«Autonomia, salvata la norma Cosa aspetta Zaia a trattare?» - Il Giornale di Vicenza

13 ottobre 2015

Pagina 7, Regione

«Non c'è dubbio che la riforma che sta passando è centralista, una contro-riforma rispetto al federalismo. Ma siamo riusciti a salvare un corridoio, anche se meno largo, per ottenere una maggiore autonomia per Regioni come la nostra. Adesso mi chiedo cosa aspetti ancora il Veneto ad aprire una trattativa che poteva essere attuata già da anni. E in ogni caso penso anche che, se servisse per dare più forza, può essere utile anche svolgere quel referendum popolare sull'autonomia (non l'indipendenza) che la Corte costituzionale non ha cassato nella legge approvata dalla Regione. Un partito popolare come il Pd non deve avere mai paura di confrontarsi direttamente con la gente». Parla chiaro l'on. Simonetta Rubinato (Pd). È considerata la più "venetista" tra i possibili candidati alla leadership regionale del Pd, ma lei rigetta qualsiasi accusa di filo-leghismo possa arrivarle dal suo stesso partito «perché - rimarca con forza - quella che io difendo è la riforma federalista dentro la nostra Costituzione che fu fatta nel 2001 dal governo di centrosinistra. E continuo a credere che la chiave per trovare forme di governo adeguato allo sviluppo dei diversi territori che formano l'Italia sia quella del federalismo "a geometria variabile"», cioè di maggiori poteri che possano essere concessi a Regioni che hanno dimostrato di sapersi gestire il bilancio bene, senza stampelle da Roma».IL SALVATAGGIO DI UNA POSSIBILE AUTONOMIA. Circa due anni fa, per la Legge di stabilità 2014, «quasi per miracolo riuscii a far passare un emendamento in Legge di stabilità che dava uno strumento eccezionale al Veneto e agli altri, dopo oltre dieci anni di blocco: se una Regione chiede una maggiore autonomia in base alla Costituzione, il Governo deve aprire una trattativa entro 60 giorni». Invece anche con questa novità non se n'è fatto nulla. «Mi sono sempre chiesta: perché Zaia ha dormito e non ha portato avanti le richieste? Il mio stesso partito avrebbe potuto incalzarlo di più, perché la responsabilità di muovere e costringere lo Stato a trattare era di Zaia: c'era uno straordinario strumento di lavoro, ma non è stato sfruttato». E arrivano i tempi bui. Quando il ministro Maria Elena Boschi lanciò la riforma, il testo era del tutto neo-centralista: niente più materie "concorrenti" tra Regioni e Stato, con ben 21 materie che si riaccentrano a Roma «e quindi anche la gestione amministrativa e burocratica di questi settori torna allo Stato, e questo io credo creerà problemi al territorio, anche nella fase transitoria». Ma quel testo escludeva anche "possibili forme di maggiore autonomia": era scacco matto alle Regioni. «C'è un nuovo asse che ritiene che la gestione è migliore se si riporta tutto a Roma. Ho parlato a lungo con la Boschi e alla fine mi ha ascoltato: il federalismo variabile, quel comma per le possibili trattative Stato-Regioni virtuose, è rimasto».REFERENDUM. Ora quindi (vedi box a sinistra) grazie anche a emendamenti Pd c'è di nuovo una serie di materie che la Regione può chiedere «anche se purtroppo non più la protezione civile, e neanche la materia tributaria e finanziaria: sono restrizioni forti». Ma trattare tra Venezia e Roma si può. «Maroni lo fa, spero lo faccia anche Zaia. E aggiungo un pensiero: la trattativa può essere fatta adesso, subito. Ma se avessimo bisogno, nella trattativa con la burocrazia centrale che non vuol perdere potere, può servire un'espressione forte di voto popolare che "sana" il tema indipendenza ed è un potente segnale allo Stato centrale del bisogno di autonomia responsabile di questo territorio e di ottenere un vero federalismo a geometria variabile».

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pubblicata il 13 ottobre 2015

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