Veneto prove di svolta - La Vita del Popolo

16 novembre 2014

Pagina 9, Politica

La sinistra ha visto i tappeti di Palazzo Balbi, sede della Giunta regionale del Veneto, solo nel 1993, in occasione della giunta con Partito popolare e Lega Nord. Allora per un anno esatto fu presidente della Regione Veneto un uomo del Pci-Pds, tale Giuseppe Pupillo, oggi presidente della Biblioteca civica Bertoliniana di Vicenza. Alle prossime elezioni regionali un esponente del Pd potrebbe farcela, stavolta però con il voto diretto dei cittadini. Una novità per una regione governata per 43 anni su 44 da un esponente della Dc o del centrodestra. Non sarà facile, il governatore Zaia è forte e per molti parte ancora favorito, ma ora che il vento renziano sembra spazzare tutto, dalle parti del Partito democratico cominciano a sperarci. Sul piatto mettono anche il pacchetto miliardario che il Governo Renzi ha messo su Alta velocità, Mose, aeroporto, porto di Venezia e autostrade. Il prossimo 30 novembre ci saranno le primarie per scegliere il candidato governatore, ovviamente il Pd ha avuto quelle giuste incertezze che gli hanno permesso di farsi, come sempre, un po’ di male. Alla fine in campo scendono due donne, un ex sindaco e un ex vicesindaco, Simonetta Rubinato e Alessandra Moretti, una deputata nazionale e l’altra europea. Le abbiamo sentite su una serie di questioni molto concrete.

 

Quali pensa siano le esperienze passate che potrebbero più aiutarla a governare la Regione Veneto?

 

Moretti. Il mio impegno come vice-sindaco di Vicenza tra il 2008 e il 2013 mi ha insegnato come funzionano gli enti locali del Veneto, il vero tessuto del nostro territorio. Le mie esperienze a Roma e Bruxelles mi permetteranno di far uscire il Veneto dal letargo che ci ha imposto Zaia: questa Regione ha bisogno di uscire da un isolamento che sta limitando la grande forza di innovazione delle sue imprese e dei suoi cittadini.

Rubinato. Come sindaco ho imparato che la politica deve rispondere ai bisogni delle persone sul piano dei servizi e alle esigenze delle imprese innovative, come abbiamo fatto a Roncade accompagnando l’insediamento di H-Farm. Da parlamentare, invece, penso che la Regione debba essere capace di rappresentare il peso del Veneto (visto il gettito fiscale versato a Roma) ai tavoli che contano.

 

Le infrastrutture del Veneto non sono riuscite a seguire il passo della sua economia e negli anni migliori sono mancate strade, ferrovie e banda larga. Intende puntare sulla rotaia o sulla gomma? Ritiene che l’alta velocità verrà realizzata? Per quanto riguarda la fibra, non quella dell’ultimo miglio, ma quella vera, arriverà mai un giorno alle nostre imprese?

 

Moretti. I veneti vivono una condizione tragica per colpa della mancanza di programmazione e di investimenti: i pedaggi sono i più alti d’Italia, gli investimenti in trasporto pubblico locale i più bassi e paghiamo un ritardo nella diffusione della banda larga ad alta velocità. Serve spostare risorse dalla gomma alla rotaia e l’esempio del nodo di Vicenza per la Tav ci fa capire quanto contino istituzioni locali che sappiano convergere negli obiettivi.

 

Rubinato. Serve una visione strategica, che ottimizzi innanzitutto la rete esistente, modernizzandola e potenziandola per rispondere alle esigenze quotidiane della mobilità di cittadini e imprese, puntando sull’intermodalità. Comunque ogni opera dovrà essere rivista, soppesata e filtrata attraverso un’analisi trasparente costi/benefici. Quanto alla fibra, superare i ritardi attraverso modalità innovative e non invasive, come ad esempio utilizzando la rete della pubblica illuminazione anche per la trasmissione dati.

 

Intende portare a compimento la Smfr, la metropolitana di superficie?

 

Moretti. In Lombardia, Campania e altre regioni esiste il biglietto unico regionale per spostarsi su qualsiasi mezzo pubblico: lo vogliamo fare anche in Veneto. Più treni e più rapidi non è possibile che per spostarsi tra due città venete ci si metta di più che nel 1975. Tutto questo sembra non interessi a Zaia!

 

Rubinato. Il collegamento ferroviario tra le città va potenziato e modernizzato, sull’esempio delle regioni europee più avanzate. L’orario cadenzato è partito con buon intenzioni, ma con risultati non soddisfacenti, cui va posto rimedio stanziando risorse adeguate sia per il servizio dell’utenza, sia per migliorare la rete infrastrutturale, compresa l’eliminazione di tutti i rimanenti passaggio a livello.

 

Quanti poli nel Veneto vede oltre a Venezia: Padova, Verona, Vicenza? Oppure il baricentro sarà la città metropolitana di Venezia?

 

Moretti. Il Veneto è una grande città: l’80% dei veneti non vive nei capoluoghi di provincia. La Regione non deve temere le Aree metropolitane, ma deve promuoverle assumendo un ruolo di coordinamento e regia per tutto il Veneto. Vale in particolare per la Pa-Tre-Ve, un progetto che ha senso soprattutto considerando che esiste già dal punto di vista economico-sociale.

 

Rubinato. Serve un piano strategico innovativo e inclusivo per migliorare la qualità della vita di tutte persone (smartland), in cui le città diventino centri propulsori in stretta connessione con i rispettivi territori. Una gestione del territorio che crei valore a favore delle persone, organizzazioni sociali, piccole e medie imprese che perseguono uno sviluppo sostenibile. Penso ad una regione a servizio delle esigenze di tutti i territori, dalla montagna alle zone più depresse.

 

Prevede una riduzione degli stipendi dei consiglieri regionali e un dimagrimento del personale amministrativo regionale?

 

Moretti. Ritengo che la proposta di equiparare l’indennità dei consiglieri regionali a quella del sindaco della città capoluogo di Regione sia il parametro giusto. In un momento di grande difficoltà del Paese il nostro obiettivo non può e non deve essere quello di licenziare. Il punto qui è l’efficienza. Dobbiamo far sì che tutti lavorino al massimo delle loro capacità. Ognuno di noi può essere protagonista della nuova stagione di rilancio del Veneto, a partire dai dipendenti della Pubblica amministrazione veneta a cui chiederò uno sforzo in termini di passione e determinazione.

 

Rubinato. Il primo atto come governatore sarà una verifica di come stanno i conti della Regione sulla macchina amministrativa per renderla più snella. Penso ad un Veneto “lean costruito secondo il metodo Kaizen”, un Veneto snello che cresce spinto da piccole ma frequenti e rapide innovazioni. Questo consentirà anche di ridurre gli eventuali sprechi. Per quanto riguarda il personale, occorre riformare il metodo di valutazione dei dirigenti dando spazio merito, competenza e probità. Dentro a tale verifica sta anche quella per la riduzione dei costi della politica non giustificati.

 

Quali funzioni regionali intende decentrare alle Province e ai Comuni?

 

Moretti. Sicuramente devono rimanere alle province l’edilizia scolastica e la viabilità.

Delegherei i servizi sociali ai Comuni perché sono le istituzioni più vicine ai cittadini, purché si sappiano mettere insieme per gestirli.

 

Rubinato. La Regione deve tornare alla sua vocazione originaria: ente di legislazione e programmazione, perseguendo una visione e un progetto di sviluppo strategico del Veneto sostenibile e competitivo. Di conseguenza le funzioni amministrative, come chiede la Costituzione, vanno decentrate a città metropolitane e comuni sulla base dei principi di sussidarietà,differenziazione ed adeguatezza.

 

Ha una ricetta per il rilancio economico del Veneto? Un tempo qualcuno ironizzava sul Veneto lavoratore senza sabati né feste comandate, poi sono arrivati i cinesi. Oggi qual è il futuro di una regione che ha ottimi studenti e in cui, finalmente, non si abbandona più la scuola per andare precocemente in fabbrica?

 

Moretti. C’è bisogno di mettere insieme tutte le migliori energie di questa Regione. Sicuramente dobbiamo investire di più in ricerca ed innovazione e allo stesso tempo è necessario un patto con lo Stato affinché il Veneto possa gestire con autonomia e responsabilità l’istruzione secondaria superiore, le università e le politiche attive per il lavoro.

Rubinato. Il Veneto deve essere regione che punta sulla qualità della formazione, dell’ambiente, della residenzialità per trattenere e attrarre i cervelli allo scopo di puntare ad un manifatturiero di alta qualità. La strada è quella dell’economia della conoscenza, che metta assieme apprendimento, innovazione e competitività, investendo sulle risorse intangibili, sul know-how e sulle competenze distintive, valorizzando anche il ruolo delle tante piccole e medie aziende artigiane. 

 

Le scuole materne paritarie vivono una perenne emergenza sul fronte dei contributi dovuti da Stato e Regione. Cosa vi impegnate a fare?

 

Moretti. Grazie alle attuali politiche di Zaia, ogni anno scolastico, tanto per le famiglie quanto per le scuole, più che un momento di crescita e di gioia è divenuto un vero e proprio calvario. La soluzione è quella indicata nella proposta del gruppo consiliare Pd: rendere subito spendibili i finanziamenti approvati dalla Giunta, attraverso meccanismi aventi tempi certi di erogazione alle scuole che ne hanno i requisiti.

 

Rubinato. Per primo avviare il negoziato, previsto dal terzo comma dell’art. 116 della Costituzione, con il governo di Roma per ottenere fin da subito autonomia speciale e maggiori risorse per garantire il modello del sistema scolastico integrato veneto, a partire dalle scuole dell’infanzia. La seconda battaglia, che già sto conducendo da tempo come parlamentare, sarà chiedere l’accorpamento delle somme stanziate dallo Stato al bilancio del Miur (capitolo 1477) in modo che possano venire erogate in tempi certi.

 

Secondo lei le Ulss vanno ridotte, devono assumere una dimensione provinciale? Chiuderà gli ospedali che vengono considerati piccoli e troppo costosi?

 

Moretti. La riduzione delle Ulss va collegata al potenziamento dei servizi territoriali in quanto il modello veneto è sempre stato quello dell’integrazione socio-sanitaria. Per questa ragione alcune Ulss sono immediatamente integrabili (Adria-Rovigo), mentre per altre serve prima una riorganizzazione. Vale lo stesso per i piccoli ospedali: il punto di partenza è la riorganizzazione dei servizi.

 

Rubinato. E’ arrivato il momento di realizzare una sanità che sia a misura dei bisogni di cura delle persone e non degli interessi di chi realizza progetti di finanza, che investa sull’integrazione socio-sanitaria e su presidi di medicina territoriale per dare un servizio adeguato e più vicino ai cittadini h24. La riorganizzazione ospedaliera va guidata non solo da obiettivi di riduzione dei costi, ma prima ancora in funzione di garantire prestazioni di maggiore qualità.

 

Mariano Montagnin

 

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pubblicata il 16 novembre 2014

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