Era l'ottobre del 2008 quando il Governo Berlusconi assegnò un contributo a fondo perduto di 140 milioni di euro al Comune di Catania, di cui era stato sindaco dal 2000 il medico personale del premier, per evitarne la bancarotta. Risorse dei contribuenti italiani bruciate invano, visto che dopo 10 anni di ulteriore mala gestio, divisi a metà tra centrodestra e centrosinistra, il Comune è stato costretto dalla Corte dei Conti a dichiarare il 12 dicembre scorso lo stato di dissesto.
Secondo i giudici contabili il 'buco', tra bilancio del Comune e società partecipate, sarebbe di 1,6 miliardi di euro. Come ci si è arrivati? Il Procuratore generale di Roma ha evidenziato «gravi violazioni di norme e principi contabili». La massa debitoria dell’Ente si deve alla«rappresentazione dei debiti da ripianare, risultati sottostimati», oltre a quelli fuori bilancio, «in continua evoluzione esponenziale». Sotto accusa, anche, il «costante e crescente ricorso all’anticipazione di tesoreria, puntualmente inestinta al termine dell’esercizio per importi considerevoli con notevole aggravio della spesa per interessi passivi» e la «bassissima capacità di riscossione delle entrate, specie del recupero dell’evasione tributaria».
Sono infatti finiti i bei tempi in cui si potevano coprire le perdite delle Partecipate accendendo nuovi mutui e da Roma arrivavano le risorse per ripianare i disavanzi a piè di lista. Colpa delle arcigne regole imposte dall'Unione europea.
In ogni caso un aiutino dall'attuale Governo arriva dalla Manovra: un emendamento presentato dalla Lega e approvato alla Camera il 6 dicembre scorso blocca le sanzioni per la violazione al patto di stabilità e al saldo di competenza per i comuni in dissesto che hanno rinnovato i propri organi nella scorsa tornata elettorale di giugno. Una norma tagliata su misura per Catania, che così riuscirà ad evitare sanzioni pesantissime e si vedrà arrivare in cassa circa 7 milioni di euro, di cui ha rivendicato il merito il sottosegretario all'Interno e commissario regionale della Lega Stefano Candiani. Che dire? Il mondo si é davvero capovolto.
Ma la cosa più sconvolgente è la mancanza di qualunque mea culpa da parte degli amministratori catanesi. Secondo l'ex sindaco Enzo Bianco (ancora Presidente dell’Anci nazionale sino al 2019) il problema sta nel taglio dei trasferimenti statali e regionali, superiore alle previsioni, e nei «problemi di esigibilità dei tributi causati dalla più grave recessione economica dal dopoguerra, in cui la soglia di povertà ha toccato punte epocali», in quanto Catania «fonda la sua economia sull'imprenditoria privata e non può contare su una presenza rilevante di impiegati pubblici»! Ancor più illuminante l'attuale vicesindaco Roberto Bonaccorsi: «il problema è che siamo di fronte a un sistema che non regge più, che ha trasferito agli enti locali tutte le responsabilità riducendo, giorno dopo giorno, l’ammontare dei trasferimenti e dando agli enti, come leva, l’ammontare della riscossione che il più delle volte si tramuta in mancate entrate. E così il divario si è allargato. La colpa è del federalismo fiscale che comporta il dissesto di un Comune ogni 10 giorni». Non dei politici che hanno malgestito e sperperato denaro pubblico, non dei dirigenti che con i loro atti ed omissioni hanno causato al Comune danni milionari, non dei cittadini che hanno fatto i furbi evadendo le tasse con la complicità di chi doveva riscuoterle.
Insomma, una filosofia trasversale del ‘chiagne e fotte’ che suona come una beffa per i tantissimi amministratori locali che hanno pareggiato i bilanci nonostante i tagli e per la maggioranza di contribuenti che lungo lo Stivale le tasse le hanno pagate nonostante la crisi economica. E un oltraggio alle centinaia di imprenditori e disoccupati che si sono suicidati.
Una filosofia del ‘chiagne e fotte’ che sembra neppure questo Governo voglia cambiare, visto che entrambi i vicepremier sono molto interessati al consenso elettorale nel Mezzogiorno, tanto che la Manovra prevede un ancor maggiore trasferimento di risorse dal Nord al Sud del Paese attraverso il reddito di cittadinanza e la pace fiscale. Anzi il Governo nazionale ha da ultimo chiarito ai Governatori delle Regioni che hanno chiesto l'autonomia che non avranno un euro in più di adesso. Tradotto: il giogo sui cittadini delle Regioni più produttive, soggetti a una maggiore pressione fiscale e beneficiari di una minore spesa statale, non si tocca.
Ma non fanno i conti con i 2,3 milioni di Veneti che hanno votato il 22 ottobre dell'anno scorso.
Link per approfondire:
- Audizione alla Corte dei Conti del precedente sindaco Enzo Bianco: https://catania.livesicilia.it/2018/05/05/audizione-alla-corte-dei-conti-la-difesa-dellamministrazione_458430/
- Ansa Sicilia su rigetto ricorso del Comune da parte della Corte dei Conti: http://www.ansa.it/sicilia/notizie/2018/11/07/corte-conti-si-dissesto-comune-catania_cb42be65-4857-4020-8ec8-d7631080e244.html
- annuncio del sottosegretario leghista Stefano Candiani dell'emendamento 'Salva Catania': https://www.lasicilia.it/news/cronaca/207552/candiani-e-si-al-salva-catania-la-citta-evita-sanzioni-e-avra-7-mln.html
- Intervista del quotidiano La Sicilia al vicesindaco Roberto Bonnacorsi: https://www.lasicilia.it/news/catania/193411/catania-il-comune-e-alla-frutta-non-abbiamo-un-centesimo.html
- video con intervento dell'ex sindaco Enzo Bianco dell'11 novembre scorso: https://www.facebook.com/567088976777168/posts/1187200671432659/
- video dell'intervento del vicesindaco Bonaccorsi in Consiglio Comunale il 13 novembre scorso: https://youtu.be/q0s0bCsdm3I
- articolo de Il Mattino del 17 dicembre 2018 su paletti del Governo Lega-M5S sull'Autonomia: http://ilmattino.it/economia/autonomia_paletti_m5s_ok_se_non_fa_fuori_il_sud-4177317.html