Sfida a tre per le primarie del centrosinistra Rubinato e Pipitone ammessi con la deroga - Corriere del Veneto

18 novembre 2014

Pagina 3, Primopiano

VENEZIA Tre pretendenti erano prima della raccolta firme, tre sfidanti saranno alle primarie del 30 novembre. Con non poche tensioni a ridosso del primo traguardo, visto che soltanto Alessandra Moretti ha soddisfatto le regole della raccolta firme. Simonetta Rubinato e Antonino Pipitone hanno avuto bisogno di una deroga della segreteria dei democrats per presentarsi all’appuntamento di fine mese con gli elettori del centrosinistra. 
Non perché mancassero le firme. Figurarsi. Rubinato ne ha raccolte 7200, quasi settecento in più dell’eurodeputata (e candidata in pectore del Pd) Alessandra Moretti, che si è fermata a 6500. Pipitone 4350. Quello che mancava agli sfidanti della Moretti a mezzogiorno di ieri, orario tassativo per la presentazione delle sottoscrizioni, era il rispetto dei quorum provinciali. Il regolamento (contestato e votato con il pugnale tra i denti dopo una tesissima riunione delle direzione Pd) era rigidissimo, come ricorda il segretario regionale del partito di Renzi, Roger De Menech: «Come previsto le firme devono essere raccolte in numero minimo di 4000 e in numero massimo di 6000. Inoltre devono essere raccolte in tutte le province con almeno cento firme a Rovigo e Belluno e non meno di cinquecento firme in ciascuna delle altre province». E che è successo invece? Che Rubinato ne ha sì depositate più di 4000 ma con un «buco nero» nel Veronese, dove i suoi sostenitori si sono fermati a 350, 151 in meno rispetto a quelle stabilite dal regolamento e un «buchetto» nel Vicentino dove, grazie all’aiuto del primo cittadino di Vicenza Achille Variati, sono state raccolte settecento sottoscrizioni che però non sono state considerate valide. «L’eccomi sono qua» del primo cittadino di Vicenza dunque ha funzionato perché Rubinato distanziasse (anche se ai fini del regolamento Pd non serve a nulla) l’ex vicesindaca di Variati (eh già, perché, per chi non se lo ricordasse, alle primarie di due anni fa Variati era renziano e Moretti si professava bersaniana), ma non a far quadrare i conti. Sempre meglio che a Verona comunque dove l’effetto Vantini (Federico Vantini è sindaco renziano di San Giovanni Lupatoto) non ha dato gli stessi risultati dell’effetto Variati. Una preoccupante questione di «V» (Vicenza, Variati, Verona, Vantini), tale da spingere Rubinato a mettere le mani avanti durante la conferenza stampa di ieri per presentare i risultati della raccolta firme. «Adesso la burocrazia farà la sua parte», sorrideva inarcando il sopracciglio cinque ore prima che il comitato organizzativo delle primarie e la segreteria regionale del Pd si riunissero per accendere la luce verde. «Possono burocraticamente dire di no alla mia candidatura - aveva ammesso Rubinato -. Ma politicamente non è opportuno perché per questa raccolta firme si sono mosse persone che non voterebbero mai per il centrosinistra e che servono per vincere le elezioni contro Zaia». 
Per Alessandra Moretti («ennesima investitura dall’alto», punzecchia Rubinato) invece si è mobilitata compatta tutta la dirigenza del partito. Così in massa che alla deputata trevigiana ieri è mancato un secondo quorum, quello dei componenti dell’assemblea regionale del Pd. Delle 72 firme necessarie per partecipare alle primarie come candidato ufficiale dei democratici, Rubinato ne ha raccolte soltanto 33 (con alcune sorprese come i renzianissimi Marco Stradiotto, segretario provinciale veneziano, e Annamaria Miraglia). Ieri però, almeno su Twitter, i coltelli si sono trasformati in sorrisi (Moretti) e alzate di spalle (Antonino Pipitone dell’Italia dei Valori). E se la sfidante europea ha fatto sapere che «proprio perché credo nello spirito di sana competizione che deve animare le primarie non opporrò alcun veto ad eventuali deroghe necessarie a far partecipare tutti», il consigliere regionale dell’Idv (che ha raccolto 4350 firme, ma non ha raggiunto il quorum a Verona e a Treviso) ha bollato la questione come «una stupidaggine burocratica». «Non ha senso stare a discutere della firma in più o in meno - dice Pipitone -. Una volta che sono state raggiunte le quattromila firme non c’è problema. Mica siamo dei burocrati che fanno i conti al centesimo, qui stiamo parlando di politica». E allora, in un raro momento di ecumenismo del centrosinistra, i festeggiamenti sono d’obbligo perché in tutto sono state raccolte 18 mila firme per le candidature alle primarie, un record se si pensa che tra Pd e Idv gli iscritti non superano le ventimila persone. 
«Questi numeri ci dicono che il desiderio di cambiare il Veneto è montante - dice De Menech -. Sappiamo di avere un base solida ma di solito la raccolta firme si attesta a meno del 50% degli iscritti. Questa volta invece sostenitori e iscritti quasi si equivalgono. È un segnale incoraggiante». Un segnale di partecipazione che nelle speranze del centrosinistra si dovrebbe tradurre in una sfida affollata che ha l’onere di far dimenticare il flop delle primarie emiliane e che ha il compito di investire l’avversario del governatore uscente Luca Zaia. «A chi riteneva che le primarie del Pd in Veneto fossero una mera formalità rispondono i cittadini con un primo segnale di partecipazione che ci auguriamo venga confermato con una grande affluenza nel voto del 30 novembre, quando sarà eletto il candidato contro Zaia», conclude Moretti che nel suo tour incessante tra televisioni ed eventi ieri si è spinta a Vedelago, nel Trevigiano, nelle zone dove Rubinato ha portato a casa più di quattromila firme. 
 Monica Zicchiero
 Alessio Antonini

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pubblicata il 18 novembre 2014

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