Assessori costretti a dimettersi perché libero professionisti: interrogazione al ministro Alfano

08 giugno 2016

Ai tempi della canzone di Antoine se eri brutto ti tiravano le pietre, oggi se sei un libero professionista, per capirci geometra, avvocato, architetto, ingegnere o altro e decidi di impegnarti nell’amministrazione del tuo Comune, non puoi più lavorare per altri enti pubblici se non gratuitamente. Tutto ha origine dall’interpretazione dell’articolo 5, comma 5, del Decreto Legge 31 maggio 2010, n. 78, fornita dalla Corte dei Conti (Sezione delle Autonomie) con delibera del 31 marzo scorso che ha già provocato anche in provincia di Treviso, come segnalato dall’Associazione Comuni della Marca Trevigiana, le dimissioni di alcuni amministratori comunali e altri sembrano essere in procinto di farlo.

La vicenda, che sta suscitando tra gli amministratori locali e nell’opinione pubblica diffuso sconcerto e preoccupazione perché ritenuta lesiva del diritto per una categoria di lavoratori di poter partecipare attivamente alla vita democratica del Paese, approda ora in Parlamento. Oggi, infatti, l’on. Simonetta Rubinato ha depositato alla Camera un’interrogazione, sottoscritta anche dai colleghi Casellato, Rotta e Crivellari, con cui chiede al ministro dell’Interno quali iniziative intende adottare, a livello normativo, per consentire anche ai liberi professionisti di impegnarsi, se eletti, a servizio delle proprie comunità esercitando i diritti costituzionalmente garantiti, in particolare dagli articoli 3, 41 e 48 della Costituzione. 

“L’interpretazione meramente letterale della norma fornita dalla Sezione delle Autonomie della Corte dei Conti centrale – osserva la parlamentare Pd – mette gli amministratori locali che sono liberi professionisti nella condizione di dover scegliere tra l’incarico pubblico ricevuto dai cittadini e il diritto di vedersi pagare il compenso relativo alle prestazioni rese ad altre pubbliche amministrazioni. Con la conseguenza che essi propendano per la seconda opzione, visto che non possono usufruire come i lavoratori pubblici di un’aspettativa e così una cospicua categoria di cittadini vede compromessa la possibilità di impegnarsi nella vita pubblica in un momento in cui è sempre più difficile reperire disponibilità di persone a candidarsi per il governo della propria città. E’ significativo che la Corte dei Conti del Veneto, proprio per questo motivo, sospetti la norma di incostituzionalità. Insomma siamo di fronte all’ennesimo caso di neocentralismo di apparati dello Stato, lontani dai problemi veri dei territori”.

L’on. Rubinato, facendo propria la proposta avanzata dalla presidente dei Comuni della Marca, Mariarosa Barazza, chiede al ministro Alfano che si intervenga nel decreto che il Governo sta preparando in materia di enti locali, per escludere l’applicazione della norma a quegli incarichi eventualmente conferiti all’amministratore, nell’ambito della sua attività libero professionale, da enti pubblici diversi da quello di appartenenza.

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pubblicata il 08 giugno 2016

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