Rubinato: «Per dare soldi alle paritarie il Veneto chieda l'autonomia» - Gente Veneta

25 maggio 2015

Vuoi vedere che sarà una scaltrezza a dare una mano alle scuole paritarie boccheggianti? Da poco più di un anno è legge dello Stato una norma che – piccola piccola com'è: è un emendamento – potrebbe essere il grimaldello per forzare il blocco troppo spesso opposto da Roma alle scuole paritarie. Lo ha sottolineato nei giorni scorsi, durante un convegno promosso dalla Fism di Venezia e tenutosi alla Gazzera, nell'istituto dei Salesiani, l'autrice di questa norma. Simonetta Rubinato, già sindaco di Roncade e oggi deputato Pd, nonché membro della commissione Bilancio, Tesoro e Programmazione della Camera, è una dei non molti parlamentari che hanno a cuore la sorte di queste scuole.

Sarà che ne ha dei ricordi bellissimi di quand'era bambina e la nonna la accompagnava tutti i giorni in bici all'asilo delle suore; sarà che da sindaco di Roncade ha toccato con mano il ruolo positivo di queste materne per la comunità. Fatto sta che l'on. Rubinato ha cercato a Roma di far capire ai colleghi che tirare fuori un po' di milioni in più non è un errore, ma un investimento nella qualità della vita delle famiglie e del Paese. Il guaio è che, in Parlamento, a parte un po' di veneti e di lombardi con la medesima sensibilità, non c'è molto ascolto, né a sinistra né a destra: «Ognuno ha le sue priorità, anche nella maggioranza – spiega la deputata veneta – e chi non ha esperienza diffusa e massiccia di scuole paritarie, non si accende più di tanto». Trentino-Veneto 6-1. Così il Veneto, in cui un Comune su due ha esclusivamente la scuola paritaria per i bambini dai 3 ai 6 anni, è costretto a stare a guardare. Un'ingiustizia anche guardando i nostri confinanti: i trentini prendono dallo Stato tanti soldi da poter dare 6mila euro l'anno per ogni bambino iscritto alla paritaria. In Veneto è tanto se – mettendo insieme i danari erogati da Stato, Regione e Comuni – si superano i mille euro per un anno. Un'ingiustizia. In nome dell'autonomia (altrui) e dell'indifferenza (generale). Come fare, dunque? «Bisogna trovare il modo – afferma Rubinato – di valorizzare le specificità. E quel modo si chiama autonomia». L'autonomia è da anni un desiderio generalizzato ma, alla prova dei fatti, è un miraggio, un obiettivo distante come Marte.

Dai soldi alla competenza primaria. La deputata Rubinato ha provato a raggiungere Marte con un emendamento. La domanda che si è fatta è stata questa: «Cos’ha Trento che noi non abbiamo, a parte le risorse? Ha una competenza primaria sul tema delle scuole dell'infanzia. Eppure la Costituzione consente, ad una Regione che lo chieda, di portarsi a casa questa competenza. Perciò mi sono battuta per far passare una norma che aiuti ad ottenere questa competenza. Questa misura è legge dello Stato dal 1° gennaio 2014, approvata su mio emendamento: dice che quando una Regione chiede nuove competenze, il Governo deve aprire un tavolo negoziale entro 60 giorni». 

La differenza è che, mentre un parlamentare non si siede al tavolo con il Presidente del Consiglio per dirgli di trovare delle risorse per le paritarie in giro per tutt'Italia, un presidente di Regione può sedersi al tavolo con il Governo e ottenere da esso la competenza primaria su un tema come le scuole materne. «E l’articolo 119 della Costituzione – insiste la Rubinato - dice che quando ti porti a casa una competenza, ti porti a casa anche delle risorse».

Questa norma, insomma, è l'escamotage per non scontrarsi a livello nazionale, dove non si riesce a fare massa critica, ottenendo per giunta più autonomia.

Ma il Veneto nicchia. Ma se la legge c'è da più di un anno, perché nulla si è mosso finora? Perché la Regione Veneto è stata ondeggiante: «L'ex assessore alle Politiche sociali del Veneto, Sernagiotto, aveva accolto l'idea. Poi, però, è diventato eurodeputato. Il nuovo assessore Bendinelli – prosegue la parlamentare di Roncade – non ha invece mai convocato un incontro su questo tema. Ormai aspettiamo le elezioni e poi facciamo pressione e cerchiamo di ottenere il risultato».

Ma ammesso che il prossimo Governatore sia sensibile, che passaggi ci sono? «Serve una delibera del Consiglio regionale che chieda questa competenza; oppure che il presidente della Regione faccia valere un'analoga richiesta già presentata nel 2008 dal Veneto. Entro 60 giorni dalla richiesta il Governo avvia la trattativa, e studia il dossier inviato dalla Regione, che quantifica le risorse necessarie per trattenere in Veneto questo tipo di funzione. E' esattamente quello che fanno le Province autonome». E a questo punto? «A questo punto – conclude Simonetta Rubinato – il Governo fa la norma, la mette dentro un provvedimento “blindato” come la legge di Stabilità, così come fa con Trento e con Bolzano, e poi il Parlamento la vota e dice sì, perché è dentro una proposta su cui il Governo pone la fiducia». Giorgio Malavasi

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pubblicata il 25 maggio 2015

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