Perchè dico sì al referendum sull'autonomia del Veneto

01 maggio 2016

Il 20 aprile scorso ho sottoscritto anch'io, insieme ai colleghi deputati del gruppo del Pd alla Camera la richiesta di referendum popolare sulla riforma costituzionale approvata dal Parlamento la settimana precedente. Di fronte a una modifica così rilevante della nostra Carta fondamentale e all’assenza di una larghissima maggioranza parlamentare nella sua approvazione, credo indispensabile che sia il popolo, nella sovranità riconosciutagli dall’articolo 1 della Costituzione, ad esprimersi in via definitiva. Il primo ad affermarlo del resto è stato lo stesso Matteo Renzi, che mesi fa ha dichiarato: “Sulla riforma decideranno gli italiani” (clicca qui per leggere le dichiarazioni su 'Il Tirreno').

Oltre a questo referendum per i Veneti si profila anche il referendum consultivo sull’autonomia del Veneto, la cui indizione spetta al Presidente della nostra Regione. Oltre un mese fa sono stata tra i primi a rispondere positivamente e in forma pubblica al suo appello ai parlamentari e alle parti sociali (clicca qui per leggere la lettera di Zaia del 17 marzo scorso) per sostenere il percorso di confronto finalmente avviato con il Governo nazionale al fine di raggiungere quell'autonomia istituzionale e finanziaria necessaria a costruire una prospettiva di sviluppo economico e sociale per il Veneto, a beneficio anche dell'intero Paese. Percorso che si sostanzia nella richiesta di negoziato per definire sia il quesito del referendum consultivo regionale sull’autonomia, previsto dalla Legge regionale n. 15/2014 e ammesso dalla Corte Costituzionale con la sentenza n. 118/2015, sia gli ambiti di maggiore autonomia da riconoscere alla Regione Veneto ai sensi del terzo comma dell’articolo 116 della Costituzione e dell'art. 1, comma 571, della Legge n. 147/2013 (frutto quest’ultimo di una mia iniziativa emendativa in sede parlamentare).

So bene che non tutti nel Partito Democratico Veneto la pensano come me, anzi la dirigenza ritiene che il referendum sull’autonomia sia solo uno strumento di  propaganda per Zaia. Io penso invece che dall’accettare questa sfida democratica (che ha l’obiettivo di coinvolgere i cittadini veneti nel percorso del negoziato per l’autonomia) dipende la nostra possibilità di metterci in sintonia con la società veneta dopo il fallimento alle ultime elezioni regionali, come ho spiegato nell’intervista al Mattino di Padova del 25 aprile scorso (clicca qui per leggere l'intervista).

Tuttavia, poiché nei giorni scorsi ho letto sulla stampa alcune dichiarazioni di Zaia, all’esito del voto referendario del 17 aprile scorso, che sembrano voler dare al referendum sull’autonomia una connotazione tutta politica, contrapponendolo a quello "centralista del Governo" in una sfida aperta al premier Renzi, ho scritto una lettera aperta al Presidente del Veneto invitandolo a non strumentalizzare la consultazione: nel voto sull'autonomia dovremmo rispettare quella "no-fly zone" che lui stesso ha evocato nella lettera inviata a tutti i parlamentari veneti (link alla prima pagina de 'Il Gazzettino' del 28 aprile 2016

Alla mia è seguita la risposta di Zaia sempre sulle pagine del Gazzettino del 29 aprile (clicca qui per leggerla): “vorrei togliere ogni dubbio sul mio atteggiamento rispetto al referendum sull’autonomia del Veneto e alla trattativa con il Governo. Sono talmente convinto che il referendum sull’autonomia debba essere il referendum di TUTTI i Veneti, e non di una o alcune forze politiche, che ribadisco quanto ho già affermato nella lettera ai parlamentari veneti che tu hai citato: la materia deve essere sottratta a speculazioni di alcun tipo, confermo che tutti dobbiamo impegnarci a rispettare una “no fly zone”, che tutti dobbiamo fare squadra per cogliere questo obiettivo che è davvero storico. Si tratta di una occasione unica per tutti i cittadini veneti: è la prima volta, infatti, che la prospettiva dell’autonomia esce dagli sterili dibattiti, dalle opinioni, dai sondaggi, per trasformarsi in realtà concreta, condivisa e condivisibile.”

Nei giorni scorsi tuttavia i media veneti hanno dato spazio alla polemica di Zaia sulle dichiarazioni fatte da Renzi durante la diretta social del 4 maggio scorso, quando il premier sembrerebbe aver bocciato l’ipotesi di ulteriori forme di autonomia al Veneto (clicca qui). Ma, come ho dichiarato al Corriere del Veneto, una sentenza della Corte Costituzionale ha già dato via libera al referendum sull’autonomia della nostra Regione e la possibilità di chiedere forme più ampie di autonomia, il regionalismo differenziato, è prevista sia dall’attuale Costituzione che dalla nuova, riformata proprio su input del governo Renzi. Io credo si sia trattato di una svista, di un fraintendimento sul concetto di specialità. Il premier è una persona molto impegnata e non può conoscere tutto a fondo. Questo episodio dimostra però una volta di più l’importanza del referendum: ci servirà a far capire a Roma quanto forte sia il desiderio di maggiore libertà ed autonomia (e quindi di responsabilità) dei veneti e sono convinta che una persona realista come Renzi ne terrà conto (vedi l'articolo de Il Corriere del Veneto). Del resto basta ricordare quanto il Presidente del Consiglio ha affermato in occasione della sua visita in Trentino Alto Adige: “Vogliamo valorizzare l’autonomia e l’identità, non togliendo nulla alle specificità, ma impegnandoci invece a verificare possibili deleghe in più nel percorso delle riforme. E a farlo in una cornice di lavoro condivisa”. Dunque perché l’autonomia speciale (delle Regioni che ce l'hanno e alle quali non sarà tolta) non sia vista come un privilegio, ma un’opportunità di libertà e responsabilità a cui anche altri possano aspirare se meritevoli, deve essere, come ha detto Renzi, “o a tutti o a nessuno”.

In questa intervista a Rete Veneta (clicca qui) ho rinnovato, pertanto, l’invito al Presidente Zaia di indire quanto prima il referendum consultivo dichiarato legittimo dalla Corte Costituzionale con la sentenza n. 118 depositata il 25 giugno 2015 sul quesito di cui all’art. 2, comma 1, numero 1), della legge reg. n. 15/2014: «Vuoi che alla Regione del Veneto siano attribuite ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia?».

A chi nel Pd Veneto sostiene che questo referendum dovrebbe essere svolto solo dopo la conclusione del negoziato con il Governo, ex art. 116 terzo comma Cost., è facile osservare che lo stesso sarebbe a quel punto sì un costo sprecato perché politicamente inutile. Lo evidenzia peraltro benissimo la stessa Corte, quando scrive: “Il referendum è uno strumento di raccordo tra il popolo e le istituzioni rappresentative, tanto che si rivolge sempre all’intero corpo elettorale (o alla relativa frazione di esso, nel caso di referendum regionali), il quale è chiamato ad esprimersi su un quesito predeterminato. Inoltre, anche quando non produce effetti giuridici immediati sulle fonti del diritto, il referendum assolve alla funzione di avviare, influenzare o contrastare processi decisionali pubblici, per lo più di carattere normativo”. E ancora: “Il referendum consultivo previsto dalla disposizione regionale impugnata si colloca in una fase anteriore ed esterna rispetto al procedimento prestabilito all’art. 116 Cost., il quale richiede l’approvazione di una legge dello Stato, su iniziativa della Regione interessata, sentiti gli enti locali, con voto favorevole delle Camere a maggioranza assoluta dei propri componenti e sulla base di un’intesa fra lo Stato e la Regione stessa”.

Infine, a chi nel Pd Veneto ha affermato che sostenere il referendum per l'autonomia è fare una facile demagogia per accontare la pancia dell'elettorato rispondo che si tratta, invece, di un passaggio democratico importantissimo: mai nella storia repubblicana si è svolto un referendum regionale per una maggiore autonomia, che avrà una rilevanza politica straordinaria se i cittadini veneti coglieranno l'occasione per far sentire la loro voce. Inoltre con simili affermazioni si dimostra di tenere ben poco in considerazione l'intelligenza e l'opinione dei cittadini.


pubblicata il 01 maggio 2016

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