Manifesto elettorale, strappo in Confindustria Venezia: no alle strumentalizzazioni politiche - Corriere del Veneto

05 febbraio 2015

Pagina 7, Primopiano

VENEZIA Lo strappo arriva alle 19.23 con una nota di poche righe: «Relativamente al progetto #Veneto2020, Confindustria Venezia ha appoggiato un percorso di indagine, con la rigorosa condizione di evitare ogni possibile strumentalizzazione politica». Quello che il presidente degli industriali lagunari Matteo Zoppas non dice apertamente è che non gli è andata proprio giù la piega presa dalla presentazione del manifesto degli industriali che ricordava ai candidati alle prossime elezioni che per avere l’appoggio degli imprenditori bisogna lasciar perdere gli afflati indipendentisti che «isolano il Veneto». Le tensioni tra il presidente veneziano i leader regionali Roberto Zuccato, Luciano Miotto ed Enrico Carraro però risalgono a tempi meno recenti. Già nella fase iniziale dell’organizzazione degli incontri a porte chiuse, che a partire da oggi dovranno produrre il manifesto programmatico da sottoporre ai candidati alle Regionali il 27 marzo prossimo, Venezia aveva espresso delle perplessità sul progetto tanto che alcuni iscritti alla territoriale non avrebbero ricevuto le comunicazioni degli eventi. Di certo comunque, c’è solo che nell’incontro di oggi gli industriali veneziani si presenteranno senza il loro presidente. 

Ma ieri non c’è stato soltanto il siluro di Confindustria Venezia. Anche gli artigiani hanno frenato sulla versione centralista proposta dai vertici degli industriali. «È vero che il tema del federalismo è ormai stantio e lo abbiamo sentito mille volte - dice il presidente di Confartigianato Luigi Curto -, ma guai a buttare via quell’autonomia che il Veneto si è conquistato con fatica». A sentire gli artigiani, se il Veneto delle piccole e micro imprese è sopravvissuto a sette anni di crisi estenuante è anche grazie alle competenze date alle Regioni in tema di relazioni sindacali. «L’autonomia è troppo importante per essere sacrificata sull’altare del nuovo centralismo che guarda all’Europa e ai desideri delle grandi imprese», puntualizza Curto che senza gridarlo ai quattro venti riconosce il lavoro fatto in questi anni dagli inquilini di palazzo Balbi. E per il futuro? Risponde il presidente degli artigiani di Belluno Luca Barbini convinto che l’autonomia non debba confondersi con «l’indipendentismo o il separatismo». «Noi bellunesi abbiamo assolutamente bisogno di autonomia - continua Barbini - ma è chiaro che siamo contrari a qualsiasi ipotese irragionevole come separare la regione dall’Italia o uscire dall’euro». «Anche perché è chiaro che la stagione dell’indipendentismo - rincara la dose il segretario della Cgia Giuseppe Bortolussi - è tramontata da tempo. Nei fatti la vera partita si giocherà sul tema dell’autonomia». Come va dicendo da tempo anche la parlamentare Pd Simonetta Rubinato che vede nella voglia di indipendenza «la febbre che misura la malattia, non la sua causa». La cura è dunque contenuta nella battaglia per la specialità. «A patto - chiosa Rubinato - che ci sia una classe dirigente all’altezza di costruire un modello di governance autonomista nell’interesse dell’intero Paese e non in chiave localistica». 

Unica voce fuori dal coro quella di Apindustria che tramite il suo presidente Ivan Palasgo esterna tutta la sua amarezza per la presa di posizione degli industriali: «La verità è che noi artigiani siamo stati lasciati soli come carogne in trincea. La fiducia nelle istituzioni è sempre più bassa e il governo ci sta trattando come ha fatto con gli alpini e i fanti che sono morti sparando nel fango per far contente tre o quattro famiglie regnanti d’Europa. Che oggi sono le grandi banche tedesche e le multinazionali». 

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pubblicata il 05 febbraio 2015

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