IL CASOVENEZIA Dopo dieci anni di soffocanti lacci contabili, finalmente i Comuni, le Province e le Città Metropolitane possono tornare a rifiatare. La boccata di ossigeno arriva dalla circolare con cui ieri il bellunese Daniele Franco, ragioniere generale dello Stato e uomo-chiave della manovra, in virtù di due sentenze della Corte Costituzionale ha disposto che a partire dal 2018 gli enti locali «possono utilizzare il risultato di amministrazione per investimenti»: si sbloccano così avanzi per 11 miliardi e 346 milioni, stando ai conti aggiornati al 31 dicembre 2016 e certificati dall'Ufficio parlamentare di bilancio. Si tratta di una vittoria trasversale del Nordest: i ricorsi alla Consulta erano stati presentati dalle Regioni Veneto e Friuli Venezia Giulia e dalle Province di Trento e Bolzano e la battaglia per l'applicazione dei verdetti è stata combattuta anche fuori dalle Camere dall'ex deputata dem Simonetta Rubinato.I GIUDICI E LA DIRETTIVALa direttiva di Franco prende le mosse appunto dai due pronunciamenti dei giudici costituzionali. Quello di novembre del 2017, secondo cui «l'avanzo di amministrazione rimane nella disponibilità dell'ente che lo realizza» e «non può essere oggetto di prelievo forzoso». E quello di maggio del 2018, per cui è illegittima la norma secondo la quale «a partire dal 2020, ai fini della determinazione dell'equilibrio del bilancio, le spese vincolate nei precedenti esercizi devono trovare finanziamento nelle sole entrate di competenza». Di fronte a simili valutazioni della Corte, ricorda il ragioniere generale, la normativa prescrive un chiaro obbligo: «Il Ministro dell'economia e delle finanze, allorché riscontri che l'attuazione di leggi rechi pregiudizio al conseguimento degli obiettivi di finanza pubblica, assume tempestivamente le conseguenti iniziative legislative al fine di assicurare il rispetto dell'articolo 81 della Costituzione», cioè quello sull'equilibrio fra entrate e uscite nel bilancio dello Stato. Ma siccome finora il Governo ha scongelato solo 1 miliardo e 30 milioni in quattro anni, cioè quelli che nel decreto Milleproroghe avevano rinviato il bando Periferie al 2020, tocca all'organo tecnico del dicastero far presente che «per l'anno 2018 (...) gli enti considerano tra le entrate finali anche l'avanzo di amministrazione per investimenti applicato al bilancio di previsione del medesimo esercizio».GLI EFFETTIMentre per le Regioni sarà realizzata una specifica corsia di attuazione del dettato costituzionale, per gli altri enti locali gli effetti saranno immediati. Sommando fra loro le tre componenti degli avanzi di amministrazione interessate dalla disposizione, risulta che la novità vale 9,338 miliardi per i Comuni, 1,039 miliardi per le Province e 969 milioni per le Città Metropolitane. Dei municipi coinvolti, due su tre sono al Nord. Tant'è vero che per il Veneto il peso è di circa 1 miliardo, che secondo uno studio di Ca' Foscari e Unioncamere commissionato da Anci determinerebbe «un aumento dello 0,7% del Pil regionale, 13.400 posti di lavoro e 358 milioni di entrate fiscali». Non a caso esulta la presidente veneta Maria Rosa Pavanello: «Molti Comuni hanno già estinto i prestiti e così, pur essendo fra quelli meno indebitati e con meno personale di tutta Italia, si ritrovano a poter effettuare solo la spesa corrente. Ora invece si sbloccano e si liberano gli investimenti». LA PATERNITÀ Ma intanto è scontro sulla paternità del provvedimento. La Lega ne rivendica il merito politico: «Finalmente dopo 5 anni di centrosinistra in cui nulla è stato fatto per i Comuni, questo Governo è riuscito a dare risposte concrete ai territori», dichiara Massimo Bitonci, sottosegretario all'Economia; «Il Governo rispetta gli impegni che prende nei confronti degli enti locali», concorda Erika Stefani, ministro per le Autonomie. Opposta la lettura di Rubinato, oggi presidente di Veneto Vivo: «Avevo presentato diversi emendamenti sul tema, ma ancora non avevo dalla mia le sentenze della Consulta che hanno riconosciuto l'autonomia finanziaria degli enti locali. Dopodiché con la mia associazione in questi mesi ho proposto alle amministrazioni comunali uno schema di delibera per incoraggiarle ad utilizzare gli avanzi in forza di quei pronunciamenti. In tutto questo il nuovo Governo ha soltanto spalmato in quattro anni poco più di un miliardo, mentre è stata la Ragioneria Generale ad adeguarsi al dettato della Corte per l'intero importo. A questo punto la politica, invece di prendersi meriti che non ha, pensi ad abolire già con la prossima manovra tutti i meccanismi che ostacolano l'autonomia finanziaria degli enti virtuosi». Angela Pederiva