Fusioni di Comuni sì, ma a due condizioni
27 agosto 2013

Si torna a parlare con insistenza
anche sul nostro territorio di fusioni tra Comuni. Sollecitata dal periodico
online ‘Oggi
Treviso'
a dire la mia sulla questione, ribadisco che tutto ciò che serve a
semplificare e razionalizzare il coacervo
di enti oggi esistenti al fine di rendere più efficienti i servizi resi ai
cittadini, mi trova assolutamente d'accordo. In questa logica ben
vengano anche le fusioni dei Comuni. Ma a due condizioni: primo, che esse si
facciano dopo aver valutato che dall'operazione derivino
effettivi benefici (non solo finanziari, ma anche economici e sociali)
per le comunità locali interessate e dentro
un disegno istituzionale complessivo di riordino a livello regionale;
secondo, che
siano coinvolti nella
decisione i cittadini, perché
si tratta di una questione di democrazia locale.
Sotto il primo profilo, non mi convince del tutto
la riforma delle
Amministrazioni locali disegnata dal ministro Del Rio (clicca qui),
in quanto
rischia di creare una ancor
maggiore frammentazione di enti, mentre non c'è
chiarezza sulle funzioni attribuite a ciascuno: alla fine anche le province
potrebbero rinascere sotto altro nome e il disegno di legge ci consegnerebbe un
nuovo ordinamento locale nel quale per cittadini, imprese e le stesse
amministrazioni risulterebbe estremamente complicato capire chi fa cosa. A tal
proposito consiglio di leggere
il commento del ddl di Luigi Oliveri
sul sito LaVoce.info (clicca qui).
Sotto il secondo profilo, va assolutamente
evitata l'imposizione di scelte
tecnocratiche dall'alto,
tanto più
in un'epoca di spending review in cui il senso di appartenenza civica al
proprio comune sta diventando sempre più
uno strumento fondamentale, attraverso il volontariato e l'impegno civico dei
cittadini, per assicurare i livelli dei servizi, la gestione dei beni comuni e
la promozione dello sviluppo locale.
Insomma,
oggi serve più partecipazione democratica
dei cittadini nelle decisioni e non meno. Per questo
credo sia un grave errore quanto deciso dalla
Prima Commissione consiliare regionale (clicca qui), anche su impulso
del Pd, ovvero la cancellazione di ogni quorum per la validità del referendum consultivo
delle popolazioni interessate. La ratio e'
quella di favorire le fusioni, ma in concreto comporterà un disincentivo ad informare
e promuovere la partecipazione dei
cittadini. Mi auguro che vi ponga rimedio il Consiglio Regionale, ove la
proposta approderà
nei prossimi mesi.
pubblicata il 27 agosto 2013