Caso Asco, la mia opinione sulla battaglia in atto per il controllo della Holding

03 marzo 2018

Da mesi i media locali riferiscono della battaglia in atto all'interno di Asco Holding. In apparenza una disputa giuridica sull'interpretazione della riforma Madia sulle società partecipate, in sostanza una battaglia sul controllo del Gruppo Asco e sul forziere di Asco Piave.

Lo scontro legale è già arrivato al Giudice amministrativo e alla Corte dei Contisu iniziativa dei soci privati, che imputano ai vertici della Holding di aggirare la legge, proponendo ai soci pubblici la fusione con la controllata Asco Tlc. Una parte dei Comuni ha seguito questa linea e le relative delibere sono state impugnate dai soci privati: il 7 marzo si terrà l'udienza al TAR, ma per la sentenza bisognerà attendere di più.

Un'altra parte di sindaci ritiene invece che la soluzione migliore sia quella della fusione di Holding e quotata Asco Piave, con la stipula di un patto di sindacato tra i Comuni per non perderne il controllo. Soluzione che appare essere la più ragionevole e aderente allo spirito e alle norme della riforma Madia. Questi stessi sindaci chiedono al CdA di convocare l'Assemblea per decidere nei termini di legge, sia per evitare il rischio di sanzioni (la perdita dei diritti sociali da parte dei Comuni), sia per scongiurare eventuali addebiti di danno erariale a carico degli amministratori. Il 23 marzo prossimo scade, infatti, il termine stabilito perché la società deliberi di quotarsi in Borsa per evitare l’applicazione delle norme più restrittive della riforma (art. 26, comma 4, D. Lgs. n. 175/2016). Ma secondo il CdA questo termine non si applicherebbe alla Holding. Forse qualcuno spera in una proroga da parte del Governo che verrà.

I cittadini potrebbero legittimamente chiedersi: visto che la riforma Madia è entrata in vigore il 23 settembre 2016, quasi un anno e mezzo fa, perché a ridosso della scadenza di legge non si è ancora presa una decisione? Mentre società pubbliche di servizi di altre regioni si sono preparate per tempo all'appuntamento, con aggregazioni, fusioni, acquisizioni, adozione di patti di sindacato tra enti locali, solo tre settimane fa il presidente di Asco Holding ha dato un incarico, quale advisor, a Finanziaria Internazionale per riordinare le idee e confezionare in quattro mesi una proposta. Sembra dunque ancora mancare una visione sul senso strategico da dare alle partecipazioni dei Comuni.

Una cosa è certa: dalle scelte che farà la società dipende anche la salvaguardia dello sviluppo sociale ed economico locale. C’è quindi da augurarsi che quanto prima si passi da una dannosa guerra legale tra i soci ad un confronto responsabile sulle scelte strategiche del Gruppo per garantire continuità e competitività alle forniture di gas in un mercato ormai liberalizzato e per massimizzare il valore delle partecipazioni dei Comuni. Dopo il prezzo altissimo pagato dal territorio per il fallimento delle due popolari venete, non possiamo permetterci anche la dissipazione del tesoretto ereditato dalla scelta politica lungimirante di Francesco Fabbri.

 


pubblicata il 03 marzo 2018

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