«Centro inagibile, Manildo sgomberi» - La Tribuna di Treviso

11 giugno 2015

Pagina 4, Primopiano

TREVISO La Salsa è la soluzione tampone. Tre giorni al massimo, altri 50 profughi. Così ha garantito ieri il prefetto Maria Augusta Marrosu. In serata, ha avuto un faccia a faccia con Manildo, irritato (eufemismo) per la scelta del sito demaniale di Santa Maria del Rovere praticamente a sua insaputa. L’ultimo atto di una giornata tesissima, con uno scontro istituzionale senza precedenti. Regione, Comune e prefetto: tutti contro tutti. Zaia ha accusato il prefetto – perizia dell’Uls 9 alla mano, stilata ieri mattina – di aver scelto un sito senza «requisiti igienico sanitari». Traduzione: fuori dalla legge. Detto da un governatore allo Stato... «Ai cittadini, per l’abitabilità di un appartamento, si chiedono requisiti da sala operatoria», ha detto, «qui c’è una caserma non agibile e chi la tiene aperta si assume tutte le responsabilità». Con sfida aperta a Manildo: «Ordini lo sgombero della caserma, noi abbiamo dato gli strumenti: quella caserma è inagibile». Manildo, che ha visitato la Salsa verso le 16, e si è incontrato con i residenti del quartiere, ha risposto per le rime, dopo aver incontrato nel pomeriggio i sindaci dell’hinterland, non solo del Pd, per definire una linea comune sull’emergenza profughi contro la gestione di Regione e della Prefettura trevigiana. «Inutile che Zaia chieda a me lo sgombero, non li abbiamo messi noi, lì. Lo faccia lui, come Regione, visto che è responsabile di eventuali epidemie intercomunali che dovessero sorgere», ha replicato Manildo, «oppure lo chieda al prefetto, che si assumerà la responsabilità giuridica di aver scelto un edificio privo dei requisiti di legge». Poi il piano politico: «I l primo a non aver governato la situazione è Zaia», ha tuonato Manildo, «quanto ho visto alla Salsa è inaccettabile, il frutto di politiche sbagliate a più livelli, del completo disinteresse da parte del governatore che manca al ruolo di regista, legittimato dalla convenzione Stato-Regione da lui firmata. Con Maroni, Zaia è stato lui il fautore delle quote di assegnazione dei migranti alle Regioni...». Abissale la distanza tra il balletto di accuse, di legalità e illegalità, e la realtà dei profughi «depositati» alla Salsa. Nulla sanno, loro, di uno scontro senza precedenti, che tradisce l’inerzia di mesi trascorsi a (non) individuare soluzioni, spazi e siti concreti, fino all’altro ieri. Zaia, peraltro, ha auspicato centri di accoglienza in Africa, assistenza nei paesi d’origine, e bombe sui barconi degli scafisti nei porti libici. Non senza attaccare chi li ospita a casa: «Solidarietà? Non vorrei ci fosse business, alle volte a pensar male...». Manildo, già in mattinata, aveva espresso timori per «i rischi di infiltrazioni tra i migranti», invocando «politiche vere, senza populismi, demagogie, ma di programmazione e sinergie». Intanto la senatrice Laura Puppato (Pd) solidarizza, dopo tanti scontri, con il suo successore Marzio Favero (Lega), che si era trovato un bus di profughi in città anch’egli a sua insaputa («Un disguido», aveva chiarito ieri il prefetto). «Inaccettabile e intollerabile che mentre la Regione latita e non stringe accordi con le Prefetture, i sindaci rimangano stritolati nel mezzo e debbano affrontare problemi al di fuori di competenze e risorse disponibili, ultimo anello di uno scaricabarile indegno di un paese civile». E Simonetta Rubinato onorevole Pd, chiede al Governo di intervenire «per evitare tensioni sociali, in una situazione vicina al collasso». E precisa: «Non possiamo lasciare questi disperati per strada come è accaduto, l’accoglienza avvenga senza compromettere la sicurezza dei cittadini, in primis quella igienico-sanitaria». Rubinato avanza due proposte: usare le caserme attive ma utilizzate a metà dai militari, e aumentare le risorse per il Veneto. E confida nel vertice Zaia-Cuttaia, il prefetto di Venezia che coordina i colleghi veneti.

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pubblicata il 11 giugno 2015

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