L'emergenza casa non può aspettare sette anni

29 marzo 2013

casaNon c’è più tempo da perdere: nei nostri Comuni l’emergenza abitativa è drammatica. A causa della perdita del posto di lavoro sono sempre di più le persone che si presentano alla  porta dei municipi perché non riescono più a pagare l’affitto o il mutuo sulla prima casa. Queste famiglie si aggiungono purtroppo alle già lunghe liste di attesa delle graduatorie per l’assegnazione degli alloggi popolari. Occorrono strumenti nuovi per dare risposte immediate e concrete a chi rischia di trovarsi senza un tetto sulla testa. Nel solo comune di Roncade, per fare un esempio concreto, ci sono oltre 60 persone in graduatoria per ottenere una casa popolare, cui si aggiungono circa una decina di casi di emergenza per azioni esecutive di sfratto già in corso, che coinvolgono anche 18 minori. Ci fa piacere che finalmente sia stato presentato dalla Giunta regionale il Piano strategico delle politiche della casa in Veneto, ma l’emergenza non aspetta i sette anni previsti per la sua attuazione. Da subito quello che noi sindaci tocchiamo con mano di questo Piano è purtroppo solo la vendita straordinaria di quasi ventimila alloggi popolari, mentre le graduatorie si allungano. Per di più anche quei pochi alloggi che si liberano non sono assegnabili immediatamente perché occorre spesso eseguire dei lavori di manutenzione straordinaria e l’Ater ci dice che non ha le risorse per farlo. Dove mettiamo nel frattempo le famiglie?

Occorre produrre dunque a livello regionale delle azioni concrete immediate, mettendo con urgenza a disposizione delle Ater le risorse necessarie per: 1) eseguire l’immediata manutenzione degli alloggi disponibili; 2) acquisire quelli già presenti sul mercato, ma invenduti, necessari a far fronte alle emergenze più urgenti, specie a favore di famiglie con minori; 3) acquisire al patrimonio pubblico, ove ricorrano certi requisiti, anche le prime case sottoposte dalle banche a procedura esecutiva immobiliare nei casi in cui il capofamiglia non riesce a pagare il mutuo perché non ha più il lavoro. Proprio quest’ultima fattispecie è oggetto di una norma nazionale introdotta grazie ad un mio emendamento, l’art.  1-quater del d.l. n. 158 del 20/10/2008 convertito con legge n. 199 del 18 dicembre 2008, che dà il diritto di prelazione agli istituti autonomi case popolari che possono poi stipulare con la famiglia che occupa l’alloggio un contratto di locazione a canone sostenibile. Mettiamo insieme le forze, Regione, Ater e Comuni e anche società civile e proprietari immobiliari, per trovare delle soluzioni sostenibili, sperando di poterle sottoporle quanto prima anche all’attenzione di un Governo nazionale. E’ in gioco la dignità delle persone e la fiducia nelle istituzioni.
 
 
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pubblicata il 29 marzo 2013

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