Primarie Pd, Rubinato: “Il mio Veneto, fatto di valori e innovazione” - Veneto24News

07 novembre 2014

C’è grande fermento in casa Pd veneto in vista delle primarie del 30 novembre che designeranno il candidato che sfiderà Luca Zaia alle regionali del prossimo anno. Messe a tacere le voci che davano i dem divisi proprio sulla questione delle primarie, ora la corsa contro il tempo riguarda la raccolta delle firme per presentare la propria candidatura. Veneto24News ha intervistato una delle possibili candidate del centrosinistra, l’on. Simonetta Rubinato, trevigiana doc, che racconta come sta vivendo la sfida.

“Dunque, ho fatto il sindaco di un comune veneto e ho finito a maggio, e da sindaco ho visto la difficoltà di ottenere risposte e il poco ascolto del territorio da parte di una Regione. Per esempio in materia di infrastrutture, sono sempre calate dall’alto, come per esempio, dentro al sistema Mose c’erano altre opere infrastrutturali in progetto di finanza, con progetti per i quali il rischio non era mai di chi proponeva il progetto, cioè dell’imprenditore, ma sempre dei cittadini. Nel mio comune, per esempio, c’è una strada regionale, la Treviso mare, già pagata dai contribuenti, che la Regione in questo momento sta trasformando in una superstrada a pagamento, quindi diventerà una strada messa in sicurezza dal privato il quale prenderà per 40 anni il pedaggio dai cittadini. Ecco questo è un tipico esempio di battaglia che ho dovuto fare come sindaco e non sono stata ascoltata. Da deputato invece ho visto come il Veneto manchi di autorevolezza e fermezza nelle sedi istituzionali, dove si prendono le decisioni. In questo senso il presidente Zaia è molto presente sulla stampa, invece che nelle sedi opportune, quelle decisionali per l’appunto. L’altra grande ragione per la quale ho deciso di candidarmi è perché sono 15 anni che in Veneto il centrosinistra presenta candidati che alla fine non radicano alcun progetto, perché sono calati dall’alto ogni volta all’ultimo momento e quindi non c’è qualcuno che costruisce una visione e un progetto solidi, anche stando all’opposizione, cercando di costruire un’alternativa”.

Parlando di candidati, lei è una sostenitrice della prima ora delle primarie, ma dal suo blog ha sollevato una questione: le consultazioni sono state anticipate di due settimane e, tra la consegna delle firme e la chiamata al voto, ci sono solamente tredici giorni.

“Le primarie, se vogliono essere ciò che sono e che dovrebbero essere, cioè coinvolgere il maggior numero di elettori nella scelta del candidato del centrosinistra, dovrebbero svolgersi almeno un anno prima delle elezioni, in modo che poi il candidato abbia il tempo di farsi conoscere. Dovrebbero inoltre essere fatte con delle regole che permettano la partecipazione di candiati senza costringerli a raccogliere migliaia di firme: si consideri che in Veneto si era proposto che ogni candidato raccogliesse 5.000 firme per candidarsi, con una battaglia in direzione siamo riusciti a portarle a 4.000, ma ricordo che a Renzi per candidarsi a segretario nazionale ne bastavano 1.500. Inoltre, bisognerebbe dare il tempo al confronto tra i candidati: noi fino al 17 novembre siamo impegnati nella raccolta firma, quindi i candidati non sono ancora certi. Chi ha l’organizzazione del partito alle spalle le raccoglierà, ma per me è un obiettivo ambizioso che sto cercando di raggiungere”.

E come sta andando?

“Al momento abbiamo tanti volontari che cercano di raccogliere firme e arrivano tante richieste di persone disponibili, da dentro il partito e dalla base anche. Però è un’impresa impegnativa. In più appunto, tra la presentazione delle firme e il voto, ci sono tredici giorni per fare la campagna. Come si fa ad avere la possibilità di farsi conoscere e a spiegare il proprio progetto? Tutto questo a discapito della partecipazione e del confronto”. Secondo lei perché questa fretta della segreteria ora? “Sicuramente perché da una parte l’establishment e i vertici del partito sono convinti che la candidatura di Alessandra Moretti sia la più forte perché la più popolare e la più conosciuta sui media e che quindi in qualche modo la pratica sia già chiusa. Io dico che bisogna avere fiducia negli elettori e nella loro scelta. Alla fine bisogna scegliere il candidato che infonda più fiducia ai veneti, che in lui devono vedere il proprio governatore”.

Lei perché incarnerebbe la figura del governatore ideale per i veneti? Quali sono le sfide del Veneto che dovrebbe affrontare qualora fosse Lei ad amministrarlo?

“Prima di tutto penso ad un Veneto non leghista, vale a dire non isolato. Un Veneto che, imparando anche dalla migliore tradizione della Repubblica Serenissima, si apre con grande ambizione al confronto e alla competizione con il resto dell’Italia e delle regioni europee. Noi dobbiamo stare più in alto nella classifica delle regioni più competitive in Europa, perché abbiamo gli strumenti e le risorse per farlo. Per risorse intendo: il capitale umano, vale a dire i nostri giovani che sono molto preparati; intendo i nostri imprenditori, che devono tornare a competere sui mercati internazionali nonostante i pesi burocratici che devono sopportare; intendo le varie associazioni, che fanno della nostra regione la prima per integrazione sociale. Ecco, mi piacerebbe un Veneto che recupera i valori della sua tradizione in modo innovativo. Quali sono i valori del Veneto? Noi siamo una terra di emigranti, il Veneto veniva definito quasi una regione del Sud al Nord, anche nella mia famiglia c’è chi è emigrato non solo in America ma anche in altre regioni italiane più sviluppate, come il Piemonte, e questi veneti, con fatica, come dice Giorgio Lago, “con i calli alle mani” e con i loro valori di onestà, laboriosità e solidarietà si sono messi in gioco ed hanno conquistato in pochissimo tempo un benessere che non avevano. Questi valori sono stati intaccati da arrivisti che hanno guidato la nostra Regione, sto pensando al sistema Mose dell’era Galan ma in parte in quell’era c’è stato anche il governatore uscente Zaia, perché al di là delle questioni giudiziarie ci sono anche le responsabilità politiche. C’è il Veneto raziato con progetti di finanza per le infrastrutture a discapito della sanità per esempio: questi progetti stanno indebitando il bilancio della Regione a favore di strutture ospedaliere che ingrassano i privati togliendo risorse alle cure per i pazienti, nel Veneto che è sempre stato un modello a livello sanitario. Oggi è tutto da recuperare, dobbiamo voltare pagina. Dobbiamo inoltre puntare sul concetto della mescolanza, qui devono poter venire talenti da tutto il mondo che si integrino con i nostri giovani brillanti, perché la mescolanza, come insegna la miglior tradizione della Serenissima, è il crogiolo della creatività e della bellezza. Penso quindi ad un Veneto che si apre in modo intelligente e che faccia della mescolanza la molla della creatività”.

Un Veneto però anche molto provato a livello economico nell’ultimo periodo. Basti pensare all’embargo russo.

“Questo è un altro grande problema. Certo non possiamo restare fuori dal contesto e dalle scelte europee, però nello stesso tempo laddove si prendono le decisioni non possiamo essere deboli. In questo senso però può certo la Regione ma può soprattutto il governo nazionale che si deve attivare per trovare quanto prima una soluzione. La nostra regione, più di altre in Italia, è stata colpita dall’embargo. Dobbiamo sostenere anche economicamente le imprese che ne stanno soffrendo e anche da questo punto di vista dobbiamo farlo nelle sede istituzionali. L’export è una parte importante dell’economia veneta, per questo quella dell’embargo è una questione veneta che deve essere una priorità per il governo nazionale”.

Qualora vincesse le primarie, quale sarebbe la strategia nella sfida con Luca Zaia?

“Lui è molto conosciuto ed è anche un presidente che, pur presidiando i media, parla ai veneti. La mia strategia sarà quella di andare a tappeto sul territorio e di parlare con i veneti. Con quelli che prendono il treno la mattina, con quelli che fanno la spesa al mercato, con i genitori che devono portare i bambini a scuola e abbiamo le scuole paritaria dell’infanzia in difficoltà perché non arrivano i contributi dello Stato. Con le persone che hanno bisogno di sapere che ci sarà qualcuno che pensa a loro, che devono sapere, senza voler essere retorici, che ci sarà una Regione che metterà al centro i loro bisogni. Dare l’idea di trasparenza con una mappatura delle risorse disponibili della Regione e metterle a disposizione delle priorità, che sono il lavoro, l’occupazione e gli investimenti. Gli interventi contro il dissesto idrogeologico, gli interventi di rigenerazione urbana delle nostre città per la riqualificazione della rete di pubblica illuminazione facendola diventare una rete intelligente di servizi innovativi, la produzione zero rifiuti e l’economia verde, tutto ciò crea lavoro e sono fonte di investimenti da una parte e dall’altra sono la risposta alle fragilità. Dobbiamo fare crescita da un lato sostenendo i nostri imprenditori e i nostri giovani, creando un ponte tra il mondo della scuola e del lavoro e dall’altro prenderci cura attraverso la ricchezza prodotta da questo tessuto economico e sociale delle fragilità e delle persone più deboli”.

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pubblicata il 07 novembre 2014

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