Nel corso del question time di giovedì scorso in Aula, si è discussa anche l’interpellanza urgente del collega Luigi Bobba e anche da me sottoscritta, con la quale si chiede ai Ministri dello sviluppo economico, dell’economia e dell’ambiente, di verificare con urgenza l’operato di Sogin al fine di garantire il rispetto della legislazione europea e nazionale vigente.
La Sogin, società di Stato con unico socio il Ministero dell'economia e delle finanze, che ne detiene interamente il capitale sociale, gestisce l'impianto di cementazione Cemex destinato alla solidificazione delle scorie liquide, fra cui il «D2», deposito per migliaia di metri cubi di rifiuti nucleari, sito a Saluggia, provincia di Vercelli. La costruzione del deposito, ripresa dopo che il Comune ha consentito il prosieguo dei lavori, pur in assenza delle autorizzazioni da parte dell'Ispra e quindi del Ministero dell'ambiente, così come in assenza di documentazione e della trasmissione dei progetti in sede europea, rappresenta un grave rischio ambientale, considerato che le scorie nucleari lì destinate non possono essere in futuro allontanate, non esistendo in Italia e in Europa un sito di smaltimento, con una possibile spesa di 12 milioni di euro.
La risposta del sottosegretario per lo sviluppo economico, Catia Polidori, è stata del tutto insoddisfacente confermando il fatto che il Governo non intende affrontare un problema spinoso e non vuole avere tra le mani la patata bollente di scegliere un sito meno inidoneo di quello di Saluggia, zona altamente popolata, un'area urbanizzata dove vi sono il più grande distretto biomedicale in cui lavorano 1.600 persone ed un acquedotto che serve un centinaio di comuni, con il fiume Dora Baltea a due passi.