hanno rifiutato il posto che in altre regioni era libero.
Quanti sono i miliardi di fondi europei destinati solo alle regioni meridionali con programmi di sviluppo specifici che hanno permesso alle scuole di realizzare laboratori di alto livello tecnologico che tuttavia non hanno visto le scuole del sud posizionarsi adeguatamente nelle rilevazioni Invalsi? Da noi i laboratori nelle scuole del primo ciclo sono frutto di sponsorizzazioni di aziende, quando va bene, o provengono comunque dall'ente locale o dal contributo delle famiglie. Con meno risorse materiali abbiamo comunque risultati superiori segno che la cultura dell'impegno unita ad un sano controllo da parte di chi ne ha la competenza funziona.
Dov'è il sindacato ogniqualvolta si assiste a nuove scelte miopi di tagli alla scuola? Proclama azioni di sciopero e mobilitazione collocate il lunedì o il venerdì come è accaduto il 7 gennaio? Si batte contro la valutazione dei docenti, pratica necessaria ed europea? Quale ulteriore miopia dimostra quando contrappone dirigenti a docenti che nella realtà condividono la stessa barca e le stesse tempeste?
I risultati non dipendono dunque dalla mancanza di risorse, ma da problematiche molto più generali che questo paternalismo centralista che ci ha guidato per 70 anni non ha scalfito. Ecco perché è ora di cambiare: perché la cultura della responsabilità, proclamata in primis dalla nostra Costituzione e che una sana autonomia porta con sé, sostituisca quella dell'assistenzialismo. Solo così una società cresce e la scuola è il motore di tale crescita. Ci aspettiamo che il sindacato sia a favore di tale cultura che, se promossa, si occupa di propria libera iniziativa anche degli eventuali sfortunati che restano indietro per difficoltà oggettive."

 

 


pubblicata il 10 gennaio 2019

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