Il nostro Paese si avvia verso una pressione fiscale superiore al 45% del prodotto, un livello che ha pochi confronti al mondo, tanto più se si considera che le stime più accreditate ipotizzano un livello dell'evasione fiscale dell'ordine del 10-12% del prodotto interno, per cui ‘il nostro sistema è disegnato in modo tale da far gravare un carico tributario sui contribuenti fedeli sicuramente eccessivo'. Lo ha dichiarato il presidente della Corte dei conti, Luigi Giampaolino, nel corso di un'audizione in commissione Bilancio della Camera, martedì scorso nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulla crescita. Il confronto con l'Europa a 17 segnala in particolare ‘una distribuzione del prelievo che penalizza i fattori produttivi rispetto alla tassazione dei consumi e dei patrimoni', anche se con la manovra Salva Italia del Governo Monti è stato avviato un rimescolamento che dovrebbe aver ridotto le distanze che ci separano dai partners europei. Stando all'analisi di Giampaolino, bisognerebbe tagliare 50 miliardi di tasse all'anno sui redditi da lavoro e da impresa per portare il nostro sistema fiscale a standard europei (più precisamente 32 miliardi sui redditi da lavoro e 18 su quelli d'impresa). E pensare che i dati non tengono conto dell'ulteriore prelievo forzoso temporaneo che lo Stato impone alle imprese attraverso il grave ritardo nei pagamenti dei propri debiti e nelle compensazioni fiscali, come ad es. i rimborsi Iva. Davvero chi oggi resiste nel fare impresa in questo Paese è quasi un eroe nazionale!
Per rilanciare competitività, efficienza e crescita economica dell'Italia occorre dunque ridurre la pressione fiscale sui redditi da lavoro e impresa. Essendo ‘impraticabile, nell'immediato, la riduzione del prelievo', ‘la tenuta dei conti pubblici e la finalizzazione alla crescita economica sono affidate ad una redistribuzione del carico impositivo', per attuare la quale, bisogna praticare, da un lato, una severa politica di contenimento e di riduzione selettiva della spesa (la c.d. spending review, avviata da Padoa Schioppa, azzerata da Tremonti e poi riavviata da questo Governo); dall'altro, affrontare in modo deciso le due grandi questioni della politica fiscale del nostro paese: l'erosione e l'evasione, di dimensioni tali da collocare il nostro Paese ai vertici delle graduatorie europee.