On Simonetta Rubinato, che significato ha la “Prima Festa dell’ Autonomia”, che la sua associazione Veneto Vivo festeggerà Domenica prossima 28 Ottobre a Roncade, in provincia di Treviso ?
Il 22 Ottobre di un anno fa, oltre 2.300.000 Veneti (una cifra superiore alla somma dei voti presi da tutti i partiti alle ultime elezioni regionali) hanno votato SI’ nel referendum consultivo dato loro dalla Corte Costituzionale, per chiedere “ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia” per la nostra Regione. Con l’associazione Veneto Vivo, che ho fondato con altri amici e di cui sono presidente, vogliamo mantenere viva quell’istanza, espressa attraverso uno strumento di democrazia diretta che tra l’altro ci è costato 14 milioni di euro. Per questo tra gli obiettivi del nostro Statuto vi è quello di celebrare ogni anno in prossimità di questa data la Festa dell’Autonomia, come memoria di un fatto di popolo, che sotto la pioggia è andato con fiducia, addirittura in fila ai seggi, a votare per esigere l’autonomia differenziata prevista sin dal 2001 dall’art. 116 del titolo V della Costituzione Italiana, ma mai sinora applicata. Tra i relatori avremo il prof. avv. Mario Bertolissi, il prof Giancarlo Corò, il prof. Giovanni Campeol, il prof. Giovanni Poggeschi, l’imprenditore Alberto Baban e altre voci. Sarà un momento di riflessione e di approfondimento culturale e politico sui temi della sussidiarietà, dell’autonomia responsabile e del federalismo, per una diversa e più efficace articolazione dello Stato sia nel rapporto con le Autonomie locali sia con la Unione Europea. Ci sarà anche la presentazione dei risultati di un sondaggio che l’Istituto demoscopico Quaeris ha svolto per l’occasione. Ci ritroveremo nell’aula consiliare del Comune di Roncade, luogo che rappresenta in ogni Comune la base, “la palestra della democrazia“ e non ci faremo mancare al termine dei lavori un venetissimo momento conviviale conclusivo.
Tenendo conto di quanto è accaduto in quest’anno non facile per la politica italiana, lei cosa ne pensa sull’argomento ? La strada per l’autonomia, nonostante le pubbliche dichiarazioni rassicuranti, pare essere in salita per il governatore Zaia e per il ministro Stefani.
L’ autonomia non arriva a casa come un pacco dono. Ho sempre pensato che non sarebbe stato facile, considerato che i tentativi precedenti (nel 2008) si sono arenati e che nessuna regione ci è riuscita nei 15 anni passati. Per questo l’anno scorso ho scritto un libro intitolato “La Spallata”, spiegando perché bisognava non sprecare l’occasione del referendum ammesso dalla Consulta. Ma, nonostante la spallata ci sia stata, abbiamo avuto la riprova in questi giorni che l’autonomia sarà complessa da realizzare sul piano tecnico e durissima su quello politico, per le resistenze conservatrici centraliste e per l’opposizione aperta di chi temendo di perdere posizioni di rendita e di potere accusa di egoismo le regioni del Nord, senza neppure distinguere tra ordinarie e speciali, alimentando i timori dei cittadini meridionali di vedersi ridotti i trasferimenti. Se si aggiunge a questo che le priorità dell’attuale governo giallo-verde sono quelle di trovare le ingenti risorse necessarie per il reddito di cittadinanza e per la riforma della Fornero, temo che la sfida sia oggi ancora più dura. Anche perché Salvini, per ampliare i suoi consensi al Sud, potrebbe essere tentato di sacrificare al momento le esigenze autonomiste del Veneto.
Eppure nella discussione nell’aula Magna del Bo’ a settembre Zaia e Stefani erano stati molto ottimisti …
Troppo, alla prova dei fatti, visto che il governatore e il ministro pronosticavano che l’intesa sarebbe stata approvata dal Consiglio dei Ministri entro il 22 Ottobre scorso. Zaia parlava addirittura di mettere la fiducia sulla Legge Delega proposta dalla Regione Veneto, che però non c’è più sul tavolo, perché il M5S l’ha stoppata e chiede che si approvi una legge “rinforzata” per tutte le regioni che hanno chiesto l’autonomia, che contenga in modo più dettagliato i contenuti dell’auspicata Intesa-accordo tra Governo nazionale e regionale su materie, competenze e risorse finanziarie e umane. Secondo le dichiarazioni della Stefani la bozza di accordo col Veneto è sul tavolo del Premier dal 2 Ottobre, ma tutto tace anche se è già stato da lei sollecitato. Temo che Conte, per i ben noti problemi sulla manovra e le gravi preoccupazioni che la stessa suscita in Europa e sui mercati, abbia al momento altre priorità. Senza dimenticare che il M5S non è certo indifferente alle pressioni che stanno arrivando dal Mezzogiorno e alla petizione del prof. Viesti, che ha già raggiunto le 13.000 firme contro l’autonomia veneta, tacciata di essere una larvata secessione delle “regioni ricche del nord”. Ecco dunque spiegata la melina del Governo.
A questo punto ?
L’autonomia veneta è per il Governo giallo-verde, formalmente amico di Zaia, una patata bollente. I due partner al governo hanno fatto promesse contrapposte, ma la coperta è stretta quanto a risorse finanziarie: i leghisti hanno fatto il pieno di parlamentari nei collegi uninominali del Nord promettendo meno tasse con la flat tax, mentre i 5S si sono aggiudicati tutti i collegi del Sud con il reddito di cittadinanza, che altro non è che un ulteriore trasferimento di risorse dal Nord al Sud. Peraltro tutte le forze politiche, di maggioranza e di opposizione, mi sembrano oggi fortemente centraliste, stataliste o sovraniste, non certo autonomiste e federaliste. Se il referendum del Veneto non avesse raggiunto il quorum oggi non credo saremmo nemmeno più qui a parlare delle istanze di autogoverno del Nord. Ma proprio per la volontà popolare sancita in modo formale dal referendum, chi rappresenta ora il Veneto al tavolo negoziale col Governo deve tenere il punto fermo con ragionevolezza, certo, ma anche con fermezza. Per esempio sul fronte delle risorse occorre dire basta al criterio della spesa storica, che ci penalizza da decenni rispetto a quanto versiamo al fisco. Mentre il ministro Stefani sostiene- ahimè- che verranno trasferite alla nostra Regione con le competenze solo le risorse che oggi lo Stato spende in Veneto, nell’ovvio tentativo di non scontentare altri, in primis il M5S. E Zaia, abbandonati i 9/10 del residuo fiscale, fa buon viso affermando che per lui va bene, tanto saremo così bravi che ce li faremo bastare e pure risparmieremo… Mi chiedo: come facciamo ad assumere la piena responsabilità su competenze oggi statali, senza la certezza di adeguate risorse ? Considerato che la spesa storica cristallizza gli sprechi e penalizza le regioni più parsimoniose nello spendere.
Ci fa un esempio di quanto sostiene ?
Il Veneto nella classifica della spesa statale regionalizzata del 2016, ultima annualità messa a disposizione sul sito della Ragioneria dello Stato, risulta tra le ultime Regioni con una spesa statale annua per abitante di 2.802 euro, mentre quella della Campania è di 3.737 euro pro capite, quella della Valle D’Aosta (regione a statuto speciale) è di ben 9.388 euro e quella del Trentino Alto Adige (altra regione a statuto speciale) di 8.152 euro. Il Veneto è ben al di sotto della spesa statale media italiana procapite, pari a 3.718 euro per abitante. È giusto per i cittadini veneti? Le faccio un altro esempio concreto: il prof. Viesti paventa nella sua petizione che, se il Veneto avesse l’autonomia in materia di istruzione con le relative risorse, il bambino campano avrà in futuro una scuola di serie B rispetto al bambino veneto. Bene, compariamo le cifre che dà la Ragioneria dello Stato su quanto lo Stato spende oggi alla voce “istruzione” per ogni alunno: ebbene si tratta di 3.676 euro in Campania e di 3.270 euro in Veneto. Chi è dunque che ha oggi, quanto a risorse investite sul territorio, una scuola di serie B? E perchè dobbiamo accettare che continui ancora nei prossimi anni questo criterio della spesa storica che ci penalizza da decenni? Non si tratta di far venire meno la solidarietà nazionale, ma piuttosto di eliminare finalmente gli sprechi nella spesa pubblica di altre Regioni che penalizzano certo i cittadini del Sud, ma anche i cittadini veneti.
Dunque che cosa propone?
Proprio prevedendo tutto ciò abbiamo costituito l’Associazione Veneto Vivo, come strumento utile a mantenere alta l’attenzione, l’impegno e la mobilitazione di tutti coloro che credono nel federalismo e nell’autonomia responsabile e solidale, come sfida di cambiamento per la libertà e il benessere delle nostre comunità. I Veneti meritano una risposta e noi vogliamo incalzare dal basso tutte le forze politiche, ma soprattutto i partiti che oggi governano a Roma, i quali insieme a chi guida la Regione Veneto hanno l’onere e l’onore di dare attuazione alla volontà popolare e alle promesse che loro stessi hanno fatto. I Veneti ne chiederanno conto e noi come Veneto Vivo faremo da loro portavoce.
Adina Agugiaro
https://venetoeccellenze.it/intervista-allonorevole-simonetta-rubinato/