Olimpiadi 2020: la Lega reciti il mea culpa

28 maggio 2010

Il Coni ha deciso: sarà Roma la candidata italiana per i Giochi Olimpici del 2020. Nulla da fare per Venezia. Il sogno di ospitare in Veneto la competizione olimpica si è improvvisamente infranto, lasciando in noi molta amarezza per un verdetto (per molti già scritto) che ci è sembrato fin troppo severo. Non voglio entrare nelle valutazioni tecniche, altri lo hanno fatto in questi giorni. A me interessa invece spostare l’attenzione sulle responsabilità del mondo politico di fronte a questa sconfitta. Sì, perché non basta stracciarsi le vesti, come stanno ora facendo autorevoli esponenti dei partiti di governo. Bisogna aver il coraggio di ammettere che i promotori della candidatura veneziana, ai quali va comunque il nostro plauso, sono stati lasciati soli nel momento cruciale.

La grande mobilitazione mediatica promossa in questi giorni dalla Lega e dal Governatore Zaia suona come una mossa tardiva e scomposta, finalizzata soltanto a confondere le acque per non far emergere le gravi responsabilità della politica. Non di tutta, per fortuna. Ci sono stati rappresentati politici e autorità locali che hanno fatto la loro parte fino in fondo. Senza il loro impegno, forse, il giudizio del Coni sarebbe stato ancor più impietoso.

Ad uscire con le ossa rotte da questa vicenda, non è il Veneto, ma chi oggi lo rappresenta. In questi giorni mi sono più volte chiesta che cosa sarebbe accaduto se la Lega non fosse stata al governo. Avrebbe certamente accusato la controparte politica di non aver saputo far valere le ragioni del Nord e del Veneto. Oggi, invece, non può farlo, perché governa a Roma come nel Veneto. E non può quindi sfuggire alle proprie responsabilità di fronte ad una sconfitta che ha anche una valenza politica. Il giorno seguente al verdetto del Coni, un quotidiano romano titolava in prima pagina “Roma vince, la Lega perde”. Un titolo che non deve essere piaciuto al Governatore Zaia e agli altri autorevoli esponenti del Carroccio. Che prima se la sono presa con il trevigiano Siro Zanella, presidente della federazione squash accusandolo di tradimento per aver sostenuto la candidatura di Roma e poi hanno dichiarato guerra alla capitale, scordando che in questo modo finiranno con l’indebolire la candidatura italiana. Chi oggi minaccia di fare il censore sui conti di Roma dimentica, però, che da ministro non ha proferito parola su quasi due miliardi messi generosamente a disposizione di Alemanno dal governo Berlusconi, di quell’Alemanno che in tempi di austerità ha pensato bene di bandire 2.000 nuove assunzioni e stanziare quasi 3 milioni i euro per rinnovare il parco taxi di Roma.

Forse sarebbe utile, anche per rispetto dei veneti che non meritano di subire altre sconfitte, far tesoro di questa esperienza. E prepararsi ad affrontare altre sfide, sapendo però che essere si potranno vincere soltanto facendo fino in fondo l’interesse della nostra regione, interesse che non può essere barattato nelle spartizioni decise nelle stanze segrete della politica.

 

Simonetta Rubinato
Deputata Pd

 

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pubblicata il 28 maggio 2010

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