AUDIZIONE DEL MINISTRO DELL'INTERNO SU IMMIGRAZIONE E SICUREZZA

19 febbraio 2017

L'8 febbraio scorso si è tenuta, davanti alle Commissioni congiunte Affari costituzionali di Senato e Camera, l'Audizione del ministro dell'Interno Marco Minniti sulle linee programmatiche del suo ministero in tema di immigrazione e sicurezza. Trovi la sintesi cliccando qui. 

Due giorni dopo, il 10 febbraio, il Consiglio dei ministri ha quindi approvato due decreti legge che danno esecuzione al nuovo indirizzo illustrato da Minniti: uno riguarda “Disposizioni urgenti per la tutela della sicurezza delle città” e l’altro “Disposizioni urgenti per l’accelerazione dei procedimenti in materia di protezione internazionale, nonché misure per il contrasto dell’immigrazione illegale”. Il primo è quello che prevede più poteri per i sindaci e introduce quello che dai giornali è stato definito il “Daspo urbano”: così come il Daspo serve a vietare l’ingresso negli stadi a tifosi violenti, il “Daspo urbano” permette di vietare per un anno l’accesso a certi luoghi a «chi deturpa zone di pregio delle città» o fino a cinque anni per chi spaccia. Il secondo decreto riguarda invece la gestione dei migranti, prevede l’apertura di nuovi CIE (i centri di identificazione ed espulsione degli stranieri irregolari) e procedure più rapide per l’espulsione degli immigrati irregolari ed è quello che ha ricevuto più rilevanza da giornali ed esperti di immigrazione.

Rapidità nella concessione del diritto d’asilo, trasparenza nell’accoglienza e rimpatri facilitati: questi gli obiettivi enunciati infatti dal premier Paolo Gentiloni. “L’obiettivo strategico non è chiudere le nostre porte – ha spiegato in conferenza stampa – ma trasformare sempre più i flussi migratori da fenomeno irregolare a fenomeno regolare, in cui non si mette a rischio la vita ma si arriva in modo sicuro nel nostro Paese e in misura controllata”. Il ministro dell’Interno Marco Minniti ha parlato di “nuovo modello di accoglienza” e ha promesso che al posti dei vecchi Cie saranno creati nuovi Centri permanenti per il rimpatrio.

Con questo decreto legge, secondo il premier Gentiloni, il Governo rende “più rapidi i processi di concessione del diritto d’asilo ai rifugiati, più trasparenti i meccanismi di accoglienza e facilita con diverse misure i meccanismi necessari per i rimpatri dei migranti che non hanno diritto d’asilo”, per “attrezzare il paese a nuove sfide. Ci teniamo molto stretti i nostri valori umanitari e dell’accoglienza e rivendichiamo il lavoro fatto in questi anni, perché credo che l’Italia abbia un buon curriculum nonostante le difficoltà ed i numeri da fronteggiare”. 

“L’Italia ha fatto un grande sforzo, siamo orgogliosi. Ora il Paese va orientato verso un’accoglienza diffusa, perciò abbiamo fatto un patto con l’Anci e si lavora per avere in tempi ragionevoli una progressiva diminuzione dei grandi centri d’accoglienza”, ha  aggiunto Minniti. “Bisogna abbattere i tempi di riconoscimento del diritto d’asilo, gli attuali due anni sono troppi. Abbiamo quindi deciso di sopprimere un grado di giudizio per i ricorsi, di assumere 250 specialisti per rafforzare le Commissioni d’asilo e, d’intesa tra prefetture e Comuni, puntiamo all’utilizzazione volontaria gratuita per lavori socialmente utili dei richiedenti”. Sempre Minniti ha ribadito che i nuovi Centri permanenti per il rimpatrio, che sostituiranno i vecchi Cie, saranno uno per Regione, per complessivi 1.600 posti. E ha anche spiegato l’introduzione del “daspo” per garantire la sicurezza urbana: “Di fronte a reiterate violazioni di alcune regole sul controllo del territorio le autorità possono proporre il divieto di frequentare il territorio in cui sono state violate le regole”. “In Italia il modello sicurezza funziona, non c’è emergenza ma bisogna stabilire che se il centro è modello nazionale, si può pensare a un modello che guardi meglio il territorio da Bolzano a da Agrigento”, ha concluso il ministro dell’Interno.

 


pubblicata il 19 febbraio 2017

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