Decreto salva banche, primo sì in aula governo pronto a chiedere la fiducia - Corriere del Veneto

05 luglio 2017


Pagina 2, Primopiano

VENEZIA Il decreto legge con cui il governo lo scorso 25 giugno ha dato cornice normativa al salvataggio delle banche venete, supera il primo ostacolo: per la Camera, che ha respinto a larga maggioranza le pregiudiziali presentate dalle opposizioni (248 contrari, 142 favorevoli), il testo rispetterebbe la Costituzione. In aula comunque è stata battaglia: «I vertici di Consob e Bankitalia dovrebbero stare in galera a vita — ha affermato nel suo intervento il grillino Carlo Sibilia —. La gente ha investito sulla base di informazioni su cui quelle istituzioni avrebbero avuto il dovere di vigilare. E neanche riusciamo ad averli in audizione alla Camera». A favore della pregiudiziale — quindi contro il decreto — hanno votato anche Lega e Forza Italia. Astenuti, invece, i parlamentari di Art 1-Mdp. È stato il veneziano Davide Zoggia, a Montecitorio, a spiegare la posizione del gruppo: «Il perimetro normativo di questo decreto — ha affermato — è il risultato di moltissime norme derogatorie. Perché, ci chiediamo, vogliamo umiliare i cittadini onesti che rispettano le leggi? Ci sarebbero ottime ragioni quindi per sostenere le ragioni di pregiudiziale; ma oggi serve ricucire un tessuto di fiducia in un territorio, come il Veneto, che è stato devastato». Ora la discussione torna in Commissione Finanza, dove da oggi saranno affrontati gli emendamenti che hanno passato il vaglio di ammissibilità. Un numero imponente: oltre 600.

La fiducia

Proprio la mole di emendamenti, e la minaccia che questi rappresentano, avrebbero convinto il governo a porre sul testo che andrà in aula (il 10 luglio) la questione di fiducia. Troppi rischi. Tanto che ieri, tra i parlamentari, l’evenienza veniva data quasi per scontata. «Senza una legge elettorale non è pensabile che si interrompa la legislatura, dunque non faremo mancare la fiducia», si è precipitato a far sapere Pierluigi Bersani (Mpd). Sebbene «nel merito ci riserviamo di tenere le nostre posizioni». Per il sì anche Enrico Zanetti, ex sottosegretario all’Economia di Scelta Civica, che tuttavia pone una condizione: «Siamo disponibili a valutare di assumerci la grave responsabilità che accompagna questo decreto — ha detto — a condizione che quando si andrà a votare in Aula la sua conversione ci sia in Gazzetta ufficiale la legge costitutiva della Commissione d’inchiesta». Con la fiducia, è chiaro che la partita diventerebbe tutta politica, ma stando ai numeri il governo non dovrebbe rischiare. Fiducioso si è detto ieri anche il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan: «Ho massima fiducia che il Parlamento si renda conto dell’importanza del decreto per la gestione delle banche venete, che sono state liquidate e prese in carico da Banca Intesa con importanti effetti benefici per la regione e oltre». Eppure qualche tensione resta, anche in casa Pd, che teoricamente dovrebbe votare compatto a favore del decreto. Di lunedì la lettera appello del governatore della Puglia Michele Emiliano, che ha chiesto di non votare il provvedimento (ieri per altro abbiamo contattato la sua «referente» veneta, la capogruppo Pd in Comune a Rovigo, Nadia Romeo, che però dopo aver saputo il tema su cui volevamo interpellarla non si è fatta più trovare al telefono). Tra gli emendamenti presentati ce ne sono alcuni a firma della dem Simonetta Rubinato, che tuttavia si sa già che voterà sì. Questa mattina alle 8,30, in ogni caso, è stata convocata un’assemblea del gruppo del Pd, nella quale dovrà essere presa una posizione comune.

Bazoli

Sulla necessità di approvare il decreto — e sulla conseguenze invece di una possibile bocciatura — si è espresso ieri anche il presidente emerito di Intesa Sanpaolo, Giovanni Bazoli. «Se la soluzione trovata a questo grosso problema non andasse in porto — ha affermato il banchiere, che oggi, tra l’altro sarà a Padova, ospite del premio Angelo Ferro per l’innovazione nell’economia sociale — ci sarebbero conseguenze molto gravi per l’economia e per il territorio veneto». «Sarebbe anche un brutto segnale - ha quindi aggiunto - molto preoccupante dell’impossibilità in Italia di trovare soluzioni ai nostri problemi. Comprendo tutte le ragioni di chi avanza critiche e sottolinea le conseguenze di questo dissesto, perché è una liquidazione che ha comportato conseguenze per tanti risparmiatori ma la soluzione trovata è l’unica e permette di evitare conseguenze molto gravi».

Zaia

Ma l’iter in parlamento è seguito da vicino, ovviamente, anche a livello locale. Ieri è tornato a parlarne il governatore Luca Zaia, che ha lanciato un appello ai parlamentari «affinché pensino agli azionisti».

«Ci sono — ha spiegato Zaia — delle posizioni intonse, di molti anziani, di molte famiglie che hanno comprato le azioni alla stregua delle obbligazioni. Per loro le azioni della banca erano come i Bot. Ha meno dignità un pensionato che ha perso 30 mila euro di obbligazioni rispetto ad un pensionato che ha perso la stessa cifra in azioni?». Al governatore ha fatto replica proprio Rubinato: «Come parlamentare ho ricevuto convocazioni da parte della Regione per incontri finanche sulle aperture domenicali dei negozi. Perché il governatore Zaia, che ci dà istruzioni a mezzo agenzie di stampa, non ci ha mai convocati attorno ad un tavolo per condividere le responsabilità politiche sulla gestione della grave crisi di Veneto Banca e Popolare Vicenza?»

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pubblicata il 05 luglio 2017

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