Fuga dal Veneto, piano per fermare Cortina - Corriere del Veneto

25 novembre 2017

Pagina 2, Primopiano

VENEZIA Forse Cortina, come dice il motto impresso sullo stemma del Comune, se ne sta pure tranquilla, vivendo a modo («Modo vivo ac tuta quiesco»); ma lo stesso oggi non lo si può dire della politica veneta, dopo che tre giorni fa il parlamento ha sancito il definitivo distacco di Sappada da Venezia al Friuli. Perché se è vero che sono 24 in tutto i Comuni che nel tempo hanno manifestato la volontà di cambiare casacca — e per i quali si teme adesso il cosiddetto «effetto domino» —, è innegabile anche che il vero timore riguardi ora il gioiello di famiglia. Cioè proprio la Regina delle Dolomiti. Cortina come nuova linea del Piave, dunque, di fronte ai futuri, possibili esodi. «Il punto è proprio questo — sottolinea l’onorevole Pd Simonetta Rubinato —. La decisione della Camera ha creato un precedente, ma la Regione adesso non può assistere a questo shopping senza fare nulla». Una considerazione nella sostanza condivisa anche da una vecchia volpe della politica bolzanina, l’ex presidente della provincia autonoma Luis Durnwalder, che curiosamente ieri si trovava proprio nella città ampezzana, per i dieci anni dal referendum del 2007 per il passaggio all’Alto Adige: «Sì, penso anch’io che la vera preoccupazione sia proprio che scappi Cortina — ci ha detto —. D’altronde per lo Stato e per l’Italia questo è un biglietto da visita non da poco...»

La lettera

Quindi, cosa succederà? L’impressione è che i giochi si muovano su più piani. Al momento l’attenzione di tutti è rivolta al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che è atteso alla firma della legge con cui il parlamento ha sancito il passaggio di Sappada al Friuli. Le possibilità che il Capo dello Stato rinvii di nuovo il testo alle Camere, bloccando dunque l’iter, appaiono francamente labili; ma fino a quel punto ogni altro passo appare comunque precluso. A dire il vero il presidente del consiglio regionale Roberto Ciambetti (Lega), così come aveva già fatto pochi giorni fa con la presidente della Camera Laura Boldrini, sarebbe pronto a scrivere anche a Mattarella, sostenendo che il procedimento istituzionale riguardante il trasferimento di Sappada in Friuli soffrirebbe di alcune lacune formali: «Manca il parere formale del consiglio regionale, così come richiesto dalla Costituzione», è il suo giudizio.

Il ricorso

Ma, appunto, è solo quando la legge dovesse essere promulgata che si potrebbe aprire la porta all’estrema soluzione rappresentata dal ricorso alla Corte Costituzionale. In questo caso, il soggetto titolato a ricorrere è la Regione; e non anche la Provincia di Belluno. Così come ieri si è sentito dire dal proprio consulente legale, il presidente Roberto Padrin: «Eventualmente il nostro apporto potrà essere solo in sostegno — ci spiega —, si dice ad adiuvandum. In ogni caso si tratta di una valutazione che non abbiamo ancora considerato. Anche perché, per quanto ci riguarda, la strada resta quella di una maggiore autonomia per la Provincia di Belluno».

Gli avvocati

Sulle chance di un ricorso si mostrano in realtà possibilisti i due costituzionalisti principi dell’Università di Padova, che sono da anni anche i principali consulenti della Regione in materia, cioè Luca Antonini e Mario Bertolissi. Il primo punta sopratutto sul fatto che, come detto da Ciambetti, manchi il parere positivo del consiglio Veneto: «La Costituzione — ci ha detto — parla di un solenne coinvolgimento, che qui non c’è stato. Per altro quell’unica mozione del 2012 era stata fatta da un consiglio non più in carica». Per il secondo, non vale solo questo punto, ma ci sarebbe da considerare pure il fatto che il trasferimento di Sappada in Friuli sia stato fatto attraverso una semplice legge ordinaria. E non costituzionale (con il doppio passaggio alla Camera e al Senato): «È vero che c’è una sentenza della Corte Costituzionale del 2007 che dice che basta la legge ordinaria, ma era un’altra contingenza. E devo dire che c’è spazio per i dubbi. Ci voleva un gesto di prudenza e saggezza istituzionale, le conseguenze del distacco rischiano di essere pesanti. Come si fa ore a dire di no a Cortina?»

Il governatore

In tutto ciò il presidente della Regione Luca Zaia appare attendista. «La partita di Sappada la guardo da fuori — ci dice —. Aspettiamo che Mattarella metta il timbro sulla legge e poi valuteremo. Ma sono in attesa anche di capire come il Friuli cambi il suo statuto, per recepire il Comune Sappada. Una cosa è certa: siamo gente di parola, per bene, e i soldi stanziati finora a Sappada, come quelli per la tappa del Giro d’Italia che con grande fatica avevamo conquistato, non li ritireremo. I sappadini li considerino un nostro regalo. Ma voglio proprio vedere come matureranno le cose. In Oriente dicono: “Quando ti entra una tigre in casa prima di combatterla, apri una finestra...”». Come a dire: la strada è ancora lunga e magari c’è chi si renderà conto che le scelte fatte alla fine potrebbero non essere così positive. Chissà. C’è pure chi, istituzionalmente, batte comunque altri sentieri: martedì a Trento per esempio il presidente del Fondo comuni confinanti, Roger De Menech (Pd), ha incontrato i presidenti delle province autonome di Trento e Bolzano, per fare il punto sugli ultimi tre anni di attività del fondo. L’idea: più soldi ai confinanti, per cercare di trattenerli.

SCARICA L'ARTICOLO IN PDF


pubblicata il 25 novembre 2017

<<
<
 ... 231232233234235236237238239 ... 
>
>>
ritorna
 
  Invia ad un amico