Pagina 15, Nordest
PADOVA - E alla fine le due democratiche sfidanti si abbracciano e si baciano. Il confronto organizzato dal partito nell’albergone di Padova - il primo aperto al pubblico dopo due soli dibattiti a tre in studi televisivi - è appena terminato e Alessandra Moretti si gira per stringere la mano ad Antonino Pipitone, poi si allunga verso Simonetta Rubinato e l’abbraccia. Fine degli sgambetti, fine del gelo. Dopo quasi un mese di propaganda, dopo qualche micidiale gaffe e la crescente preoccupazione di un flop, adesso la parola passa ai cittadini veneti del centrosinistra: saranno loro, domani, a decretare il successo o il fallimento delle primarie per la scelta del candidato governatore che dovrà vedersela con Luca Zaia alle elezioni della prossima primavera. Come finirà? Dipenderà probabilmente da quanta gente andrà a votare: se saranno pochi il risultato sarà quasi scontato, visto che la stragrande maggioranza dell’apparato del Partito democratico sostiene Alessandra Moretti (a proposito: domani ci sarà un seggio a Montecitorio per consentire ai parlamentari veneti di votare). Se, invece, ci fosse una miracolosa ressa ai gazebo, le previsioni potrebbero essere riequilibrate. Ed è quel che spera la deputata trevigiana Simonetta Rubinato. Per il terzo in corsa, il consigliere regionale dell’Idv, Antonino Pipitone, comunque vada sarà un successo.
Quel che restava da sapere dei tre partecipanti alle primarie è parzialmente emerso nel confronto di ieri pomeriggio organizzato dal Pd del segretario veneto Roger De Menech, anche se le domande poste da quattro giornalisti sono spesso rimaste nell’aria, senza risposta. Le modalità scelte - stile americano, ciascun candidato in piedi davanti a un leggìo, due minuti di risposta, nessuna possibilità da parte degli intervistatori di incalzare - hanno dato vita a un confronto freddino. Come del resto era la sala: cinquanta persone all’inizio, colpa forse dell’orario o del cambio di sede dettato dal divieto del Comune di Padova di concedere spazi pubblici a chi ha fatto affissioni abusive, tiepide perfino le claque cui erano stati riservati i posti in fondo. Ma c’erano le dirette tv e qualcuno, a casa, si sarà fatto un’idea.
Dunque, chi non c’era e chi non ha visto, sappia che chiunque vincerà domani le primarie, poi continuerà a tenersi il proprio incarico. Passi Pipitone che è in consiglio regionale, ma come faranno Moretti e Rubinato a dividersi tra il Veneto e Bruxelles o Roma? Rubinato ha rivelato che le tocca "non" dimettersi da parlamentare italiana: «La mia segretaria provinciale Pd mi ha chiesto di lavorare in Parlamento fino alle elezioni regionali, ma se il partito non mi chiede di restare non avrò alcun problema a dimettermi subito». La non risposta di Moretti («Ho dichiarato che in caso di vittoria resterò in Regione per cinque anni») conferma la stessa linea: dimissioni solo dopo le elezioni. E se tutti hanno contestato il viaggio a Mosca di Zaia (Pipitone: «Invece di giocare al ministro degli esteri dovrebbe governare il Veneto», Moretti: «L’embargo non si risolve con show né in solitaria, io avrei spinto sulla commissione europea e lottato per dare agevolazioni fiscali alle aziende che stanno soffrendo», Rubinato: «Zaia ha fatto solo propaganda»), qualche diversità è emersa sul fronte cacciatori e ambientalisti, che in Veneto sono due bei bacini elettorali: Pipitone personalmente è contrario alle doppiette, per Moretti «non c’è contrapposizione tra caccia e ambiente», Rubinato fa «fatica a considerare la caccia uno sport».
Tirata una linea, chiunque vincerà dovrà mettersi a studiare. Seriamente. Perché se il più preparato (e a tratti spigliato) è parso Pipitone, per quanto Rubinato possa apparire "solida" (copyright di Paolo Giaretta) e Moretti bravissima a bucare lo schermo (capacità innegabile e oggi fondamentale), entrambe avranno il loro ben daffare per agganciare Zaia, almeno a guardare i recenti sondaggi. Se poi davvero il Pd vorrà tentare di conquistare il Veneto, dovrà coinvolgere il suo segretario. E non quello regionale.