Caso Berlusconi, bufera nel Pd
13 luglio 2013
Questa settimana è stata segnata dalla tensione creatasi giovedì in Aula tra parlamentari del M5S e del Pd dopo il voto sul rinvio dei lavori per poche ore su richiesta del gruppo del Pdl, per poter continuare la propria Assemblea, indetta sulla notizia della fissazione da parte della Cassazione dell’udienza per il processo Mediaset per la fine di questo mese. A questa richiesta ha dato l'assenso la dirigenza dei gruppi della maggioranza. Il M5S è insorto, provocando i parlamentari del Pd e gridando al loro servilismo verso il Cavaliere. A ciò ha fatto seguito un’eco dirompente sui mezzi di comunicazione (testate e tv hanno parlato di ‘blocco delle Camere contro la magistratura’, di ‘giornata nera per la democrazia’) ed un’ondata di indignazione contro i parlamentari del Pd sui social media e dalla base per essersi dimostrati supini alla volontà del Centrodestra.
Ora, non vi è dubbio che sia Berlusconi che Beppe Grillo sanno comunicare pro domo loro molto meglio dei nostri dirigenti, ma chi come me ha vissuto dall’interno dell’Aula la vicenda ha assistito impotente ad un vero e proprio stravolgimento comunicativo dei fatti. Alimentato anche dai soliti censori di casa nostra, che in vista del congresso del nostro partito, non perdono occasioni ghiotte come questa per differenziarsi dal gruppo, al fine di accaparrarsi i favori di una base in forte sofferenza, e criticare le scelte della dirigenza (cosa peraltro assai facile, visto che la gestione del gruppo anche in questa vicenda ha lasciato molto a desiderare). Da parte mia non voglio dare giustificazioni, ma provare a raccontare con oggettività quel che è successo. Cliccando qui troverete la discussione sul punto avvenuta in Aula, in cui l’on. Baldelli è intervenuto ricordando “l'esigenza del gruppo del PdL di continuare la propria assemblea del gruppo, questione che è stata peraltro oggetto di una seconda Conferenza dei presidenti di gruppo, che si è testé conclusa, Presidente, e nella quale si è registrato un consenso importante, seppur non unanime, su una nostra proposta, che è quella di rinviare a domani tutti i punti all'ordine del giorno previsti per la seduta odierna, fuorché il punto 7, che reca lo svolgimento del questione time”. E cliccando qui trovate quanto ha dichiarato il nostro capogruppo Speranza.
Il Pd dunque ha opposto un fermo ‘no’ in conferenza Capigruppo alla richiesta del Pdl di sospensione per tre giorni dei lavori parlamentari per protesta contro la Magistratura e il Pdl si è accontentato di una sospensione di sole 3 ore per svolgere l’assemblea dei proprio parlamentari. Tanto è vero che nel pomeriggio di giovedì i lavori sono proseguiti sino alle 16.15 circa, essendosi tenuto in Aula dalle ore 15 il question time con la presenza del Presidente del Consiglio dei Ministri, una novita' importante per la prassi dei lavori parlamentari che non accadeva da circa sei anni. La sospensione dei lavori chiesti dal Pdl è durata dunque effettivamente dalle 16.10 alle 19.30 di giovedì e i lavori sono ripresi normalmente l’indomani mattina con il decreto sull'Ilva, con la buona notizia della rinuncia da parte del M5S della tattica ostruzionista che aveva bloccato i lavori per tutta la giornata del mercoledì precedente.
Quanto accaduto e la narrazione che ne è stata fatta confermano che Berlusconi è un ottimo ricostituente non solo per il centro destra, ma anche per il M5S, per una parte della sinistra e dei media, con qualche supporter anche nel Pd, che vogliono continuare ad ignorare che il Pdl è in parlamento con i voti di un quarto degli italiani, pari all’incirca alla quota che ha votato M5S e Pd. E che il Pd e Pdl fanno parte della stessa maggioranza che sostiene il governo, non certo per il motivo che con astuzia cerca di alimentare Berlusconi, ovvero che quello delle larghe intese è un governo di pacificazione nazionale. Ma piuttosto per il risultato eccentrico e paradossale delle ultime elezioni politiche e per l’indisponibilità di Grillo ad un qualunque accordo con il centrosinistra guidato da Bersani, uniti alla necessità di dover comunque dare una guida politica ad un Paese con la finanza pubblica traballante e la cui economia è sul punto di collassare. Il Governo Letta non è stato dunque il frutto di un libero accordo tra le parti, ma di una paralisi istituzionale che è stato possibile superare solo grazie all’interventismo di Napolitano, che ha letteralmente obbligato Pd e Pdl, dopo la sua forzosa rielezione al Colle, a mettersi insieme per senso di responsabilità nell’interesse generale del Paese.
Mi auguro che il Presidente del Governo Letta non si accontenti di sopravvivere, ma osi finalmente di più, spiegando al Paese la verità della situazione in cui stiamo e facendo ciò che serve per provare ad uscirne puntando sulle potenzialità dell'Italia. Se invece non ci fossero le condizioni per farlo, meglio tornare al voto. Per questo occorre dunque tenersi pronti: cliccando qui trovate il disegno di legge che con il Collega Rigoni ho depositato per correggere il Porcellum in eventuale zona Cesarini (se non si riuscisse a fare le riforme istituzionali) con l’introduzione della doppia preferenza di genere e di una soglia del 40% per il premio di maggioranza.
pubblicata il 13 luglio 2013