Martedì 27 marzo, nel corso
dell'indagine conoscitiva in Commissione Bilancio nell'ambito dell'esame
dell'analisi annuale della crescita per il 2012, si è tenuta l'audizione di
Pasquale Natuzzi, presidente e amministratore delegato del Gruppo Natuzzi. La
storia di questa azienda è la testimonianza delle enormi potenzialità
dell'Italia, anche nel sud, molto spesso poco conosciute e costrette a fare i conti
quotidianamente con i ritardi del sistema Paese.
ll Gruppo Natuzzi, creato a
Taranto nel 1959, disegna, progetta e vende divani, poltrone, mobili e
complementi d'arredo per uso residenziale. Con un fatturato pari a 518,6
milioni di euro, realizzato nel 2010, il Gruppo Natuzzi è la più grande azienda
italiana nel settore dell'arredamento ed è il leader mondiale nel segmento dei
divani in pelle. La holding Natuzzi S.pA. è l'unica azienda non americana del
settore 'arredamento' quotata a Wall Street sin dal 1993. Il Gruppo Natuzzi
esporta il 90% della produzione in 123 mercati e detiene le maggiori quote di
mercato in Europa con il 61 % e in America con il 35%. I prodotti del gruppo
vengono realizzati in 11 stabilimenti integrati verticalmente, in Italia
e all'estero (Cina, Brasile, Romania). Questa integrazione verticale ha
consentito di ottenere efficienze e di conseguire livelli qualitativi ottimali.
La produzione italiana viene realizzata dalle mani di esperti artigiani. Un
know-how che il Gruppo Natuzzi custodisce e trasmette ai 6.800 collaboratori
attraverso attività di formazione.
Ma Pasquale Natuzzi ha anche
lanciato un accorato allarme per la situazione di crisi che stiamo vivendo da
anni e l'insostenibilità di continuare a produrre in Italia per cercare di
salvare i livelli occupazionali, coprendo le perdite italiane con i profitti
derivanti dalle aziende delocalizzate. A rendere drammatica la situazione
secondo l'imprenditore pugliese è soprattutto la concorrenza sleale del lavoro
nero e dell'illegalità diffuse, a cui vanno aggiunte "le negatività
rivenienti da un mercato del lavoro regolato da leggi obsolete, rigide e spesso
totalmente inadeguate a un mercato che corre, che è globale, e che non consente
neppure minime pause di riflessione. Voglio citare - ha detto - un
significativo episodio di garantismo oltre ogni limite che ha riguardato
proprio Natuzzi: un giorno è pervenuta in azienda una segnalazione della
Guardia di Finanza che segnalava di aver accertato la presenza al lavoro in
un'azienda che fabbrica divani (quindi concorrente) di due dipendenti Natuzzi
in Cassa Integrazione Guadagni Straordinaria. Abbiamo dovuto procedere a un
licenziamento per giusta causa, sia perché di fronte ad una segnalazione della
GdF, e sia perché di fronte ad un palese esempio di concorrenza sleale. Ma pur
di fronte a tali evidenze, il Giudice ha deciso il loro reintegro in azienda
dichiarando illegittimo il provvedimento adottato". E ha concluso con un
appello: "Va fatta un'azione coesa e coordinata fra tutte le forze sociali e
imprenditoriali, in collaborazione con le Forze dell'Ordine e gli Organi di
Controllo, e con una chiara denuncia dei rappresentanti dei lavoratori che,
unitamente a noi, questa volta son chiamati a denunciare l'illegalità in difesa
delle aziende etiche, e che hanno fatto della Responsabilità Sociale una
bandiera. Il vostro compito, egregi Parlamentari, dovrà essere quello di
perseguire tali fenomeni per la dignità d'interi territori devastati dalla
crisi e dal sommerso, con leggi appropriate, che noi stessi ci sforzeremo di
suggerire e promuovere. Se il manifatturiero italiano non può più competere con
la manodopera dei paesi emergenti, non possiamo però permettere che muoia con
esso anche il Made in Italy, ultimo baluardo di un'economia nazionale che tanto
ha dato e che tanto può ancora dare a questa nazione, purché davvero lo si
voglia". E ad un parlamentare della Lega Nord che, dopo avergli espresso le
sua ammirazione, gli chiedeva dei suggerimenti, Pasquale Natuzzi, ha risposto
lapidario: "Vi prego di lasciar lavorare questo Governo per il bene del
Paese".