Pagina 9, Regione
INVIATO A SILEA (TV) La stragrande maggioranza dei veneti (otto su dieci) dichiara di avere chiara la differenza tra "autonomia" e "indipendenza". Ma c'è molto di più: quasi due veneti su tre (64%) dichiarano che vorrebbero l'autonomia per la loro regione, piuttosto che l'indipendenza che raggiunge il 25% dei consensi, mentre per il restante 11% sarebbe da lasciare tutto com'è. Insomma, tra i cittadini le idee sono piuttosto chiare, come ha rivelato l'indagine della società trevigiana Quaeris presentata ieri a Silea al primo incontro "Gli strumenti dell'autonomia" che ha tenuto a battesimo il movimento "Realtà Veneto" della deputata Simonetta Rubinato (Pd). L'OBIETTIVO RAGGIUNGIBILE. Al tavolo dei relatori, ieri, c'erano nientemeno che tutti e tre i celebri giuristi che formano il "Comitato strategico" creato dal governatore Luca Zaia in Regione nell'avvio della trattativa con lo Stato per ottenere più autonomia per il Veneto: Mario Bertolissi, Luca Antonini e Carlo Buratti. Un segno che c'è un quadro che pare delinearsi in questi mesi. Zaia ripete che il referendum per l'autonomia non deve essere una questione di singoli partiti ma di tutto il Veneto. I suoi alleati di Forza Italia sono a loro volta decisi sostenitori dell'autonomia. Il Movimento 5 Stelle si è sempre detto comunque a favore della consultazione popolare. Sul fronte frammentato del Pd la Rubinato ingrana la quarta nell'obiettivo di far vedere al suo partito che «dobbiamo metterci in sintonia con i veneti, come non siamo riusciti a fare neanche nelle ultime elezioni». E il sondaggio, appunto, indica chiara quale sia la direzione più sentita oggi tra i veneti. Sia Bertolissi che Antonini, del resto, sgombrano con le loro parole il campo dai dubbi sollevati da alcune nuove iniziative politiche "pro indipendenza" in Regione: la Corte costituzionale è stata chiarissima ancora una volta nel dire "no" un anno fa. Ma l'occasione di raggiungere un obiettivo storico, oggi, il Veneto ce l'ha: un'autonomia differenziata. «E perché - incalza Rubinato - non cogliere l'occasione?». L'OCCASIONE STORICA. Bertolissi nel suo linguaggio colorito chiama in causa perfino Dio per far capire a tutti i veneti l'incredibile svolta che c'è stata un anno fa. Ribaltando altre due sue sentenze uscite in 25 anni, infatti, la Corte costituzionale ha detto sì alla legge regionale che indice il referendum perché siano i cittadini veneti a dire se vogliono più forme di autonomia per il Veneto, come la stessa Costituzione prevede. «Ma l'autonomia - rimarca Bertolissi - non è un regalo che ti arriva a casa: va conquistata, come la libertà. E questa è un'opportunità non di colore partitico, perché se lo fosse diverrebbe un'opportunità sbiadita». E di "lotta per l'autonomia" parla esplicitamente Antonini, che invoca un rovesciamento del centralismo e della "logica dell'uniformità" che ha governato la Repubblica italiana, per cui al di là delle Regioni a statuto speciale super-favorite vige la regola che tutte le altre Regioni devono essere uguali, anche con la riforma del 2001 che impose nuovi poteri agli enti decentrati ma tolse i controlli sia al Veneto più che efficiente che ad altre Regioni molto più sprecone: «È sbagliata l'idea di una autonomia uniforme». E gli fa eco Buratti: «Va valorizzata la diversità: i territori in grado di crescere devono esser lasciati liberi di correre». Un Veneto che si gestisce con più autonomia, rimarcano, saprebbe generare più risorse che in parte andrebbero anche a vantaggio dello stesso Stato. DEMOCRAZIA DIRETTA. La conclusione, per i tre saggi, è che proprio il referendum sull'autonomia diventa un passaggio storico fondamentale: un voto di massa dei cittadini veneti diventerebbe "un fatto costituente", l'elemento di svolta. Tanto che Antonini indica la strategia: meglio probabilmente entrare nel clou della trattativa tra Stato e Veneto solo dopo il referendum, con tutta la forza del voto popolare.