Giovani e partecipazione politica: in Costituzione due nuovi principi
22 settembre 2011
Basterà avere 18 anni, senza più attendere i 25, per essere eletti deputati. Per essere senatori, invece, ne saranno sufficienti 25 invece dei 40 attualmente richiesti: è quanto prevede un disegno di legge costituzionale approvato in prima lettura alla Camera, che ora passa all'esame del Senato. Il testo licenziato mercoledì scorso a Montecitorio a stragrande maggioranza modifica l'articolo 56 della Costituzione, estendendo l'elettorato passivo per la Camera (cioè la possibilità di essere eletti) a tutti i cittadini che abbiano già raggiunto la maggiore età. Una corrispondente modifica è prevista all'articolo 58: per essere eletti senatori occorrerà aver raggiunto il venticinquesimo anno di età e non più, come oggi, il quarantesimo. E' stato, invece respinto un emendamento del deputato del Pd Salvatore Vassallo che puntava a riconoscere ai diciottenni il voto per eleggere i senatori.
Ho qualche dubbio che queste norme siano davvero sufficienti a favorire una maggiore partecipazione alla vita politica dei giovani e di conseguenza un ricambio generazionale. Anche perché, se non cambia l’attuale legge elettorale, molto probabilmente potranno accedere al Parlamento i figli o i fedelissimi dei capi partito. Positivo invece il fatto che l’art. 1 di questo disegno di legge costituzionale introduca all’art. 31 il vincolo per la Repubblica (e dunque per tutti i livelli di governo) di promuovere con appositi provvedimenti la partecipazione dei giovani alla vita politica, economica e sociale del Paese e soprattutto il fatto che sia introdotto in Costituzione il principio di equità tra le generazioni come criterio che dovrà informare le scelte del Legislatore.
pubblicata il 22 settembre 2011