Ridurre il numero di parlamentari non è una cosa sbagliata, anzi. Io stessa avevo votato a favore della riduzione di 215 seggi al Senato contenuta nella riforma costituzionale Renzi-Boschi, trasformandolo nella Camera delle Autonomie locali. Il punto è il modo con cui lo si fa: con il taglio di 345 parlamentari che si è approvato ieri il rapporto tra popolazione italiana ed eletti sarà più basso che in Francia, Gran Bretagna e Germania.
Il che significherà, come spiega il politologo Pombeni, che "condurre una campagna elettorale per essere eletti costerà di più" e cosi "le segreterie di partito saranno padroni assoluti delle candidature": "i territori ne soffriranno e i candidati saranno sempre più comparse". Insomma, al modico costo di 58 milioni di asserito risparmio, avremo un Parlamento più casta di prima e due Camere fotocopia: tanto valeva eliminarne una. Ma tant'è: pur di non tornare alle urne anche i partiti di solida tradizione parlamentare si sono accodati all'antipolitica che avevano proclamato di voler combattere.
Infine: che dire della condotta di quei parlamentari che hanno votato sì al taglio annunciando però che raccoglieranno le firme per il referendum abrogativo? Forse non si rendono conto che in questo modo danno ancor più ragione a chi sostiene l'inutilità della funzione parlamentare. Pensare che i Costituenti, proprio per tutelare la libertà del loro voto nell'interesse della Nazione, avevano approvato l'art. 67 della Costituzione.